Il futuro dell’online europeo: Spagna e Portogallo verso un poker sempre più internazionale. Il 68% dei gamblers punta sull’ offshore!

Da una ricerca di mercato commissionata dalla Remote Gambling Association (RGA), è emerso che il 68% dei gamblers lusitani scommette su operatori offshore, senza licenza rilasciata da Lisbona. Tutto ciò lascia una serie infinita di interrogativi sullo stato di regolamentazione del gioco d’azzardo online in Portogallo.

Poker.pt: cash game in caduta libera

Facendo due calcoli, il poker online da marzo ad oggi, ha perso oltre il 43% di action ai tavoli di cash game. Abbiamo confrontato i dati di marzo 2017 (rilevati da PokerScout) rispetto ad oggi di Pokerstars.pt , unica room per il momento autorizzata.

E’ evidente che la legislazione da quelle parti non ha raggiunto, fino ad ora, gli scopi che il Governo si era posto. Ed ora c’è da rimediare a questa situazione disastrosa alla velocità della luce. L’esecutivo ha un piano preciso: rafforzare l’offerta legale, rendendola più attrattiva. Come?

I segnali sono chiari: la liquidità “regionale”, almeno per Portogallo e Spagna sarà solo un punto di partenza, un primo step, ma il futuro del poker online e del betting exchange (forse anche dei casinò games), almeno in questi due paesi, va in un’unica direzione, ovvero verso una liquidità aperta con un field internazionale e tutto ciò romperà ulteriormente gli equilibri protezionistici e lobbistici dei singoli stati vicini. D’altronde lo abbiamo sempre scritto: il poker è un gioco che si basa sulla liquidità, andare contro questo concetto, vuol dire andare contro la naturale evoluzione del mercato. Lo sta capendo anche il governo greco che è sempre stato condizionato dalle lobby interne. Ad Atene è allo studio una profonda modifica dell’assetto regolatorio.

Portogallo: la doppia opzione, le tappe

Come vi abbiamo aggiornato puntualmente in questi ultimi anni sull’evoluzione normativa dei vari paesi  europei, il Portogallo, avendo un mercato interno molto ristretto (poco più di 10 milioni di abitanti) ha sempre guardato con interesse alla liquidità internazionale. E se la “condivisa regionale” non sarà sufficiente per salvare il cash game lusitano (la partenza a step non aiuta), il passaggio naturale sarà verso l’apertura totale (leggi .com) con possibile accettazione anche del gioco dai residenti esteri. Abbiamo seguito tutte le tappe evolutive di questo mercato.

Nell’aprile del 2016, il Governo di Lisbona aveva allo studio un disegno di legge che sanciva: “potranno accettare gioco in Portogallo operatori che dispongono di licenze in paesi che non vietano la liquidità internazionale”.

Nell’ottobre dello stesso anno, il regolatore aveva garantito l’apertura del nuovo mercato ma senza specificare la tipologia di liquidità (regionale o internazionale).

Il regolamento approvato da Lisbona e Bruxelles

Il 5 gennaio del 2017, l’esecutivo lusitano ha mandato in notifica a Bruxelles il testo di legge con la pubblicazione del regolamento sulla liquidità internazionale nel poker e nelle scommesse.

Il regolamento è relativo ai “giochi di scommesse online tra i giocatori registrati su «.pt» e giocatori i cui accessi sono localizzati al di fuori del territorio portoghese e che sono registrati sotto un altro dominio con licenze rilasciate da giurisdizioni nelle quali i giochi online, le scommesse e la liquidità condivisa dei mercati sono ammesse in base alla legge o alla rispettiva autorità di regolamentazione“.

Non si specifica nel testo se la giurisdizione sia europea o meno o il tipo di liquidità. In effetti, la normativa portoghese è aperta a qualsiasi tipo di interpretazione. E non è una mancanza, ma vi è la volontà di mantenere una serie di opzioni disponibili, compresa l’accordo sottoscritto a Roma a luglio con i Monopoli italiani, l’Arjel e il DGOJ spagnolo.

Il nuovo disegno legge voluto dal Governo di  Lisbona

Nonostante l’approvazione di questa legge, il Governo portoghese, due settimane fa, ha deciso di presentare un nuovo disegno legge, la cui norma si sviluppa in due capoversi.

Gli operatori con licenza in Portogallo avranno la possibilità:

1) “di condividere la propria piattaforma di gioco per promuovere e fornire gioco online e betting games ai giocatori registrati in web site differenti da quelli portoghesi (.pt)”

2) “di fornire giochi d’azzardo e scommesse online tra giocatori registrati su siti web portoghesi (pt) e scommettitori situati al di fuori del Portogallo e registrati su siti web non portoghesi (non pt) che operano con licenze rilasciate in giurisdizioni in cui è ammessa la liquidità condivisa“.

