No, non ci siamo dimenticati.

Da buoni appassionati di tutto ciò che ruota attorno al mondo del poker, la sfida (incompiuta) tra Tom Dwan e Dan Cates è una di quelle alle quali avremmo voluto assistere fino alla fine.

Nonostante le mille vicissitudini occorse, le accuse di Doug Polk che bolla l’intera questione come ‘lo scam più grande della storia’, l’indignazione della community internazionale e la ‘latitanza’ di colui che fino a qualche anno fa rappresentava l’elite del poker mondiale, l’argomento rimane ancora attuale.

Specialmente dopo il promemoria twittato dallo stesso Polk il mese scorso al quale Cates ha prontamente risposto dichiarando: “Io e Tom abbiamo parlato della questione e stiamo lavorando per trovare una soluzione. Dovremmo giocare un po’ di mani quest’anno.

@DougPolkPoker @TomDwan tom and I have been talking about this and working on a resolution. We should get some hands this year

— Daniel Cates (@junglemandan) 15 gennaio 2017

Ciò che resta da capire è se e quanto convenga al buon ‘durrrr’ misurarsi conto uno tra i migliori interpreti al mondo della specialità heads-up cash-game, a fronte di due dati incontrovertibili:

1) Per quanto dimostrato fino ad ora, dopo 20.000 mani giocate al 200$/400$ NLH e un passivo di 1.2 milioni di dollari, Dwan parte nettamente sfavorito.

2) Ammettendo pure che nel corso delle 30.000 mani stabilite, per raggiungere quota 50.000 come d’accordo, riesca a contenere le perdite dovrebbe comunque pagare 1.5 milioni per mantere fede alla scommessa pattuita.

A questo punto, portafogli permettendo, non sarebbe più sensato optare per un buy-out (come ad esempio fece Vanessa Selbst quest’estate con Jason Mercier o, tornando ancora più indietro, Patrick Antonius nella sfida a PLO contro lo stesso Dwan dopo 39.000 mani) e salvare quel poco di credibilità rimasta agli occhi delle alte sfere del poker mondiale?

Citando lo stesso coinquilino di Dwan nel 2011, David ‘Raptor’ Benefield, la sua edge su ‘jungleman’ sarebbe davvero risicata: “Ho sempre pensato che Tom fosse un fish, un fish incredibilmente intelligente e creativo“.

Insomma, un po’ tutti coloro che si sono appassionati al giochino anche per merito del fascino esercitato da personaggi come ‘durrrr’ si augurano di vederlo pimpante ai tavoli come ai bei tempi, nel tentativo di dimostrare ancora una volta le sue capacità al tavolo.

Tuttavia, da semplici osservatori, pare davvero insensato per lui proseguire in una sfida già persa in partenza, che in caso di probabile sconfitta lo metterebbe una volta di più in cattiva luce, senza contare le conseguenti perdite economiche che ne deriverebbero.

 

E voi cosa pensate sia meglio per il buon Tom Dwan, proseguire nella sfida o pagare un buy-out? Scrivetecelo sulla nostra Fanpage!

 

L’articolo Ha ancora senso per Tom Dwan terminare la ‘durrrr challenge’ contro Dan ‘jungleman’ Cates? sembra essere il primo su Italiapokerclub.

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