Phil Ivey: “Oggi ci sono strumenti di ogni tipo per imparare, ai miei tempi dovevi provare e fallire”

Phil Ivey è rinomato per essere un giocatore di poker molto schivo, che preferisce l’intimità delle facili e ricchissime partite private asiatiche alle luci dei riflettori. Non a caso, nell’anno in cui è entrato ufficialmente nella Poker Hall of Fame, non ha partecipato a un singolo torneo delle World Series Of Poker.

Ormai la carriera di colui che da giovane veniva soprannominato “No Home Jerome” ha preso una direzione ben precisa, che lo tiene lontano dalle telecamere e dalla gloria. Non solo per sua scelta: le vicende giudiziarie con il Borgata di Atlantic City e il Crockfords di Londra lo stanno tenendo molto occupato.

I problemi legali tengono Ivey lontano dal poker

Non a caso, mentre tutti giocavano il Main Event WSOP a Las Vegas, il vincitore di 10 braccialetti era a Londra a preparare la strategia migliore con il suo team legale.

Come abbiamo riportato più volte, il Crockfords si rifiutò di pagare 9 milioni di euro di vincite ad Ivey mentre il Borgata gli consegnò un malloppo da 9.6 milioni di dollari, salvo poi trascinarlo in tribunale per farsi restituire le vincite.

Phil Ivey

In entrambi i casi, Phil vinse queste cifre astronomiche sfruttando un errore di fabbrica sul dorso delle carte. Una tecnica chiama edge sorting che fu possibile solo grazie all’aiuto di una misteriosa donna asiatica con abilità fuori dal normale nel riconoscere le piccole imperfezioni.

Le due vicende giudiziarie sono molto stressanti e impegnative anche per uno come Phil Ivey, abituato a giocare nelle partite più alte al mondo. Per questo motivo ha messo da parte il poker negli ultimi tempi, come aveva già fatto intuire nel corso di una chiacchierata con Paul Phua, a cui disse di “non sentire più il brivido” con le carte in mano.

“Oggi è più facile diventare ottimi giocatori”

Nel corso di un altro video pubblicato sul canale YouTube del boss delle partite high stakes di Macao e Manila, Ivey è tornato a parlare di poker, ma nuovamente con una certa amarezza.

In questo caso, Phil è sembrato un po’ infastidito dal grande vantaggio che hanno oggi gli aspiranti professionisti rispetto ai suoi tempi, quando l’unico modo che avevi per imparare a giocare era sedendoti al tavolo con la consapevolezza di poter perdere tutto.

“Penso che i giocatori asiatici siano diventati molto più forti”, ha esordito nel video rispondendo a una domanda specifica di Phua. Successivamente, ha spiegato che il motivo è lo stesso per i giocatori di tutto il mondo, non solo quelli orientali. “D’altronde, al giorno d’oggi con tutte le scuole di poker e le informazioni che si trovano, penso che tutti si stiano avvicinando a un ottimo livello“.

Phil Ivey

Quando gli viene chiesto qual è il consiglio più importante per un principiante, Ivey non ha dubbi:

“Penso che il modo in cui un giocatore principiante può migliorare è definendo una selezione di mani con cui vuole entrare in gioco. Prendere questo range e seguirlo. Scegliere le mani con cui giocare, le posizioni da cui giocarle, con quali mani bluffare, con quali chiamare. All’inizio è tutto un discorso di provare e fallire“.

Provare e fallire: così si diventava pro vent’anni fa

Collegandosi a quest’ultima considerazione, Ivey torna con i ricordi a più di vent’anni fa, quando si presentava nei casinò di Atlantic City mostrando un documento di identità falso per mascherare la sua età (negli USA non si può giocare prima dei 21 anni). All’epoca vivere di poker era tutta una questione di “provare e fallire“.

“Per me era proprio così: ai miei tempi non c’erano scuole di poker, strumenti o risorse per imparare il gioco. Dovevi provare e fallire. Ora penso che ci siano grandi vantaggi: chi inizia oggi ha un sacco di modi per imparare a giocare bene. Possono imparare velocemente con quali mani non giocare, quali sono le migliori strategie preflop e via di scorrendo”.

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Mai salire se non si è certi di aver battuto il livello

Tuttavia, c’è un aspetto che anche al giorno d’oggi viene spesso tralasciato, ed è quello legato alla gestione delle proprie finanze. Da sempre ci sono giocatori talentuosi che finiscono broke per la mancanza di autocontrollo e Ivey sa bene quanto sia un rischio concreto anche per un pro. Lui stesso, nei primi anni ad Atlantic City e durante le partite private di Larry Flynt, si ritrovò a un passo dal non avere più un centesimo.

Il suo consiglio in questo senso? Non fare mai il passo più lungo della gamba.

Penso che sia fondamentale essere certi di aver battuto un livello prima di salire. Se non sei vincente al tuo livello attuale, non dovresti mai aumentare la posta in gioco”.

Paul Phua: “Phil Ivey non tilta mai”

In conclusione, è stato Paul Phua a prendere la parola per dire la sua su Phil Ivey. Il businessman malese non è certamente noto per elargire complimenti, ma quando si tratta del 10-volte campione WSOP, anche lui non può che ammettere la sua grandezza. In particolar modo, c’è un aspetto che lo ha colpito particolarmente:

Phil è un giocatore che non tilta. Gioca il suo A-game quando sta perdendo, e anche quando sta perdendo tanto gioca sempre allo stesso modo. Penso che sia una delle sue caratteristiche migliori. Phil è il modello a cui mi ispiro come giocatore“.

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