A Campione D’Italia nasce il secondo casinò: si chiamerà Dragon e sarà solo per i gamblers cinesi

Per risollevarsi dalla crisi finanziaria (richieste fallimentari della Procura a parte), in riva al Lago si studiano soluzioni alternative rispetto al passato, in particolare si punta sui giocatori asiatici.

La presenza ed il peso dei gamblers cinesi negli incassi del Casinò di Campione d’Italia non si può più trascurare ed è aumentato con il passare degli anni, a tal punto, che i giocatori asiatici avranno – tra 12 mesi – una sala da gioco tutta per loro in riva al lago.

Come noto, vengono organizzati giornalmente bus da Milano per portare oltre confine gli scommettitori con gli occhi a mandorla, amanti del gambling e presto il servizio potrebbe essere ulteriormente potenziato, considerando la grossa novità in arrivo.

Il Comune di Campione di Italia versa in una preoccupante crisi finanziaria ed è stato costretto a mettere in vendita la storica Villa Mimosa. Nessuno però sembrava essere interessato, così a farsi avanti è stato il Casinò che ha deciso di acquistarla per 5 milioni di franchi, circa 4 milioni e 300 mila euro.

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Con questo flusso di cassa insperato il Sindaco potrà pagare gli stipendi ai dipendenti comunali mentre il Casinò e Novomatic (azienda produttrice di slot machines) gestiranno la nuova sala “Dragon Casinò“.

La multinazionale austriaca si è accollata le spese dell’operazione ed avrà diritto al 60% dei profitti della futura casa da gioco asiatica. L’investimento iniziale è di circa 6 milioni di franchi.

In 12 mesi si conta di poter aprire il secondo Casinò di Campione d’Italia. L’inaugurazione della succursale asiatica è prevista per l’1 gennaio 2019.

I gamblers cinesi avranno a disposizione una struttura esclusiva solo riservata per loro con tavoli, ristoranti e bar dedicati.

Il Casinò assumerà 74 persone (che parleranno il mandarino) per gestire il Dragon. Il sindaco Roberto Salmoiraghi  ha spiegato: “i giocatori cinesi non amano mescolarsi con gli altri clienti”. Per la sede storica però potrebbero sorgere non pochi problemi, considerando che un’ampia percentuale degli attuali frequentatori è di origine asiatica.

Uno dei 492 dipendenti, in forma anonima, al quotidiano La Stampa ha rivelato: “Più che una concorrenza sleale si prospetta un suicidio, quello del sistema casinò. E un omicidio, quello di noi dipendenti di cui faranno strage”. Questa idea divide: c’è chi è favorevole e chi è invece contrario. Comprensibili i timori dei dipendenti.

Il Sindaco però difende la sua scelta: “La clientela cinese è molto particolare. Preferisce non mescolarsi con gli altri. I giocatori tradizionali pensano che siano troppo rumorosi. Fa parte della loro cultura”.

Nel 2017 però la sala disegnata dall’archietto Mario Botta ha registrato 40.000 presenze in meno. Il numero uno cittadino esclude problemi: “E’ impensabile che si parli di concorrenza, visti i volumi delle due strutture. Escludo che per questo si perdano posti di lavoro. Viviamola come un’ opportunità in più per la casa da gioco, per i dipendenti e pure per il Comune”,

Il piano è quello di raddoppiare la clientela cinese che nel 2016 ha registrato 60.000 ingressi. Naturalmente ci saranno tavoli di baccarat (il gioco preferito per i gamblers con gli occhi a mandorla), circa 50 slot machines ed altri tavoli saranno aperti per blackjack e soprattutto il Sic Bo, gioco di carte molto amato a Macao.

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