Il dramma in 4 atti di Jason Wheeler: “il sogno del Championship si è trasformato in una maledizione”

dal nostro inviato a Praga Stefano “Bronsedi” Atzei

Il sogno, la visione del final table, l’heads-up, il disastro finale nel PokerStars Championship. Un dramma in quattro atti quello di Jason Wheeler, carro armato per sei giorni filati che pecca di leggerezza nel momento dello sprint finale.

Questa tappa aveva un sapore speciale per lui, nella “sua” Praga: “Volevo davvero, davvero e ancora davvero, vincere a Praga. Desideravo conquistare il titolo più di ogni altra cosa, specialmente qui. Sì, fa male e farà male per un po’. I soldi fanno sempre piacere, abbiamo trovato un buon deal, ma sentivo di volere la vittoria più di chiunque altro. Ci sono andato soltanto vicino…”.

Jason Wheeler (foto by Assopoker)

Lungi dal voler sindacare sulle sue scelte, ma da spettatori la sensazione è quella che a un certo punto la paura di vincere abbia preso il sopravvento. La 4-bet shove da 40x con A-9off, contro un avversario così alla portata e bui da un’ora e mezza, forse si poteva evitare, ma d’altro canto noi siamo qui a scrivere, lui a giocarsi il titolo. La percezione a caldo del protagonista infatti è totalmente diversa:

“Ha avuto un sacco di mani heads-up. Sono sicuro che se avessi potuto giocarci per ore sarei riuscito a vincere, ma ho perso lo stack piuttosto rapidamente…Complimenti a lui, ha vinto e si merita il primo posto. Non posso nascondere di essere triste, ma alla fine cos’altro puoi fare se non crederci con tutto te stesso? Sono orgoglioso di quel che ho fatto”.

Il sogno del final table, che ci aveva raccontato il giorno prima in ascensore, si avvera pian piano per poi svanire all’improvviso:

“Quel sogno…Si era fermato al final table, poi mi sono svegliato. Sembra quasi una maledizione, io faccio secondo qua e il mio amico fa lo stesso in altri due tornei. Quel sogno mi suggeriva di crederci e l’ho fatto, ma l’epilogo è stato a dir poco beffardo”.

Nel corso dell’ultima mano del primo break, Wheeler decide di raise-foldare su short stack facendo infuriare il nostro Galb, che gli chiede come possa non mettere: “Voglio tenere dentro gli short, ti basta come risposta?” Fa Wheeler con un volto visibilmente teso mentre si avvia verso il bar: “Sì e in quel caso specifico avevo anche ragione, – prosegue a fine torneo – l’ho anche visto a carte scoperte lui aveva J-J io A.J. Avrei potuto pescare le mie 3 out ma non sarebbe cambiato tanto. Per la mia strategia era molto meglio che restasse dentro invece che farlo raddoppiare. Avevo un piano preciso da seguire per il final table e ho continuato a fare piccoli aggiustamenti in corso d’opera. All’heads-up l’idea era quella di andarci piano, ma poi le dinamiche al tavolo si sono evolute piuttosto velocemente e lui hittava ogni singolo board che giocava. Io avevo gutshot, draw tutte mani con cui al massimo posso bluffare…”

CONTINUA A LEGGERE