Djokovic guida la rivolta sui premi, ma quanto guadagnano i tennisti? I payout dei tornei di poker e degli Slam

Chi lavora nel mondo del poker oramai è avvezzo alle continue polemiche sui payout dei tornei e come vengono distribuiti i prize pool. C’è a chi piace una struttura più verticale con premi più sostanziosi per chi arriva al final table e chi vorrebbe invece metà del field in the money. E’ difficile accontentare tutti.

Nel tennis girano parecchi soldi ma poche volte si è parlato di strutture e montepremi. In questi giorni il vento sembra cambiare. Ci sono molte similitudini tra questo sport ed il poker live.

Il sindacalista Novak Djokovic

Djokovic: premi più ricchi per i più “deboli”  che rischiano di andare broke

A guidare gli scontenti è Novak Djokovic che bussa alla porta degli organizzatori dei tornei ed è pronto a mettere le mani sui forzieri degli Australian Open. Il serbo è preoccupato sulla sostenibilità economica di questo sport, in particolare del circuito ATP per i giocatori con il ranking più basso. I viaggi costano, così come mantenere lo staff (fisioterapisti, allenatori, etc etc) e un grado di forma fisica accettabile. In caso di infortunio cosa succede?

Per tanti giocatori il professionismo sta diventando insostenibile. Uscire al primo turno dell’Australian Open vuol dire mettersi in tasca 50.000 dollari australiani (al secondo round 80.000).  Ma solo per entrare nel tabellone principale, quanto costa? Minimo c’è un anno di lavoro alle spalle (ranking ATP e/o qualificazioni etc).

L’ex numero uno al mondo vorrebbe che la quota destinata ai giocatori dei proventi dei tornei fosse più alta ed inoltre, rivendica, un payout più orizzontale, o comunque che tuteli maggiormente chi esce nei primi turni.

Solo i top 10 sembra che se la passino alla grande. Sembra che però i big (Djokovic e Murray in testa) siano pronti a schierarsi.

La riunione carbonara con 100 tennisti

Djokovic ha organizzato – secondo la stampa serba – un meeting a porte chiuse in Australia con 100 giocatori, alla presenza anche di un professore di diritto. Ed è disponibile a creare una lega per i giocatori professionisti.

La notizia è stata confermata indirettamente da altri tennisti durante le conferenze stampa post match che si stanno disputando in questo momento nel Grande Slam di Melbourne.

Novak è presidente dell’ ATP Players Council e, secondo giornalisti storicamente vicini a lui, sente di dover perseguire una missione: garantire ai tennisti premi più alti, soprattutto a quelli con basso ranking che hanno parecchie difficoltà da affrontare.

Più soldi ai deboli vorrebbe dire mettere al riparo il tennis anche dal rischio combine nelle scommesse. Ma questo è un altro aspetto.

Australian Open: prize pool ricco da 55 milioni ma giro d’affari da 500 milioni!

Il punto è semplice: l’Australian Open, dall’anno scorso, è uno dei tornei con il montepremi più alto: 55 milioni di dollari australiani, circa 36 milioni di euro, più del 10% rispetto all’anno scorso. In linea con Roland Garros e più alto di Wimbledon.

Solo l‘US Open è più ricco: nel 2017 fu il torneo con il prize money più importante della storia, 50 milioni di dollari americani.

Ed allora perché i tennisti si lamentano? Rivendicano il fatto che se il montepremi è di 50 milioni, il giro d’affari gestito dagli organizzatori tra sponsor, diritti televisivi, diritti di trasmissione dei punteggi ai bookmakers (quota rilevante) e biglietti è 10 volte tanto. Quindi, secondo il loro punto di vista rimangono le briciole ai veri protagonisti.

Parallelo Grande Slam con grandi tornei di poker

E Djokovic ha posto l’accento anche sulle strutture dei payout (forse troppo verticali). Ai vincitori, quest’anno non è riservato poco: 2,6 milioni di euro per il singolare maschile e femminile, ovvero poco più di 3,17 milioni di dollari statunitensi.

Sembrano tanti soldi, ma se pensiamo al vincitore del Main Event WSOP 2017 (terzo nella storia per prize money), Scott Blumstein, comprendiamo che alla fine non è proprio così. Stiamo paragonando il secondo evento più ricco della stagione (Australian Open) con il primo torneo di poker. Blumstein è tornato a casa con 8,1 milioni di dollari!

Scott Blumstein campione del mondo nel 2017

Certo ha battuto un field di 7.221 giocatori sfruttando non solo le sue skills ma anche una run favorevole che è durata giorni, ma non è nulla di paragonabile ai sacrifici che deve fare un tennista solo per avere diritto a giocare uno Slam, figuriamoci vincerlo.

Certo, in questo caso i soldi li mettono i players ed è giusto alla fine che vi siano montepremi del genere, ma lo spettacolo offerto dai tennisti ha un seguito diverso ed è facilmente vendibile a sponsor, pubblico e televisioni in generale. Nel caso contrario non si spiegherebbe l’investimento da un miliardo proprio degli organizzatori dell’Australian Open per rifare tutto l’impianto.

