Steve Wynn, la caduta dell’imperatore di Las Vegas: dopo lo scandalo a luci rosse arriva la vendita?

Steve Wynn è l’uomo che forse più di tutti ha contribuito a trasformare e rilanciare Las Vegas a fine degli anni ’80: nella sua mente visionaria e geniale, è stato il primo magnate del Nevada a credere ed investire nei mega-resort, assumendosi anche dei rischi economici importanti.

Il padrino della “nuova” Las Vegas

Dal 1989, anno di inaugurazione della sua prima creatura, il Mirage, Las Vegas non è stata più la stessa ed i mastodontici hotel hanno “invaso” la Strip, oscurando i primi storici casinò. Oltre al Mirage ha costruito il Treasure Island e il mitico Bellagio (prima di venderli a MGM) per poi costruire diversi resort che portano oggi il suo nome nella città delle luci e nella capitale del gambling, Macao.

Steve Wynn e la sua seconda moglie Andrea Hissom

 

E’ in cantiere un nuovo progetto da 2,4 miliardi a Boston (Wynn Boston Harbor) che lo ha visto contrapposto in una guerra mediatica senza esclusione di colpi con alcuni politici locali (oltre al sindaco di Boston). Questo investimento è però a forte rischio, così come la sua carriera e il suo impero.

Lo scandalo a luci rosse

Il padrino di Las Vegas è stato però in questi giorni travolto da uno scandalo a luce rosse che potrebbe avere ripercussioni pesantissime.

Wynn è uno dei principali finanziatori del Partito Repubblicano insieme a Sheldon Adelson (proprietario di Las Vegas Sands) ed ha dovuto rassegnare le dimissioni da tesoriere del Comitato Nazionale del Partito.

La sua fortuna è valutata da Forbes in 3,5 miliardi di dollari ma il Wall Street Journal sembra averlo incastrato: secondo il giornale economico statunitense, il ricco magnate avrebbe pagato 7,5 milioni ad un’estetista del Wynn Resort in cambio del suo silenzio. La donna lo accusava di essere stata violentata al termine di una manicure. Secondo WSJ, Wynn avrebbe quindi pagato per insabbiare lo scandalo. Ma ci sono altre donne che lo accusano di abusi sessuali.

Le conseguenze

Wynn Resort ha dovuto aprire un’inchiesta interna mentre Wall Street ha preso di mira il titolo della sua società in borsa (-20%). Ma non trema solo uno dei primi operatori mondiali di casinò (che sta facendo fortuna soprattutto a Macao), bensì anche il Partito Repubblicano, vista l’abilità di Wynn nella raccolta fondi.

Il magnate di Las Vegas si sta difendendo con le unghie (tanto per non essere ironici) e con i denti ed ha smentito qualsiasi accusa nei suoi confronti.

IL WSJ però insiste e pubblica rivelazioni scottanti: la donna avrebbe raccontato l’episodio a decide di dipendenti nel 2005, in seguito Wynn avrebbe – secondo questa ricostruzione giornalistica – comprato il suo silenzio a peso d’oro. Ma altre dipendenti lo accusano di aver subito abusi pesanti.

Scalata ostile all’orizzonte

Wynn è stato così costretto a dimettersi dalla carica di tesoriere del Partito ma continua a difendere la sua posizione di Presidente all’interno del board della società.

 

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Il problema è che il titolo ha già perso circa il 20% del suo valore a Wall Street e rischia di essere oggetto di una scalata ostile.

Le autorità di Las Vegas e Macao stanno indagando sulla vicenda: nel caso dovesse rivelarsi veritiera la ricostruzione del WSJ, la vecchia volpe di Las Vegas rischierebbe le licenze dei casinò se rimanesse in sella a Wynn Resort International.

La due diligence che lo incastrerebbe

La bomba però sembra essere esplosa nelle ultime ore. Per ottenere l’autorizzazione per costruire il Wynn Boston Harbor, in questi mesi, lo stesso Wynn è stato al centro di una due diligence condotta dalla Massachusetts Gaming Commission. Un investigatore della commissione di vigilanza però avrebbe affermato che durante l’indagine sarebbe stata volutamente occultata la transazione da 7,5 milioni di dollari con la quale Steve mise a tacere la ex dipendente, comprando il suo silenzio. Se fosse confermata anche questa versione, per il re di Vegas sarebbero guai grossi.

Il Governatore del Massachusetts, Charlie Baker, dello stesso partito di Wynn, ha dichiarato che il magnate di Vegas potrebbe non rispettare gli “standard di idoneità” per ottenere la licenza definitiva. Insomma, l’investimento da 2,4 miliardi è a forte rischio.

In queste ore, Las Vegas Review-Journal parla con insistenza di una possibile vendita di Wynn Resorts. Interessate non solo le rivali storiche MGM e Las Vegas Sands ma anche alcuni operatori stranieri.

 

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