La rivalità degli anni Ottanta tra i geni di New York e i rounders texani di Las Vegas

Il dualismo più forte nella storia del poker è probabilmente quello tra i giocatori live e quelli dell’online. Una rivalità iniziata con il successo di Chris Moneymaker nel Main Event WSOP 2003, ma ancora molto accesa anche oggi.

C’è però un’altra contrapposizione di cui si è scritto e parlato pochissimo nel corso degli anni, nonostante sia anche più interessante dell’eterno confronto tra online e live. Si tratta della rivalità che si accese negli anni Ottanta e diede il via a una piccola rivoluzione nel mondo del poker: la rivalità tra i giocatori del Mayfair Club di New York e i professionisti di Las Vegas.

Il Mayfair Club di New York

Questo tema è stato trattato recentemente in un mini-documentario su Poker Go. La web tv dedicata al poker ha parlato con alcuni dei regular più vincenti del Mayfair Club, lo storico club underground di New York che ispirò il film simbolo del No-Limit Hold’em, Rounders.

Negli anni Ottanta, il poker era un fenomeno circoscritto alla West Coast americana. Tutti i professionisti venivano infatti dalla California, da Texas o dal Nevada. Sulla East Coast, l’unico luogo dove si potesse giocare a poker con regolarità era New York, ovviamente nei circoli privati.

Non ci fu però un vero e proprio boom del poker nella Grande Mela, quanto un lento innamoramento. Nessuno dei club dove si giocava a poker era nato per quello scopo, perché in realtà erano tutti circoli che da anni ospitavano gli appassionati di Backgammon, scacchi e Bridge. Questo aspetto è fondamentale, perché costituì un background unico per i futuri poker pro.

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La differenza tra i giocatori di Las Vegas e quelli di New York

Negli anni Ottanta c’era una netta spaccatura tra i pro di Las Vegas e quelli di New York. I primi, capitanati dai texani Doyle Brunson, Amarillo Slim e Johnny Moss, erano giocatori di braccio, cresciuti giocando in partite improvvisate e illegali, dove era normale dover rischiare la vita per scappare con le vincite.

Da quando il poker era arrivato a Las Vegas, avevano avuto la possibilità di “normalizzare” la loro professione, ma dentro restavano i duri e puri del Texas.

Al contrario, i giocatori che nei primi anni Ottanta si venivano a formare a New York erano molto più simili agli odierni grinder dell’online: erano intellettuali, laureati, appassionati di matematica e videogames, abili scacchisti e grandi vincitori nelle partite di Backgammon.

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Giocatori “estremamente intelligenti”

Chi erano questi giocatori? I migliori del Mayfair Club erano Dan Harrington, Erik Seidel, Howard Lederer, Steve Zolotow, Mickey Appleman e Jay Haimowitz.

Erano giocatori estremamente intelligenti“, dice l’ex proprietario del Mayfair. “Se guardavi invece ai giocatori di Las Vegas, erano ottimi giocatori, ma non avevano il background dei newyorchesi. Il livello di intelligenza dei regs del Mayfair era altissimo e quando parlavano, parlavano solo e sempre di poker“.

Steve Zolotow era uno dei giocatori del Mayfair Club, e ricorda così quegli anni: “Andavamo a giocare a Pacman, poi andavamo a bere e giocavamo a biliardo. Nel frattempo, non parlavamo d’altro che di strategia di poker”.

Dan Harrington

L’edge nel No-Limit Hold’em

L’altra grande differenza tra i giocatori della West Coast e quelli della East Coast era nella tipologia di poker: a Las Vegas si giocavano principalmente i Mixed Games e il No-Limit Hold’em era considerato un tipo di poker adatto esclusivamente ai tornei; al Mayfair Club si giocava solo a No-Limit Hold’em, in tutte le sue varianti.

Questa circostanza diede un edge enorme ai giocatori di New York, quando questi si presentarono a Las Vegas nel 1987. Alle WSOP di quell’anno il team del Mayfair stupì tutti con un gioco mai visto prima, fortemente basato sulla matematica.

Non mi sarei mai aspettato di vedere un ragazzino di 23 anni al final table del Main Event WSOP“, disse Doyle Brunson in riferimento ad Howard Lederer. “Ma il poker sta cambiando alla velocità della luce, dobbiamo adattarci”.

Il successo dei giocatori del Mayfair Club

“Quando siamo andati a Las Vegas per la prima volta, il nostro gioco nel No-Limit Hold’em era superiore ai regular del posto“, ricorda Steve Zolotow. “Sia nel cash game sia nei tornei, eravamo più forti, perché noi avevamo giocato solo a quella variante nella nostra vita, mentre loro la giocavano solo in occasione del Main Event WSOP“.

In quell’edizione delle WSOP, i giocatori del Mayfair Club dominarono il Main Event WSOP: Jay Heimowitz chiuse in 11° posizione, Mickey Appleman in 8°, Dan Harrington in 6° e Howard Lederer in 5°. Non avevamo mai giocato prima in un casinò, tanto meno di fronte alle telecamere.

Johnny Chan ed Erik Seidel

L’orgoglio dei pro della West Coast: la vittoria di Chan su Seidel

L’anno successivo, Erik Seidel fece ancora meglio, raggiungendo l’heads-up finale. Qui si trovò però contro Johnny Chan, uno dei più noti e competitivi poker player della California. In quello storico testa a testa nacque ufficialmente la rivalità tra West Coast e East Coast, che nel primo atto vide prevalere i “padroni di casa”.

Infatti, non solo Johnny Chan sconfisse Erik Seidel, ma lo umiliò anche con quella giocata passata alla storia proprio grazie a Rounders. Il protagonista del film, Mike McDermott (interpretato da Matt Damon), osservava una registrazione dell’heads-up e commentava con un semplice “Johnny fucking Chan” per esaltare a netta superiorità del player di origini cinesi sullo spilungone di New York.

La rivalità si è protratta nel corso degli anni, ma non è durata a lungo: proprio dopo quell’heads-up tra Chan e Seidel, il Mayfair Club iniziò un lento declino che portò alla fuga dei giocatori da New York ad Atlantic City o direttamente a Las Vegas. Ciò che rimane oggi di quello storico poker club – chiuso definitivamente nel 2000 – è il ricordo dei regular dell’epoca, che non a caso sono oggi tra i giocatori di poker più vincenti al mondo.

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