Maria Ho, sex symbol del poker “salvata” dalle suore

Maria Ho

L’ultima sua performance l’abbiamo ancora davanti agli occhi: il tavolo finale del WSOP Main Event, poi vinto dallo spagnolo Roca de Torres ai danni del nostro Gianluca Speranza. Nonostante partisse con uno stack da chipleader, Maria Ho non ha avuto lo svolgimento più agevole della storia. La sua uscita in sesta posizione è stata certo deludente, ma lei rimane un personaggio di grande spessore.

Recentemente, PokerGo le ha dedicato una puntata del suo format “Pokerography“, che ha permesso di scoprire particolari della sua storia che erano pressocchè inediti.

L’infanzia e l’emigrazione in USA

I miei erano cresciuti in Taiwan ma non se la passavano bene, e così anche i miei nonni. Tutti desideravano una vita migliore per i figli ma anche per se stessi. Così i miei decisero di emigrare negli Stati Uniti quando ero una bambina”, esordisce Maria nel suo racconto, cui fa da contraltare quello della sorella maggiore Judy, più i contributi di altri personaggi noti del poker-mondo, dalle amiche Liv Boeree e Vanessa Selbst fino a leggende come Mike Sexton.

Maria la ribelle: adolescenza inquieta

“Maria era un tipo problematico, qualcosa di simile alla pecora nera della famiglia”, svela Judy. Il contesto di una famiglia emigrata molto lontano, con una madre molto tradizionalista che tendeva a rifiutare la cultura americana, sono stati elementi che hanno contribuito a rendere l’adolescenza di Maria decisamente movimentata. Una volta – racconta sempre Judy, Maria se ne andò di casa per un mese, quindi accettò di tornare ma solo “alle sue condizioni”.

“Sì ero una ribelle contro tutto e tutti, durante le scuole medie iniziai a frequentare cattive compagnie e ciò mi portò diversi problemi”. Problemi non solo scolastici, perché viene lasciato intendere che più di una volta le sue vicende finirono in una stazione di polizia.

In collegio, dalle suore

Così, i genitori optano per una scelta drastica: Maria viene mandata in un collegio di suore. Per lei è la svolta. “Non mi era mai capitato di vivere fuori dal contesto familiare, nè tantomeno che ad occuparsi di me fossero delle suore. Penso davvero che non sarei mai riuscita a diplomarmi, se i miei non mi avessero costretto ad andare lì”.

la giovane Maria, una tipa difficile da gestire

L’università e la scoperta del poker

Dalla correzione in corsa durante l’high school, Maria intraprende il suo percorso universitario. Ed è proprio ad UCLA, dove studia per ottenere una laurea in psicologia, che la Ho scopre il poker.

“Mi avevano detto che c’erano queste partite la sera tardi tra alcuni dei miei compagni. Io non sapevo neanche di cosa si trattasse e, quando mi dissero che si giocava a Texas Hold’em, mi incuriosii”. Maria non era stata invitata al tavolo, ma per guadagnarsi l’ingresso ricorse a uno stratagemma infallibile: “Mi presentai con una cassa di birre, perché non esiste studente universitario che faccia serata e rifiuti una birra”.

Grazie al suo apporto “alcolico”, Maria riesce a sedersi a quel suo primo home game della vita. “Ovviamente non sapevo neanche cosa stavo facendo, ma in qualche modo riuscii a vincere.” Il poker aveva fatto il suo ingresso nella vita e nella testa di Maria Ho. E non sarebbe più uscito.

Maria durante il WSOP Main Event 2007, dove chiuse 38esima

Un sogno chiamato WSOP

Le sortite al tavolo si moltiplicano e arrivano anche i primi gruzzoli guadagnati. Così, Maria inizia ad avere le idee chiare: “Non avevo alcuna intenzione di interrompere gli studi, quindi decisi che avrei finito il college e mi sarei laureata. Ma decisi anche che mi sarei presa un anno sabbatico tra la laurea e la specializzazione.” Nello specifico, i piani erano chiari: “Avevo già programmato di volare a Las Vegas subito dopo la laurea, per giocare le mie prime WSOP”.

