Fedor Holz si racconta: dalla madre adolescente ai bulli, fino ai 16 milioni di dollari vinti in un anno

Da quando ha deciso di affiancare alla sua attività di poker player quella di imprenditore, Fedor Holz si è esposto maggiormente dal punto di vista mediatico. Lo ha fatto in circostanze che nulla hanno a che fare con il poker, motivo per cui ha iniziato a parlare anche degli aspetti legati alla sua vita privata.

Recentemente avevamo riportato alcune sue dichiarazioni a tal proposito, nelle quali parlava del supporto ricevuto da parte della madre quando nessuno credeva nel suo sogno di diventare un giocatore professionista.

La scorsa settimana, Holz ha partecipato al Web Summit di Lisbona e ha rivelato tutto il suo percorso: da adolescente vittima dei bulli a superstars del poker, capace di vincere 16 milioni di dollari in un anno.

Abbiamo tradotto il suo discorso, perché le parole di questo ragazzo con più milioni di dollari vinti (26.5) che anni (24) rappresentano uno dei percorsi più positivi e di maggior successo nella storia del poker.

La storia di Fedor Holz

La madre 17enne

Sono Fedor Holz e sono uno dei giocatori di poker della nuova era di maggior successo.

La mia storia non è convenzionale, e molti si chiedono come sono riuscito a diventare un professionista del poker che gira il mondo per giocatore.

Mia madre mi ha avuto quando aveva 17 anni. Fu costretta a lasciare la scuola per prendersi cura di me. La mia infanzia è stata meravigliosa e complicata al tempo stesso. Sono cresciuto con tanto amore, ma ho anche dovuto confrontarmi con molte sfide fin dall’infanzia.

Ero appassionato di tante cose, ma non ho mai avuto alcun interesse per il denaro. Non è mai stato un obiettivo reale, anche perché mia madre mi ha sempre educato a inseguire altre cose al posto dei soldi.

L’adolescenza

Quando ero adolescente, c’erano grandissime aspettative su di me, così alte che per me era impossibile non tradirle.

In quel periodo ero anche vittima dei bulli a scuola, perché ero il piccoletto di turno. Iniziai a saltare la scuola, superai nettamente il limite di giorni di assenza concessi. Non avevo alcuna passione, non ero felice di stare con gli altri. Mi tenevo tutto per me. La mia adolescenza è andata così.

A 17 anni ho finito il liceo e a quel punto ero nel momento più triste della mia vita. Lasciai l’appartamento di mia madre e non c’era niente che mi piacesse nella mia vita. Tutta la mia famiglia si aspettava che mi iscrivessi all’università, mi laureassi, trovassi un lavoro e iniziassi un’esistenza solida.

In realtà non sapevo nemmeno perché facevo l’Università.

La scoperta del poker

In quel periodo è iniziata la mia trasformazione, perché ho scoperto il poker. Giocavamo una partita per pochi euro e il motivo per cui lo facevamo era la competizione. A quel punto, era tutta una questione di passione: per la prima volta ero profondamente interessato a qualcosa.

C’erano due miei amici che mi battevano sempre. Giocavano bene e guadagnavano tanti soldi, almeno agli occhi del ragazzino che ero. Questi miei due amici incassavano tra i mille e i duemila euro al mese giocando. Li guardavo come se fossero degli idoli, perché potevano fare ciò che volevano con i soldi che guadagnavano. Questo mi innescò: volevo competere con loro.

Ma la competizione, per me, è sempre stata una collaborazione.

Questa è la chiave del mio successo: costruire un network di persone con cui scambiare informazioni e insegnamenti. Con loro non era una guerra, ci confrontavamo e crescevamo insieme come giocatori. Metterti nella posizione di avere intorno persone simili a te è fondamentale. Le parole chiave per avere un buon rapporto sono fiducia e onestà. Per avere successo, sono passione e motivazione.

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Il primo anno chiuso in perdita

Il mio primo anno fu tremendo. Stavo da solo in una piccola stanza, vivevo con 300 euro al mese. Giocavo a poker e perdevo. Eppure ero felice, perché ero spinto dalla passione. Facevo quello che più mi piaceva.

Tutti pensavano che fossi pazzo a lasciare l’università per il poker. Anche se il primo anno andò malissimo, decisi di continuare. Lo feci fissando degli obiettivi precisi, che è una delle cose più importanti in assoluto. Mi ponevo degli obiettivi molto difficili e lavoravo ogni singolo giorno per raggiungerli.

In quel momento il mio mindset cambiò.

Smisi di essere result oriented, ovvero di giudicare solo i risultati, e iniziai a giudicare le performance.

C’era un grande cambiamento che dovevo ancora completare: cambiare chi mi stava intorno.

All’inizio del 2013, tutti continuavano a dirmi che era una follia. Così lasciai tutto, dall’appartamento agli amici. In quel momento mi resi conto di chi potevo considerare un vero amico…

Iniziai a circondarmi di persone più simili a me. Questo fu un cambiamento enorme: mi ritrovai con persone che mi trasmettevano tanta energia positiva.

Poi feci un viaggio che mi aprii la mente e mi convinse che dovevo andare all-in sul poker. Tornato in Europa decisi di trasferirmi a Vienna e iniziai a giocare tutti i giorni, circondato da persone come me.

Il primo milione di euro

Iniziai il 2014 con niente, ma riuscii a guadagnare il mio primo milione di euro. Fu anche un anno in cui imparai tantissimo, perché il poker è come il Wild West: sei da solo, tutti gli errori sono causati da te e nessun altro. Per questo motivo il poker è così simile al mondo dell’imprenditoria.

Il 2016 è stato l’anno di maggior successo della mia vita. Ho vinto 16 milioni di dollari in quell’annata. È stato fantastico, ma penso che l’esperienza più interessante non riguardi i soldi, quanto il modo in cui mi sono sentito in rapporto alle mie previsioni.

“Non conta il risultato, ma il percorso”

Quando ti poni l’obiettivo di essere il giocatore di poker più forte e finalmente lo raggiungi, ti rendi conto che non ti dà tutte queste soddisfazioni.

Perché pensavo che ottenere quei risultati mi avrebbe fatto sentire arrivato e felice. Non è stato così, al contrario, ero molto frustrato.

Avevo riposto aspettative troppo alte su questo obiettivo, e quel senso di frustrazione fu la dimostrazione che non conta il risultato, ma il percorso. Tutte le persone che ho conosciuto, tutti i luoghi che ho visto, tutto ciò che ho imparato.

La svolta imprenditoriale

Dopo quell’annata ho iniziato a contemplare le mie opzioni.

Potevo continuare a giocare a poker e aumentare il mio successo, come tutti si aspettavano. Ma poi mi sono reso conto che l’aspetto finanziario e la fama non erano così importanti. Ciò che aveva caratterizzato il mio percorso era la passione. C’è stato un momento in cui mi sono fermato per un mese e ho deciso di giocare a poker solo in maniera occasionale. Volevo dedicarmi a qualcosa che mi appassionasse.

Così ho deciso di aprire la mia compagnia, che ha l’obiettivo di trasformare idee vincenti in progetti di successo.

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