Organizzare un torneo del genere è un bel business. Ritornando al poker, il montepremi dell’evento più famoso, il Main WSOP, ha generato un montepremi di 67,8 milioni di dollari superiore a quello dell’evento di Melbourne, pari a 39,9 milioni. Come detto la fonte del denaro è diversa, ma si può capire che vi la fetta destinata ai tennisti, rispetto al giro d’affari che producono, è senza dubbio bassissimo. 

Anche nel poker il denaro è (in parte) garantito dagli sponsor…

Come detto, in teoria il paragone potrebbe essere fuorviante: nel poker il denaro gira più facilmente grazie anche al fatto che a metterlo in gioco sono gli stessi protagonisti come nel caso del Main Event WSOP oppure nella maggior parte degli European Poker Tour. Ma non è sempre così. A volte a garantire è lo stesso sponsor del torneo. Pensiamo ai Millions. PartyPoker ha garantito una copertura di 100 milioni di dollari per organizzare i suoi tornei nel 2018. Online è sistematica la copertura delle rooms (vedi PokerStars, 888, Winamax e la stessa Party) negli eventi più importanti. Insomma il denaro gira anche grazie agli “sponsor”.

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Tennisti come i grandi club europei negli anni ’90?

Nel tennis invece sembra che gli organizzatori vogliano tenersi gran parte della fetta dei guadagni, magari non per ragioni di business ma per altri scopi (mantenere il movimento di base). Ma i tennisti stanno aprendo gli occhi, un pò come federo i grandi club europei di calcio negli anni ’90, quando Real Madrid, Juventus, Milan, Marsiglia, Lazio, Bayern Monaco etc costrinsero l’UEFA a creare la Champions League, minacciando la creazione di una super lega europea. Da quel momento, i fatturati dei club di calcio del Vecchio Continente sono iniziati a salire come per i club inglesi di Premier League.

Il payout dell’Australian Open

Ritorniamo al primo Slam della stagione. I finalisti torneranno a casa con 1,3 milioni di euro, mentre per i semifinalisti ci sarà un assegno di 800mila euro. Ma attenzione perché la struttura non sembra molto equa. Ci sono degli scalini importanti.

Chi arriva agli ottavi guadagna 160mila euro. Il vincitore del doppio si assicura quasi mezzo milione di euro. Come detto, chi esce al primo turno ha diritto a 50mila euro.

Djokovic in Australia ha il record di vittorie, ben 6 ed ha vinto parecchio: quasi 10 milioni di euro. Ma ora si batte per la categoria minando le fondamenta del suo torneo e del tennis.

Nel poker si è dibattuto spesso sull’ingresso degli sponsor nei tornei live ma si è assistito solo ad accordi sporadici. Solo le WSOP hanno un pool di partner stabile.

Ritornando a quanto guadagnano i tennisti, l’anno scorso Federer vinse 3,7 milioni di dollari australiani alzando il primo grande Slam dell’anno. Aumentano leggermente i prize pool e questo si riflette sugli appassionati.  C’è infatti un aumento anche del costo dei biglietti. Ad esempio, per assistere alle finali, si va dai 415 dollari agli 834 dollari australiani.

Il pensiero di Novak

La protesta dell’ex numero 1 andrà avanti? Una fonte riportata da Ubi Tennis ha rivelato il punto di vista di Nole: Solo i migliori giocatori godono di buone condizioni, il resto non è soddisfatto. E lo sanno tutti. In qualità di presidente, Novak ha suggerito un viatico per risolvere e migliorare la situazione. Sarà fondamentale per i giocatori creare unione e discutere di più dei loro diritti”.

“I top 20 hanno tutto ciò di cui hanno bisogno, ma a partire dalla cinquantesima posizione si fa fatica. Molti di loro valutano la possibilità di smettere perché non hanno abbastanza denaro da spendere in viaggi, allenatori, staff e altre uscite. I fondi non sono divisi equamente, i top 10 si accaparrano la fetta più grossa ed è questo che Novak vuole cambiare in meglio. Vuole dare una svolta per il maggior numero di giocatori possibile, per fare qualcosa di straordinario per questo sport”.

“I top players sono chiaramente i più avvantaggiati, Novak non investe tempo, denaro ed energia in una cosa del genere per motivi egoistici. A Djokovic questa situazione andrebbe bene, è uno dei migliori del mondo, non ha bisogno di più soldi o più attenzioni. Lo fa davvero per amore di questo sport. Il calendario al momento è in funzione di tornei e sponsorizzazioni, i giocatori sono trattati come gladiatori. Non solo a livello ATP, anche Challenger, Futures…”

Secondo il Telegraph avrebbe partecipato alla riunione anche Andy Murray nonostante l’infortunio. Lo scozzese rivendica più soldi per i tennisti. Roger Federer invece sembra essere favorevole allo status quo.

Una cosa è certa Djokovic sembra deciso nella sua lotta sindacale (a costo anche di organizzare un boicottamento) e chiede più soldi riservati ai montepremi e un payout più orizzontale. Sa che se non tutela i più deboli, questo meraviglioso sport rischia di essere minato alle fondamenta, con la fine effettiva del professionismo per molti. I costi oramai sono insostenibili ed il calendario è sempre più tosto ed impegnativo.

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