Non si danno elementi o criteri per classificare le varie giurisdizioni: potrebbe essere per esempio la Francia, come Malta (.eu) o la Gran Bretagna (.com), tutte giurisdizioni che ammettono la liquidità condivisa con relative leggi già approvate.

Ratio: implementazione delle entrate fiscali

D’altronde la ratio di questa regolamentazione è chiara: garantire un gettito di entrate fiscali importanti, visto che il gioco online in Portogallo è stato voluto a tutti i costi dalla Troika finanziaria europea (visto che devono risanare un deficit finanziario importante a Lisbona). Quindi, per forza di cose, il Portogallo deve mantenere tutte le opzioni migliori per preservare le entrate del mercato interno.

La Spagna: il messaggio di apertura al modello danese…

La Spagna non ha mai nascosto (fin dal 2012, ovvero da quando si è iniziato a parlare della condivisa) le sue simpatie per la liquidità internazionale non solo europea ma anche extra (in particolare in Sud America). Di recente gli iberici hanno fatto pubblici elogi al modello danese (liquidità aperta sul field dot com di un mercato regolamentato) non nascondendo – ufficiosamente – che stanno studiando questo tipo di soluzione (accordo con Danimarca per accesso al field mondiale).

Il peso della Spagna pare decisivo per il futuro del field europeo, mai come in questo momento le decisioni del DGOJ stanno diventando una sorta di ago della bilancia

Dal punto di vista ufficiale invece hanno ribadito il concetto di essere pronti a partire subito a braccetto con la Francia all’inizio del 2018. Sembra una partita a poker tra i vari enti  regolatori, ma Madrid ha fretta perché tutti i suoi giocatori high roller si sono trasferiti da anni a Londra e Malta.

Il futuro: ritorno alle origini?

Dipenderà molto dalle risposte della liquidità regionale, ma è logico pensare che il futuro del poker online europeo vada in quella direzione, ovvero alle origini, al passato (pool internazionale aperto), con i mercati regolamentati aperti. Non ci saranno né lobby, né burocrati o politici che potranno contrastare questa evoluzione, considerando che già i giocatori che muovono i volumi più importanti sono volati via (ed i dati ufficiali lo dimostrano). Inutile chiudere il recinto quando i buoi sono già scappati ed i francesi lo sanno molto bene. L’unica soluzione è rendere il recinto stesso più attrattivo, pensare ad altre soluzioni vuol dire solo accontentarsi a soluzioni di facciata.

E la Francia?

Con Portogallo e Spagna che guardano ad un orizzonte più ampio, come hanno fatto in questi anni altri mercati regolamentati come Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Irlanda, Serbia, Estonia, RomaniaRepubblica Ceca etc (la lista è lunghissima) cosa farà la Francia? Allinearsi con i partner oppure continuare a fare la locomotiva?  Oppure ritornare al 2008 quando regolamentò in mercato aprendo le porte a tutti i giocatori europei? Il dubbio rimane, dipenderà dalle sorti della liquidità regionale. Almeno nel cash game online i francesi potrebbero essere costretti a seguire spagnoli e portoghesi.

Arjel leader in Europa

Non sottovalutiamo però la forza politica dei francesi: a seguito di Brexit, sono loro i leader tra le autorità europee in materia di gaming e le loro mosse saranno decisive in questi mesi per dettare il futuro dell’online nell’Unione. Ed è logico attendersi un rafforzamento del concetto dei mercati regolamentati. Ma cosa converrà fare all’Arjel nel poker?

L’action infatti è in declino per gli operatori transalpini che sono alla ricerca perpetua di un miglioramento del pool. Inoltre non scordiamoci che da un decennio la normativa francese prevede una liquidità aperta verso tutti i players europei (norma che non è mai stata modificata). Al momento, diverse rooms hanno applicato in maniera restrittiva questa legge (solo cittadini europei residenti in Stati non regolamentati), ma l’Arjel è sempre stato neutrale sul tema e i futuri sviluppi politici potrebbero portare il mercato ai primi mesi di vita (anni 2009-2010), innanzitutto per rafforzare la liquidità interna e , di conseguenza, pompare sempre di più il progetto della condivisa regionale, l’unica alternativa seria per convincere i portoghesi e gli spagnoli ad investire in questa direzione.

Ignorare la storia “regolatoria” e politica dei singoli stati europei può essere un errore fatale, potrebbe voler dire per alcuni osservatori “fare i conti senza l’oste” (il mercato). Il dibattito odierno che si sta sviluppando in questi giorni è rimasto troppo in superficie e non tiene conto dei vari e fragili equilibri costruiti in questi anni.

I prossimi mesi saranno decisivi ma la partita a poker è appena iniziata e l’esito è tutt’altro che scontato sul futuro del poker europeo.

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