Scott Blumstein: il pro low stakes che conquista il titolo iridato da esordiente!

“Non giocherò le WSOP ma vincerò il Main Event”. Parole e musica del neo campione mondiale Scott Blumstein  qualche mese fa, quando aveva confidato i suoi “modesti” programmi estivi all’amico Chris Horter. Una semplice battuta che si è trasformata in qualcosa di magico che condizionerà per sempre la sua vita. Questo è il Main Event!

Il neo campione del Mondo Scott Blumstein

E’ un vero bullo che si lascia andare a frasi ad effetto come quando si è presentato chipleader al final table ed ha esclamato: “Alla fine, un torneo è solamente un torneo: è solo poker”. Ma pochi minuti dopo, quando si è accorto di averla forse detta grossa ha corretto il tiro: “Certo questo è il Main Event, un torneo speciale”, ma anche nei momenti chiave ha sempre dato l’impressione di essere calmo e tranquillo, nonostante i milioni in ballo.

Scott e Chris: un filo conduttore che li unisce dal 2003

Scott ha appena battuto il terzo field più numeroso nella storia del Main. E c’è un filo conduttore che lo lega proprio a questo torneo: “ho iniziato – rivela – a giocare a poker quando nel 2003 trionfò Chris Moneymaker. Ero solo un ragazzino”.

Con Chris però ha altre cose in comune: prima di tutto si è laureato anche lui in contabilità (Temple University) ed ha vinto  da esordiente. Pur essendo un regular professionista della East Coast da 4 anni, solo quest’anno, per la prima volta ha messo piede a Las Vegas, una città che può anche destabilizzare la tua anima nei primi giorni ma lui ha retto l’impatto. con la città ddel peccato.

“Non esiste posto più difficile che giocare nella East Coast”. Residente a Morristown, nel New Jersey, è però originario di Brigantine.

Non aveva mai giocato le World Series, quelle vere ed ha esordito nel Main. Gioca online nel circuito legale statunitense (con i nick ‘SBlast2711’, ‘2Due4U’ e ‘TooDue4U) ed ha vinto $140.000 negli mtt.

Grinder Low Stakes

Fino a qualche giorno fa era un semplice e sconosciuto grinder low stakes che aveva partecipato a qualche tappa del WSOPC ma il salto di qualità l’ha fatto la scorsa estate quando ha vinto quasi 200mila dollari trionfando in un torneo da $500 al Borgata, per il festival Summer Poker Open. Nonostante tutto ha continuato a giocare eventi low stakes.

Quella vincita ad Atlantic City è stata ossigeno puro per il suo bankroll ma oggi è passato per le casse del Rio per incassare l’assegno da oltre 8 milioni di dollari, risolvendo ogni suo problema. Rivela: ““Non ho mai avuto un lavoro vero, sono un pro da 4 anni e gioco a poker dal 2003″.

Il Main di Scott Blumstein

Il pro 25enne di Brigantine era partito in sordina e il day 1 aveva chiuso con 86.200 fiches, la svolta nel day 2 quando è riuscito ad entrare nella top 100. Ottavo nel terzo giorno del torneo, 44esimo nel day 4, poi di nuovo ottavo ed infine al final table si è presentato da chipleader con uno stack pari a 97,2 milioni. Da quel momento non c’è stata storia.

Nonostante qualche frase ad effetto da bullo, in realtà Scott è un ragazzo umile ed onesto: “sono stato fortunato perché ho avuto la possibilità di giocare tutto il torneo con un enorme stack e questo mi ha permesso di esercitare una pressione importante che ha aumentato le mie chances di vittoria”.

Le due mani decisive

Il suo Main Event è stato speciale grazie soprattutto a due mani chiave nelle fasi finali: la prima nel day 7 contro il francese Valentin Messina che si è suicidato pokeristicamente in poche mani.

Blumstein ricorda: “Ho rilanciato da UTG e lui ha chiamato. Il flop era J-4-2. Ho flopato un set e ho puntato. Lui ha fatto call. Sul turn, un 6, ho fatto check e Messina ha puntato più di un milione. Ovviamente io ho chiamato. Al river, un 3, facendo di nuovo check ho rischiato, ma ero sicuro che lui avrebbe puntato di nuovo, e lo ha fatto. Ha puntato quasi 3 milioni e io ho rilanciato a 7,2. Mi è sembrato che ci mettesse una vita prima di chiamare. Ma alla fine lo ha fatto”.

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La mano fondamentale del final table è stata contro il nonno inglese John Hesp, l’altro deep stack. Un pot da 151 milioni di chips (che puoi leggere qui analizzata da Doug Polk) che è volato verso il player del New Jersey che si è trovato dalla parte giusta del cooler.

Un momento decisivo che ha segnato l’andamento di tutto il tavolo finale ed ha dato a Blumstein la possibilità di assicurare il suo nome alla storia di questo fantastico torneo.

Leggi la cronaca dell’ultimo giorno del final table

 

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