Alec Torelli insiste e cita il campione del mondo di scacchi.

Lo scandinavo Magnus Carlsen, miglior scacchista del momento, sembra infatti appoggiare la tesi di Torelli sulla annosa contrapposizione tra GTO ed Exploitative Play.

In un discusso video Torelli aveva espresso le sue opinioni, spigando come il gioco exploitativo sia più efficace della teoria pura, specialmente nel gioco live.

Ora torna sull’argomento con un nuovo filmato pubblicato sul suo canale YouTube. Ecco cosa dice stavolta: “La comunità del poker è divisa su questo tema.

Nel gioco online la GTO è sicuramente meglio dell’Exploitative Play perché online si giocano tante mani e non si vedono gli avversari di fronte.

Dal vivo però cambia tutto, secondo me. Penso che la GTO sia importante, deve essere la strategia di base. Ma nel live poi subentrano altre dinamiche, molto più imporanti.

Voglio citare un documentario che mi dà ragione. Si chiama ‘Magnus‘ e racconta la storia di Magnus Carlsen, scacchista norvegese che ha battuto record incredibili“.

Torelli non lo dice, ma il 26enne Carlsen è anche un grande appassionato di poker. Agli inizi della sua carriera è stato infatti quasi un pro delle carte.

Comunque sia, Torelli va avanti: “Qualche anno fa Carlsen dovette affrontare Anand per il titolo di campione del mondo. Quella volta era Anand il migliore.

Carlsen è un giocatore creativo e intuitivo, lui stesso si descrive così. In quella partita esibì un approccio exploitativo agli scacchi.

Il suo avversario invece era l’opposto. Era un mostro di teoria, praticamente una macchina. Carlsen capì che non doveva misurarsi sulla conoscenza della teoria.

La sua più grande paura era di essere battuto in quel campo. Senza allontanarsi troppo dalla matematica doveva inventarsi qualcosa.

Alla fine Magnus dominò, mostrando bellissime giocate. Anand giocava quasi come un pc ma non riuscì a vincere contro Carlsen“.

Qual è la morale? “La GTO funziona solo se sei in grado di metterla in pratica come un computer, ma è impossibile.

Siamo umani, non robot. Può sempre capitare una situazione nuova che non abbiamo mai studiato. Lì vince chi ha la mentalità giusta e ha capito meglio il gioco“.

Torelli poi si scalda su una particolare questione: “Se punto al river, secondo la GTO dovrei avere un range perfettamente bilanciato e l’avversario dovrebbe trovarsi talmente in difficoltà da dover scegliere tra fold, call e raise.

Nel live questo discorso non ha senso. Nella morra cinese il ragionamento si sta. Ma non puoi fare la stessa cosa nel poker.

Non ho mai visto un poker perfettamente bilanciato. Nessuna decisione è mai un coin. Nel poker live ci sono talmente informazioni che è impossibile trovarsi in una situazione dove decidere con un lancio di monetina.

Puoi osservare l’avversario, capire se sta vincendo o perdendo, se è in tilt, se sta per smettere.Un pro vincente è tale perché ha preso decisioni vincenti nella sua carriera, sicuramente non a caso.

Se il massimo a cui puoi aspirare è essere in break even e prendere decisioni al 50%, che ca**o ci fai ad un tavolo da poker?

Trovati un alto lavoro o fai altro. Il poker sarebbe morto così“. Non ha tutti i torti… Torelli conclude il suo intervento:

La teoria dice che in certo spot c’è l’1% di probabilità di bluff? Ok. Questo che significa? Che dobbiamo far finta che sia allo 0%? Magari in un certo momento saremo convinti di trovarci proprio in quell’1%.

La teoria genera un loop. Sostiene che una situazione si verifica l’1% delle volte ma noi umani non siamo bravi con questi dati.

Possiamo solo capire che 1% significa ‘poco probabile’, eppure in una situazione live tutto ci può far pensare di trovarci in quella specifica situazione“.

Insomma, secondo Torelli nel live vincono le sensazioni, la psicologia e l’intuito. Se non lo sostenesse un campione come lui, potremmo pensare che si tratti solo di chiacchiere da ‘omini da live’….

 

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