La storia di Nicky The Greek: il capo del sindacato greco che ha spennato gli uomini più ricchi d’Europa a chemin de fer

Vi abbiamo raccontato delle avventure al Casinò di Deauville del magnate delle automobili francesi, André Citroën. In particolare, in una sola mano di chemin de fer, perse 13 milioni di franchi negli anni ’20 (un secolo fa), a vantaggio di Nicolas Zographos, meglio noto nei casinò dell’epoca come Nicky the Greek, il capo del temutissimo sindacato greco, uno dei giocatori d’azzardo più famosi dello scorso secolo e da non confondere con il giocatore di poker Nick “The Greek” Dandolos (morto nel 1966 e nominato nella Poker Hall of Fame nel 1979).

Lo chemin de fer è molto popolare perché negli anni ’60/’70 è stato un gioco presente in diverse pellicole di successo come nel film 007

Secondo alcune fonti, il gambler ellenico era un armatore: errore storico. In realtà Nicola il Greco era uno dei primi professionisti dell’epoca, nel senso che guadagnava da vivere giocando a baccarat o, ancor meglio, a chemin de fer.

Può sembrare strano, considerando che nei giochi da casinò, il gambler deve fare i conti nel lungo periodo con l’house edge, ovvero il vantaggio percentuale (in termini di probabilità) della casa da gioco. Ma il baccarat ha una variante che si chiama chemin de fer, nella quale sono gli stessi players a scambiarsi le puntate (una sorta di betting exchange).

Nonostante la commissione da pagare ai casinò, il “Greco” era un vincente ed aveva preso in “affitto” alcuni tavoli (cosa che fanno molti junkets oggi giorno a Macao) privati che gestiva insieme ai suoi soci, con i quali bancava lui stesso le puntate dei facoltosi “amici”, annullando qualsiasi limite di puntata.

La sua storia è particolare. Nato nel 1890, nei primi anni del 1900 ha guidato un gruppo di giocatori d’azzardo per le case da gioco d’Europa. Quando viveva ancora in Grecia Zographos aveva intuito il suo straordinario talento per i giochi di carte: aveva una memoria fotografica e riusciva a ricordare le 312 carte dei 6 mazzi. Per anni si è allenato ed ha studiato il baccarat senza mai scommettere.

Nel 1919 la svolta: con lo zio di sua moglie, Eli Eliopulo, si recano in Francia per distruggere i casinò dell’epoca.
Il nove di quadri era la carta che identificava Nick The Greek che amava ripetere ai gamblers seduti al tavolo: “la buona fortuna non esiste, la cattiva fortuna non esiste”. Credeva nella matematica applicata al gioco e solo in quella.

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Durante il viaggio, la coppia di gamblers incontrò un giocatore professionista armeno, tale Zaret Couyoumdjian che non aveva alcun problema di bankroll. Grazie alla credibilità di questo gambler riescono a raccogliere i fondi necessari per accedere ai tavoli esclusivi. Ai tre si unirà presto un altro emigrante greco: Anthanase Vagliano, un magnate spedizioniere che verserà al “sindacato” la bellezza di 50 milioni di franchi francesi.

Grazie anche a questa enorme cifra, il sindacato greco gestirà per anni il banco di un tavolo privato del casinò di Deauville nel 1922, abbattendo qualsiasi limite e accettando ogni tipo di scommessa.

Il sindacato aveva a disposizione una stanza ed un tavolo privato. Il fatto di giocare senza limiti, attirò i “polli” più ricchi di mezza Europa. L‘Aga Khan, il Barone Henri de Rothschild erano degli affezionati clienti.

Nel 1923, il Ministro delle finanze cileno vinse 17 milioni di franchi ma si rifecero con gli interessi con Citroen ed altri facoltosi clienti. In realtà sembra che nel giro di qualche anno, Citroën arricchì il “Greco” perdendo la bellezza di 30 milioni di franchi.

I funzionari del turismo francese ironicamente commentarono: “hanno attirato più turisti loro che il Louvre”.

Negli anni ’30 il Sindacato gestiva i tavoli high roller di Baccarat dei casinò più esclusivi di Cannes, Parigi e Montecarlo, eliminando qualsiasi limite di puntata. Accettavano scommesse singole da oltre 10 milioni di franchi.

Solo la Grande Depressione e la Seconda Guerra mondiale interruppero l’ascesa di questo gruppo, considerando la chiusura della maggior parte dei casinò.

Zographos “oltre all’abilità nel studiare le carte, era molto bravo nell’osservare gli avversari e nel prevedere le mosse ed in base alle scommesse poteva intuire il range di mani” racconterà anni dopo un amico che lo conosceva molto bene. Ma nonostante tutto Nicolas era consapevole del contesto in cui viveva: “sono come un aviatore, consapevole un giorno di cadere”. In realtà ebbe la fortuna di non cadere mai: passò gli ultimi anni della sua vita in Svizzera, giocando a golf e donando soldi per scopi benefici. Morì nel 1953 ma la sua “leggenda” continua a vivere nelle sale più esclusive dei casinò francesi.

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