Tutto ciò che non sapevate su… Aditya Agarwal

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Il Team PokerStars Pro discute dell’esplosione del poker nel suo paese d’origine (l’India), dei suoi anni in collegio in una regione himalaiana e del perché lascia che sia sua moglie ad acquistare i vestiti per lui…

La passione di Aditya Agarwal per il poker è scoppiata per la prima volta quando, mentre si trovava nel dormitorio dell’università, ha acceso la tv su ESPN per vedere Chris Moneymaker, un contabile del Tennessee, vincere il Main Event delle World Series of Poker 2003 e intascarsi $2,5 milioni. Da quel momento, la laurea in ingegneria ha lasciato spazio al grinding online e ad una certosina costruzione del bankroll, con l’obiettivo, un giorno, di diventare un professionista.

Oggi, il trentatreenne sposato con la collega Shuchi Chamaria, nonché quarto nella All-Time Money List indiana, sta facendo di tutto per aiutare la diffusione del poker in India. Di recente, abbiamo fatto due chiacchiere con Aditya nella sua Kolkata, per scoprire di più della sua vita al di fuori del poker.

Sei nato e cresciuto a Kolkata, eppure hai passato buona parte della tua vita ad alta quota (2.000 metri) nel nord dell’India. Per quale motivo?

Ho frequentato un famoso collegio pubblico, il St. Pauls di Darjeeling, situato nello stato del Bengala Occidentale. Sono rimasto lì con mio fratello, Rajat, per diversi anni. Darjeeling, famosa per il suo tè, è come una stazione di montagna e lo scenario è pazzesco; da lì si può ammirare il monte Kangchenjunga (la terza montagna più alta del mondo, che attraversa parte del Nepal e il Sikkim in India, ndr). Molte città, in India, sono affollate e piene di smog, perciò le persone vanno in queste stazioni di montagna, o luoghi di villeggiatura, tipo il Darjeeling, perché c’è meno folla, l’aria è più pulita e il panorama è spettacolare. Vivere in un ambiente simile per qualche anno, lontano dalla città, è stato bellissimo.

I giochi di carte sono molto diffusi in India: ci giocavi molto da piccolo?

Sì, tutti qui giocano a carte per divertirsi, come hobby. Giocavamo a rummy e a qualche gioco di carte indiano tipo Teen Do Paanch. Durante il Diwali, un festival indiano, tutti giocano a carte – è un costume sociale importante, durante il quale la gente viene invitata a feste dedicate ai giochi di carte. Non ho mai giocato per soldi da piccolo, ma sapevo che una volta raggiunta l’età adulta lo avrei fatto. All’epoca, però, non penso che qualcuno conoscesse il poker: ci sono voluti molti altri anni prima che arrivasse in India. Vent’anni fa, il gioco di carte più popolare durante il Diwali era il Teen Patti, oggi sostituito dal poker.

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L’Hold’em sarà ancora in via di sviluppo in India, ma il gioco di Agarwal è pienamente maturo

Da adolescente hai viaggiato per 13.000 km per studiare alla Drexel University di Philadelphia. Hai fatto fatica ad adattarti?

Mio padre ha una famiglia numerosa, quattro fratelli e cinque sorelle: questo vuol dire che abbiamo famiglia ovunque. Viaggiamo sin da quando eravamo giovani e io ho sempre voluto studiare negli USA piuttosto che in India. Ho subito stretto tante amicizie e non ho sentito molto la lontananza da casa. Mi sono divertito parecchio, anche se una o due volte l’anno tornavo in India.

È vero che hai cambiato il corso di studi da ingegneria a marketing per via del poker?

Ho cominciato a studiare ingegneria, ma ho scoperto il poker al secondo anno grazie al cosiddetto ‘effetto Moneymaker’. Era verso la fine del 2003 quando ESPN cominciò a mandare in onda le World Series of Poker 2003: guardandole, mi innamorai del gioco. Nel dormitorio si giocavano partite di Texas Hold’em da $5 e $10 e c’era sempre gente che partecipava. Poi uno del gruppo vinse un sacco di soldi giocando online e tutti cercammo di imitarlo. Ai tempi il poker era molto facile e c’erano un sacco di bonus deposito, perciò utilizzammo quelle offerte per costruire i nostri bankroll.

