Doug Polk analizza la sua mano preferita del One Drop: un all-in in semi-bluff contro Jacobson

Il 2017 è stato un anno certamente positivo per Doug Polk, sia dal punto di vista mediatico (ha raggiunto una notorietà altissima per un giocatore di poker) sia dal punto di vista dei risultati ai tavoli. In questo senso, l’apice del suo 2017 è stato certamente il One Drop da $111.111 delle WSOP di Las Vegas, torneo che ha dominato e vinto per 3.6 milioni di dollari.

Doug non dimenticherà facilmente quel torneo, e in un recente video ha analizzato la sua mano preferita dell’intero evento: un semibluff con cui si è giocato tutto contro Martin Jacobson.

Ecco la sua analisi dettagliata.

Doug Polk racconta la sua mano preferita al One Drop

Preflop

Blinds 120.000-240.000 e ante 40.000. Jacobson (6.7 milioni) rilancia a 525.000 con **pk* **pj*. Polk (5.3 milioni) difende il big blind con **qa* **q0*.

Siamo già a premio, quindi abbiamo già ottenuto un profitto di circa 2.5 volte il buy-in. Con uno stack più profondo avrei sicuramente 3-bettato, ma qua abbiamo 22 big blind e non possiamo 3-bet/foldare. Al tempo stesso, però, ci sono delle serie implicazioni di ICM che non rendono molto profittevole la 3-bet/call: se bustiamo prendiamo il premio più basso del torneo mentre se double-uppiamo non siamo nemmeno chipleader.

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Flop

**qk* **q4* **p2*, pot di 1.5 milioni

Polk check, Jacobson bet 450.000, Polk chiama.

Jacobson punta meno di 1/3 del pot, una mossa che mi piace perché su questo flop tante mani del mio range non hanno l’equity giusta per continuare. Se ho difeso con J-10 o anche A-8 senza quadri, non posso far altro che foldare. Se avesse Q-J, puntare questa size in bluff sarebbe molto profittevole.

Con il flushdraw nuts abbiamo diverse opzioni. Possiamo rilanciare e chiamare lo shove oppure limitarci al call e vedere il turn. Parlando in linea di massima, quando si tratta di flush draw nuts preferisco chiamare sul flop perché ho un ottimo showdown value. Il check/raise lo preferisco quando ho combo draw, come se il flop fosse stato **qk* **qq* **p2*. In quel caso, con progetto di scala e colore nuts, la mia equity era così alta da spingere subito.

Con questi stack, però, è strano mettersi a check/raisare ed eventualmente chiamare uno shove. A livello puramente teorico è giusto, ma dal punto di vista monetario dovresti avere un approccio più polarizzato con questi check/raise.

Inoltre preferisco chiamare per tenere ampio il mio range ed eventualmente inventarmi qualcosa sulle streets successive.

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Martin Jacobson

Turn

**p3*, pot di 2.43 milioni

I. Polk check, Jacobson punta 1.000.000

Il **p3* è una action card: ora ho anche un progetto di scala, ma al tempo stesso Jacobson ha anche un progetto di colore.

Questa carta è molto più favorevole per il range del big blind. Potrei benissimo difendere con A-5, 5-6s, 4-3, K-3, 3-3 o 3-2s. Ci sono un sacco di mani che miglioranO l’equity del mio range.

L’unica vera mano di assoluto valore che può avere Martin nel suo range è A-5, che apre sempre e c-betta sempre. Non dico che non possa avere 3-3 o 5-6, ma queste combo sono presenti in egual misura anche nel mio range.

Mi piace la sua decisione di puntare, con la sua mano può ottenere valore da King più deboli, progetti di ogni tipo e anche pocket pair come 5-5 o 6-6 che decido di difendere sul flop e con le quali ho ora un progetto di scala.

Mi piace la sua puntata, ma… se qua punti devi sempre chiamare di fronte a uno shove. Non puoi bet/foldare con questi stack con top pair più flush draw. So che non sei felice di chiamare uno shove perché siamo a un final table importante ed è difficile che qualcuno ti check/raisi in bluff sul turn, ma non dovrebbe esistere l’opzione di bet/foldare.

Piuttosto, è ragionevole un check-back, soprattutto contro un giocatore come me a cui piace bluffare.

II. Polk va all-in per 4.45 milioni, Jacobson folda

Su questo board, so che dovrei lasciar andare alcuni progetti di colore. So che fa schifo foldarli, ma sono fuori posizione e se mi limito a chiamare non ottengo più valore se hitto al river. In questo caso, foldo mani come **qq* **q0*.

Il check/shove è una buona mossa perché include al suo interno anche diversi bluff. Con un **qa* qua il bluff è molto frequente. Inoltre la mia mano ha un sacco di equity: se pusho e il mio avversario chiama, ho comunque il 30%.

Tornando alle considerazioni sull’ICM, ho scelto di pushare direttamente per mettere pressione al mio avversario. Se lui avesse pushato invece di puntare, mi avrebbe messo sotto pressione, ma ora sono io a farlo. Ora se lui chiama e perde, perde tantissimi soldi dal punto di vista dell’ICM.

Quando ho bluffato, ho pensato che avrei ricevuto il call solo se avesse avuto una mano come K-x a picche, una scala o un set. Solo queste, perché vuoi dirmi che chiami con A-A considerando la situazione?

Per me il check/shove è una buona mossa anche perché metto in grande difficoltà Jacobson. Se sto bluffando ho comunque molta equity, se non sto bluffando, il suo torneo è praticamente finito.

Qua Martin Jacobson dovrebbe sempre chiamare con top pair. Perché è vero che posso avere A-5 o 5-6, ma è altrettanto vero che il mio range è bilanciato quando chiamo dal big blind, quindi ci sono anche molte mani che batte, come le combo draw o pocket pairs come 4-4. Ci sono tanti bluff nel mio range.

Da un punto di vista exploitativo, la mia strategia è molto ben bilanciata se pusho. L’aspetto importante è foldare alcuni flush draw per bilanciare il range.

Alla fine Martin folda e questo mi spinge a dare un consiglio: non abbiate paura di mettere sotto pressione i vostri avversari. Non potete mai sapere cosa folderanno…

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