Tony Bloom: lo scommettitore high roller che si è preso la Premier con il betting. Ecco come ha fatto…

Tony Bloom è noto nel mondo del poker per essere un giocatore professionista high roller: può vantare ben 67 in the money nei principali circuiti live con oltre 3,5 milioni di dollari in vincite lorde, ma il suo bankroll l’ha costruito scommettendo. Per molti, in Inghilterra, è stato il miglior bettor sul calcio della sua generazione.

Grazie ai proventi del betting ha investito sul suo club (preso in League One otto anni fa) circa 200 milioni di sterline (costruendo anche il nuovo stadio nel 2011).

Come nel betting, il suo approccio ai tavoli da poker è sempre stato matematico-analitico

Nel nostro viaggio alla scoperta tra gli scommettitori più famosi del Mondo, non potevamo ignorare la ridente cittadina di Brighton che ha dato i natali all’ “alligatore” Tony Bloom, l’esempio vivente di come esistono anche punters vincenti (rari) nel betting, a tal punto da permettersi anche di essere il primo azionista di una squadra di Premier League (appunto il Brighton & Hove Albion che ha esordito sabato contro il City).

La scommessa sulla Premier League

In questi giorni Tony è finito in un vortice di polemiche perché avrebbe piazzato una scommessa importante (non si conoscono ancora i dettagli) sulla Premier League: un comportamento che rappresenta un potenziale conflitto di interessi.

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In una dichiarazione sul New York Times, un portavoce della Star Lizard (la sua società di betting), ha affermato che “la scommessa di Tony rispetta i termini dell’integrità” sportiva. Fonti vicino alla Premier League, hanno fatto sapere che la scommessa non riguarda il Brighton & Hove Albion.

Forte comunque l’imbarazzo della FA (la federazione inglese) che sta riscontrando il potenziale conflitto di interessi di parecchi club della Premier League con il mercato del gambling e delle scommesse.

Pensiamo solo alla famiglia Coates, proprietaria dello Stoke City e di Bet365 .

Tra sponsor e conflitti di interesse

I bookmakers rappresentano risorse preziose per i club della Premier. Ben 9 squadre su 20 hanno come sponsor sulla maglietta un brand legato alle scommesse, senza contare le altre sponsorship di varia natura (tutte le squadre di calcio oramai hanno un marchio dedicato solo per questo mercato). L’investimento annuale del settore nella massima serie inglese è di 62 milioni di sterline.

Un aspetto poco noto è che spesso, tra le ragioni che inducono i bookies a compiere questi ingenti investimenti marketing, c’è uno scopo (non solo pubblicitario) anche di controllo ed accesso di flusso di informazioni. Legarsi ad un club vuol dire avere un’importante antenna interna della Premier per registrare più info sensibili (per determinare i prezzi di mercato, le quote).

Il regolamento FA parla chiaro: nessun tesserato (presidenti, direttori e manager, giocatori) può scommettere. La Premier ha sospeso per 18 mesi (con una multa da 40.000 pounds) un giocatore del Burnley reo di aver scommesso 1.200 volte (su altre squadre) in sette stagioni.

Tony Bloom: carriera e strategie

Ma ritornando a Tony Bloom, è bene sottolineare quale sia stato il suo approccio al betting, ripercorrendo alcune tappe. Forte della laurea in matematica conseguita a Manchester, Bloom è diventato un esperto di scommesse sul calcio, in particolare nel mercato degli handicap asiatici ed ha iniziato come consulente per Victor Chandler, fondatore di BetVictor e guru del betting negli anni ’80-’90, soprattutto nell’ippica.

Bloom ha vissuto per 7 anni a Gibilterra lavorando proprio a stretto contatto con Chandler e nei primi anni 2000 ha deciso di tornare nella sua Brighton e di investire nel betting online, lanciando Premier Bet, un bookmaker che rivenderà dopo 3 anni per parecchi milioni di pounds.

Tra matematica, betting e alta finanza

Le sue strategie nel betting derivano dal suo approccio matematico (il medesimo che utilizzerà ai tavoli da poker) e nel 2006 fonderà Star Lizard, una società di consulenza nel betting che utilizza statistiche per elaborare qualsiasi tipo di previsione. Una volta scoperto l’edge nel mercato del football, Bloom assumerà circa 200 dipendenti e costituirà un team di traders, programmatori e analisti, applicando (forse è il primo al mondo a farlo) le potenzialità del betting con le risorse dell’alta finanza, coinvolgendo forti speculatori ed investitori Da quel momento arriva la svolta. La sua storia ricorda da vicino quella di un altro squalo del betting: Billy Walters (sempre più connesso a Wall Street, a tal punto da essere implicato in un brutto caso di insider trading).

Tony Bloom festeggia la promozione in Premier League

Il sindacato per scommettitori

Negli anni 2000, costituisce un forte sindacato high rollers con investitori molto ricchi che lo supporteranno per speculare nel mercato delle scommesse sportive.

La stampa britannica parla del suo patrimonio personale in miliardi di sterline (non milioni). Forse un’esegerazione da parte dei soliti tabloid ma una cosa è certa: Bloom è considerato una star del betting britannico a tutti i livelli, sia come scommettitore che come imprenditore. Le sue ricchezze sono tangibili come il Falmer Stadium, impianto da 31mila posti finanziato da lui stesso nel 2011 e che sabato scorso ha ospitato Brighton & Hove Albion-Manchester City (match finito 2-0 per gli uomini di Guardiola).

Le statistiche e l’analisi analitica rimangono un suo chiodo fisso non solo nelle scommesse ma anche nel programmare le strategie e gli investimenti nel suo club.

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