Un coma, nove ictus e undici infarti: per Grumpa, l’amore per il poker vince su tutto

Non ha mai vinto un braccialetto in carriera, né ottenuto un piazzamento a premio, ma nel suo piccolo, Warren Griffith – in ‘arte’ Grumpa – è comunque una leggenda vivente delle World Series of Poker.

Provate voi a passare attraverso una diagnosi di diabete in giovane età, ma soprattutto a un coma, nove ictus, undici infarti e due amputazioni alle gambe negli ultimi 30 anni, e avere ancora la voglia di sedersi al tavolo da poker nel grandest stage of ‘em all.

Warren Griffith Grumpa poker

Warren ‘Grumpa’ Griffith (a destra) – photo courtesy of ESPN

L’incredibile storia di Grumpa

Grumpa nasce il 6 giugno del 1948 a Somerville, nel Massachusetts, in una famiglia letteralmente votata ai giochi di carte. Ancora piccolo, Warren impara a giocare a cribbage, gin e forty-five, una variante del bridge.

Il padre, ex dealer di blackjack a Las Vegas, fuma come un turco e beve come una spugna. Non il massimo degli esempi, ed infatti crescendo il buon Grumpa prende gli stessi vizi del genitore. Poker compreso, ovviamente.

“Mio padre mi diceva che se avessi dovuto giocare a poker”, racconta Grumpa a ESPN, “avrei dovuto farlo per soldi. Non si gioca a poker senza soldi in ballo”.

Cominciano i problemi di salute

A 17 anni, a Griffith viene diagnosticato il diabete di tipo 1. Ma a quell’età, quasi tutti i ragazzi sono ribelli ed è difficile imporre loro delle regole ferree. Infatti Warren non si cura dei consigli del medico e continua ad eccedere nell’alcol.

Nel 1969, Grumpa si sposa e nel giro di un paio d’anni si ritrova con due figlie. Ma l’amore per la vodka e il ronrico (un tipo di rum) sono più forti di tutto, anche dell’amore per la sua famiglia. Griffith prova a disintossicarsi, ma quando torna a casa ci ricasca.

“Nei fine settimana, rimanevo seduto per ore a bere e giocare a poker. Giocavo Seven Card Stud e Five Card Draw. Ero più bravo al Five Card, perché era più semplice capire le mani altrui senza dover leggere le carte, cosa non facile quando sei ubriaco”.

Una nuova vita

Quando si è giovani, il fisico è in grado di sopportare praticamente qualsiasi cosa. Ma col passare degli anni, gli abusi di Grumpa cominciano a chiedere il conto: “Dopo aver bevuto tanto per così tanti anni, non ne potevo più di essere sempre malato e stanco. Stavo trascurando i miei figli e mia moglie. Così, il 2 giugno 1982, decisi di smettere di bere per sempre.

Non basta. Il rapporto con la moglie è ormai logoro e dopo tre anni i due divorziano, anche se col tempo hanno imparato ad andare d’accordo per il bene dei figli. Grumpa conosce però un’altra donna l’anno successivo, ed è amore a prima vista.

L’inizio di un incubo

Nel giugno del 1986, poco prima di sposarsi per la seconda volta, ecco il primo infarto. Sette anni dopo, invece, il primo ictus che paralizzò il lato destro del corpo di Griffith per quasi un anno. Da lì in poi, un vero e proprio incubo.

Nel corso degli anni, Grumpa subisce una serie di ictus più lievi, e per colpa di un diabete mai davvero curato (e del fumo, mai abbandonato), arriva anche la cancrena con successiva amputazione di entrambe le gambe sopra al ginocchio.

Altri infarti, un quadruplo bypass, un pacemaker, ma l’amore per il poker non si spegne e anzi rinverdisce nel 2003, quando Chris Moneymaker dimostra a tutti che si può diventare campioni del mondo di Texas Hold’em anche da perfetti sconosciuti (e spendendo pochi dollari).

 

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L’ossessione per le WSOP e il coma

Con l’amico Ken Tilden, conosciuto nel 2004 durante una partita di poker, Griffith corona nel 2015 il sogno di partecipare alle World Series of Poker: “Quando io e Kevin siamo finalmente arrivati”, ricorda Warren, “le WSOP mi sono sembrate più grandi e più belle di quanto avessi mai sognato”.

Nel 2016, l’ennesimo guaio: una polmonite lo fa finire in coma. Sembra la fine. I medici avvisano i familiari di Griffith, che accorrono al suo capezzale per l’ultimo saluto. Grumpa, soprannominato così per il suo fare sempre un po’ burbero (da grumpy, brontolone, e granpa, nonno), secondo i medici ha poco da vivere.

E invece, dopo una settimana e mezzo di coma, Warren si risveglia. Non solo, lentamente ma inesorabilmente recupera uno stato di salute accettabile, al termine di un processo di riabilitazione durato cinque mesi.

“Vincerò il Colossus”

“Se sopravvivo, voglio tornare alle WSOP”, si era ripromesso. Ed eccolo infatti alle WSOP 2017, all’alba dei suoi 69 anni e con una serie innumerevole di acciacchi fisici che avrebbero messo ko persino un bisonte.

“Sono destinato a vincere il Colossus, aveva dichiarato Warren prima di recarsi a Las Vegas. “Se vinco, rimango a Vegas tutta estate e partecipo a tutti gli altri tornei (delle WSOP, ndr), Main Event incluso”.

Purtroppo però, Grumpa non è neppure riuscito ad andare in the money.

Eppure, per noi, ha vinto lo stesso.

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Warren Griffith, o se preferite Grumpa, ha rischiato di morire, ma dopo un coma, nove ictus, undici infarti e due amputazioni, rieccolo alle WSOP 2017. “Gioco a carte sin da quando ero piccolo”, racconta a ESPN: “La passione per il poker è riesplosa grazie a Chris Moneymaker”.

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Claudio Poggi

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