Giocavo a poker tante ore al giorno, sapendo che i miei genitori mi avrebbero ucciso se avessi mollato la scuola; perciò decisi di prendere una laurea più facile in marketing, in modo da portare avanti entrambe le cose. Quando mi laureai, il poker mi stava già dando belle soddisfazioni e per me diventare un giocatore professionista fu una scelta di carriera ovvia. Ebbi anche il pieno supporto dei miei genitori, che ringrazio tantissimo. Se avessi studiato in India, la mia vita avrebbe potuto prendere una piega diversa.

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Se la carriera nel poker non dovesse funzionare, Agarwal ha un futuro come modello d’abbigliamento…

A quel tempo il boom del poker aveva raggiunto anche l’India?

No, passarono diversi anni prima che il poker raggiungesse l’India – probabilmente fu intorno al 2009. Mentre il boom cominciava negli Stati Uniti nel 2003, e si diffondeva in Europa e Australia, molti ragazzi indiani si spostavano in quei paesi per studiare e giocare a poker. Poi tornavano in India e condividevano ciò che avevano imparato sul poker. Un altro motivo che favorì il boom in India fu la presenza dei giochi di poker gratis su Facebook: molti pro in India cominciarono proprio grazie a quei giochi.

In che modo hai visto crescere il poker in India? E sta davvero esplodendo a tutti i livelli, in un paese pronto a diventare il più popolato al mondo?

Il poker sta diventando molto popolare in India. Il numero di persone che gioca aumenta costantemente, così come il numero di indiani che partecipano ai tornei all’estero. Molte città hanno aperto poker room legali e nella mia, Kolkata, ci sono delle cardroom di lusso. Ho giocato parecchio in India nel corso degli anni, anche se non molto di recente. Ad ogni modo, so che le partite oggi sono più difficili rispetto al 2009. In India esistono anche tre leghe di poker, con l’obiettivo di far arrivare il poker in TV e renderlo più popolare. Questo per dire quanto è diventato famoso il poker in India: non esistono molti altri paesi a poter vantare tre leghe.

Inoltre, PokerStars presto arriverà in India, cosa che la gente mi chiede tipo tre volte al giorno. Quando arriverà PokerStars, cambierà tutto. L’anno prossimo sarà incredibile. Ci sono così tanti appassionati di poker oggi. È molto entusiasmante, in pochi anni secondo me diventerà mainstream. Prendete mia moglie: non aveva mai sentito parlare di poker prima di incontrarmi, ma dopo che le ho fatto conoscere il gioco ne è diventata una professionista, e ora viaggiamo insieme ai tornei. Ho fatto tanto coaching di poker in passato, ma oggi mi dedico quasi totalmente a lei.

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Aditya Agarwal si diverte al tavolo

Cosa fai per rilassarti?

Non sono una persona molto attiva, che ama stare all’aperto. Anzi, durante il giorno a Kolkata non esco, con tutto quel caldo e quel traffico. Mi piace leggere e guardare la TV, principalmente film di fantascienza e show. Non gioco ad altro che a poker. Semplicemente, preferisco fare altro se qualcuno mi chiede di giocare a carte. Dato che anche mia moglie è una giocatrice professionista, viaggiamo molto e lei adora visitare città diverse. Entrambi amiamo mangiare fuori, in particolare uscire a cena. Siamo sposati da 18 mesi e quasi la metà del tempo l’abbiamo passato lontano da casa. Quindi non abbiamo una vera routine. Viviamo con i miei genitori e mio fratello più grande, ma io e mio fratello dormiamo molto durante il giorno e stiamo svegli quasi tutta la notte a giocare a poker online.

Sei quel tipo di persona che si regala qualcosa dopo una bella vincita online o live?

No, direi di no. Mia moglie tende a spendere tutti i miei soldi e ama comprarmi i vestiti, dato che pensa che io non abbia gusto. Ma sono più che felice che se ne occupi lei.

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