“Il progetto del casinò di Trump a Sidney naufragò per i legami con la mafia”. Ma non esistono prove…

Huffington Post ha sganciato una vera e propria bomba atomica su Donald Trump, all’apparenza forse ancora più temuta di quella del regime coreano Kim Jong Un, pubblicando un documento della polizia australiana del 3 Aprile 1987 nel quale si gettano ombre sul consorzio voluto dall’attuale presidente americano per costruire un casinò a Sidney. Motivo? Le connessioni dello stesso con la mafia ad Atlantic City. Ma non spunta alcuna prova di queste connessioni neanche sulla stampa statunitense che, l’anno scorso, in campagna elettorale aveva scavato nel passato del candidato repubblicano. Un vero giallo.

C’è quindi un grosso punto interrogativo che aleggia su tutta questa storia: il board della polizia del New South Wales (non quella federale) aveva delle prove in mano (ad esempio relazioni dell’FBI? Non risulta l’esistenza di alcun report) o ha pubblicato questa relazione solo sulla base di semplici rumors riguardanti Atlantic City?

Un giovanissimo Donald Trump, nei ruggenti anni ’80 newyorkesi, insieme all’editore e giornalista Edward Kosner (al centro) e il suo mentore Roy Cohn, avvocato delle famiglie Gambino e Genovese (foto pubblicata da Vice.com)

Questo aspetto può risultare decisivo per capire se queste accuse fossero 30 anni fa, più o meno fondate. Ma atteniamoci ai fatti.

Il piano di Donald Trump nel 1987

Nel 1987, Donald Trump gestisce due casinò ad Atlantic City: il Trump Taj Mahal e il Plaza. Il suo obiettivo è costruire una terza sala da gioco in Australia, considerando che da quelle parti c’è il numero più alto di gamblers high rollers del mondo (gli australiani non scherzano ai tavoli da gioco). Trump lo sa e vuole un nuovo casinò a Sidney.

La tavola è apparecchiata, tutto è pronto, proprio nel 1987 Donald al giornale The Australian rilascia un’intervista nella quale presenta il progetto, discutendo anche del design della sua nuova creatura.

Fa parte del consorzio per la costruzione la società australiana Kern.

Il report della polizia australiana

Il 3 Aprile la polizia pubblica un report interno nel quale sconsiglia il proseguimento del progetto. Huffington Post ha dato alla luce a quel documento nel quale la polizia mette in guardia sui “collegamenti mafiosi” di Trump.

“Atlantic City sarebbe un modello dubbio per Sidney a nostro giudizio – scrive la polizia locale – . Le connessioni della mafia di Trump dovrebbero escludere il consorzio Kern-Trump” ha dichiarato il board della polizia il 3 aprile 1987.

Ma perché questi documenti sono venuti alla luce solo ora? Si trattava di un rapporto classificato, ma per legge, dopo 30 anni, deve essere reso pubblico.

Una parte del rapporto della polizia australiana che ha visto la luce dopo 30 anni

La polizia intervenne legittimamente perché è previsto dalla procedura: chi chiede una licenza per il casinò è sottoposto ad una due diligence e la polizia deve rilasciare un certificato che testimoni la “buona reputazione, tenendo conto della reputazione e integrità” dei soggetti coinvolti.

 

Bonus immediato di 30€ su Lottomatica, per Poker, Scommesse e Casinò. Registrati da questo link e inserisci il codice SUPER30! E’un’esclusiva Assopoker!

multiprodotto_300x250_ita

Ma non si fa riferimento a prove, semmai solo a rumors. Ricordiamoci che negli anni ’80 esistevano molti luoghi comuni sulla gestione dei casinò (spesso veritieri, è bene sottolinearlo) e sui casinò del New Jersey (le famiglie mafiose italiane in zona erano potentissime). Lo stesso Trump ammetterà all’FBI che in quegli anni Atlantic City era frequentata da personaggi del crimine organizzato.

Nessuna prova o rumors giornalistico

Trump è mai stato accusato formalmente di connessioni con la mafia negli Stati Uniti? Non risulta l’esistenza di alcun atto ufficiale dell’amministrazione USA al riguardo, per questo motivo, l’intervento della polizia australiana, in base a questi elementi, risulta un pò forzata.

La stampa statunitense si è dedicata al tema scottante, soprattutto in campagna elettorale, senza alcun risultato. Il Wall Street Jornal ha fatto riferimento a rapporti molto soft e lontani con alcuni mafiosi locali che avevano il vizio del gioco e che erano entrati a contatto con Trump solo perchè era titolare di due casinò.

Si tratta di una ricostruzione senza particolari dettagli su presunti legami compromettenti, ma che ricorda come lo stesso Trump in precedenti interviste abbia riconosciuto la possibilità di aver incontrato lungo la sua strada personaggi con quel tipo di legami di cui però lui all’epoca non era al corrente.

Vice invece cerca di trovare alcune connessioni ma che a noi paiono molto forzate: in poche parole – secondo il giornale online – l’avvocato e mentore nel business di Trump negli anni ’80 è stato Roy Cohn che difendeva anche le due principali famiglie mafiose di New York: i Genovese ed i Gambino.

Una connessione molto molto debole. Si può dire che in base a tutto quello che emerge da questa storia, si può accusare Trump di essere stato uno squalo negli affari (leggi la storia sulla gestione dei suoi casinò e il rapporto con i piccoli azionisti) ma difficilmente regge (dalle prove inesistenti emerse fino ad ora) qualsiasi sua connessione con organizzazioni criminali.

Rapporto FBI con testimonianza di Trump

Da tutta questa storia, l’immagine di Atlantic City non esce proprio pulita, ma già la serie (prodotta da HBO) Boardwalk Empire aveva gettato ombre pesanti sulle origini della cittadina del New Jersey.

Semmai emerge un rapporto del 1981 da parte dell’FBI nel quale risulta che Trump in quel peiodo abbia più volte parlato con agenti federali per metterli al corrente sulla situazione in New Jersey. Secondo la nota ufficiale: “Trump ha avvertito gli agenti che aveva appreso dalla stampa, dai media e da diversi conoscenti che alcuni importanti esponenti del crimine organizzato erano noti per operare ad Atlantic City”. E molto probabilmente la fama di Atlantic City abbia influenzato il rapporto della polizia australiana. Questa può essere una probabile chiave di lettura.

Ecco il memorandum dell’FBI del 22 settembre del 1981.

Donald Trump ha ceduto i suoi due casinò di Atlantic City ma il suo gruppo è sempre interessato al gambing e guarda al mercato di Macao con grande interesse.

The post “Il progetto del casinò di Trump a Sidney naufragò per i legami con la mafia”. Ma non esistono prove… appeared first on Assopoker.

CONTINUA A LEGGERE

Lascia un commento