L’esordio alle World Series non va molto bene, così Maria torna a Los Angeles. A quel punto, però, doveva far sapere ai genitori che non aveva intenzione di iscriversi subito a un master per cercare di farsi strada nel professionismo. Ovviamente i suoi non la presero benissimo, anche se Maria fu subito chiara: “Come pensi che mi sia pagata i miei sfizi e le piccole vacanze? Con il poker!”

Last woman standing

Con la determinazione che poi la caratterizzerà da poker pro, Maria si prende la sua chance e riprende a inseguire il suo sogno. Così, l’anno dopo ritorna a Las Vegas per giocare il Main Event. E’ il 2007, Maria arriva 38esima su 6358 partecipanti, vince 237.865$ ma soprattutto diventa la migliore donna del torneo. Quello di essere “last woman standing” è qualcosa che le riuscirà altre tre volte in carriera, in un Main Event delle World Series: una volta quello delle WSOP di Las Vegas (2014) e due alle WSOPE (2011 e 2017).

Tuttavia, tornata a casa con l’orgoglio del risultato ottenuto e con i 237mila dollari vinti, le toccò incassare una persistente insensibilità, da parte dei suoi: “Ok hai vinto questi soldi a poker, ti sei divertita, quindi ora puoi tornare a fare quello che dovresti fare nella vita…”

Maria Ho, l’ambasciatrice ideale

Maria era intenzionata ad accogliere il consiglio dei genitori e a fare un passo indietro, sul piano del gioco. Tuttavia, non aveva considerato la portata anche mediatica di ciò che aveva fatto. L’essere la migliore donna al Main Event delle World Series Of Poker regala una logica esposizione mediatica; se sei anche una bella ragazza, è impossibile non essere sommersi di richieste. “Iniziarono ad arrivarmi diverse proposte di sponsorship, così decisi di afferrare il toro per le corna e accettai”. Maria Ho rimane dunque nel mondo del poker anche con un ruolo nuovo, che iniziava a delinearsi: quello di ambasciatrice.

Broke!

Tuttavia, un incidente crea un grosso ostacolo sul suo percorso. “Ero fidanzata con un giocatore e lui era in un momento di difficoltà, così gli diedi una parte del mio bankroll ma non solo lui perse tutto, finimmo entrambi broke!”

Maria con Tiffany Michelle e il pro Dutch Boyd (Wikimedia Commons)

Un reality per rilanciarsi

Inizia il periodo più difficile per la carriera di Maria Ho, che tuttavia trova un modo di rialzarsi fuori dal poker. Le si presenta l’occasione di partecipare a un reality molto popolare, intitolato “Amazing Race”, insieme all’amica e collega Tiffany Michelle. Le due non vincono ma è decisamente la svolta per Maria, il cui personaggio è ormai molto conosciuto, amato e “spendibile”.

Maria Ho, personaggio “totale”

Da allora Maria Ho non si è più fermata: qualche altro reality, poi presentatrice per l’Heartland Poker Tour, ambasciatrice del poker in Cina, quindi manager dei Los Angeles Sunset nella Global Poker League, ancora host per Poker Central e il Battle Of Malta, e ovviamente tanto poker giocato. Un aspetto, quest’ultimo, da non sottovalutare: negli anni, Maria è infatti molto cresciuta anche sotto l’aspetto tecnico, confrontandosi continuamente con i migliori al mondo. Il sesto posto all’ultimo WSOPE Main Event, oltre che il suo quarto “last woman standing”, è la dimostrazione di una stella ormai brillantissima sotto tutti gli aspetti: un vero e proprio personaggio “totale”, nel poker di oggi.

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