Steven van Zadelhoff: “Non sono un fenomeno, ho lavorato duramente per mettermi nella condizione di vincere”

La notizia della vittoria di Steven van Zadelhoff nel Main Event WCOOP ha fatto il giro del mondo, non tanto per il successo milionario ma per una circostanza alquanto particolare: il professionista olandese giocava solo al 16%.

Questo significa che del primo premio di 1.6 milioni di dollari, ha incassato effettivamente “solo” $266.000.

Il tutto è nato da un errore: il giorno prima del Main Event WCOOP, Steven aveva fatto alcuni swap ed era intenzionato ad annullarne alcuni stretti in precedenza. Il pro olandese si è dimenticato di avvisare coloro con cui aveva swappato e alla fine si è ritrovato a giocare al 16%.

Un errore che gli è costato tanto, perché, come ha dichiarato nel corso del podcast di Joey Ingram, la sua intenzione era di giocare al 28-30%.

Ciononostante, van Zadelhoff non ha grandi rimpianti. Nel corso della chiacchierata con Ingram si è mostrato molto sereno e ha detto che il vero motivo di orgoglio non è la vincita in sé, ma tutto il percorso che lo ha portato a quel successo.

Steven van Zadelhoff: “Gli swap fondamentali per arrivare a giocare quel torneo”

“I festeggiamenti sono andati bene per qualche ora, poi abbiamo esagerato con lo champagne e non mi ricordo più niente“, ha detto l’olandese ridendo. “Ma è una cosa che si può fare una volta ogni tanto. Ci ho messo 15 anni di grinding per raggiungere questo obiettivo. 15 anni“.

Molte persone, mettendosi nei suoi panni, rimarrebbero così scottate dall’errore sulle quote del buy-in da decidere di non venderle o swapparle mai più. van Zadelhoff non la vede così.

Non mi dispiace vendere quote e continuerò a farlo. In realtà gli swap mi hanno salvato, mi hanno dato l’opportunità di investire di più su me stesso. Se non li avessi fatti non mi sarei mai potuto permettere di giocare il Main Event WCOOP, che è pur sempre un torneo da $5.000″.

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16 anni nel poker, da Paradise Poker al Main Event WCOOP

Steven ha rivelato qualcosa sulla sua storia personale e sulla sua carriera, che è iniziata tanto tempo fa.

Conobbi il poker nel 2001, tantissimo tempo fa. All’epoca lavoravo sulle stock options, speculavo su quel mercato. Un paio di persone con cui lavoravo giocavano su Paradise Poker. Iniziai così, giocando con loro i tornei da $50 per puro divertimento”.

Steven non fu immediatamente rapito dal poker. Ci mise due anni per capirne le potenzialità, e subito dopo centrò il primo grande successo.

“Ho giocato per un paio di anni così, per divertimento. Nel 2004 ho partecipato a uno dei primi tornei live tenuti in Olanda, era un €50 rebuy. Nell’ottobre dello stesso anno ho giocato il domenicale di punta di Paradise Poker, dal buy-in di $330. Lo giocai da casa dei miei genitori, dove all’epoca vivevo. Fu un torneo di 11 ore ma alla fine lo vinsi per $25.000. Ero senza parole. Da quel momento in poi non mi sono più guardato dietro”.

Steven Van Zadelhoff, qui all’ultimo PSC Barcellona

L’importanza di creare i giusti presupposti

Steven ha parlato a lungo della vittoria nel Main Event WCOOP, non tanto focalizzandosi sulla prima moneta oppure sul blasone del successo. Per lui ciò che più conta è ciò che questa prima posizione rappresenta: il concretizzarsi di un lungo lavoro su se stesso.

“È incredibile ciò che provo. Se avessi vinto 1.6 milioni di dollari sarebbe stato diverso, ovviamente, ma non è tanto una questione di soldi. Questa vittoria era una di quelle cose che inseguivo da almeno 5-6 anni”.

Steven racconta che qualche anno fa aveva deciso di rivoluzionare la sua vita e la sua carriera di poker pro, imponendosi una determinata disciplinata e iniziando a lavorare duramente sul suo mindset e sul suo gioco.

“Avevo preso una decisione molto consapevole: ridisegnare tutta la mia vita per mettermi nella posizione migliore per farcela. Questa vittoria non significa che io sia il più forte, significa semplicemente che mi sono messo nella posizione ideale per ottenere questa obiettivo”.

Si tratta di un concetto fondamentale per il poker pro residente a Malta: l’unico modo per farcela con merito, nel poker e nelle altre aree della vita, è creare i giusti presupposti.

“Non importa quale sia il tuo obiettivo, l’importante è mettersi nella posizione giusta per raggiungerlo e poi lavorare duramente per farcela. In questo modo, quando il successo finalmente arriva, è una soddisfazione molto più grande”.

Il grinding, inteso come un lavoro duro e costante, è alla base della mentalità di Van Zadelhoff. Ed è ciò che gli ha permesso di arrivare, attraverso un percorso lungo e tortuoso, a vincere un torneo per 1.6 milioni di dollari.

“Ora ho molti soldi, ma non è ciò di cui sono più orgoglioso. Perché io non sono il miglior giocatore di poker, neanche lontanamente. Sono uno di quelli che lavorano duramente per mettersi nella condizione di farcela. E di questo sono davvero orgoglioso, non tanto del titolo in sé”.

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