Giuseppe Caridi: “Vincere il Platinum Pass è un sogno che si avvera”

Giuseppe Caridi aveva inseguito la picca nei circuiti più importanti e finalmente l’ha trovata trionfando nel PokerStars Festival di Londra, dove la vittoria gli ha conferito il primo premio da £18.000 e un Platinum Pass da $30.000 per partecipare al PokerStars Players No Limit Hold’em Championship che metterà in palio 9 milioni di dollari garantiti il prossimo gennaio alle Bahamas.

46 anni, originario di Reggio Calabria ma ormai in pianta stabile a Torino, dove gestisce un commercio all’ingrosso di bevande, Giuseppe è un giocatore prettamente live: “Sono 10 anni che gioco, sia tornei che cash, ma solo live, raramente mi schiero ai tavoli virtuali“.

La picca appena vinta rappresenta uno status symbol: è fra i trofei di maggiore prestigio nel panorama pokeristico internazionale, e la stava conquistando proprio in Italia insieme al titolo IPT: due anni fa Giuseppe ha sfiorato il successo chiudendo al 2° posto nel Main Event per un premio da €45.000. Lo scorso anno invece ha chiuso al 16° posto il PokerStars National Championship di Panama. Anche nei side event ci è andato vicino, con un 2° posto all’evento #44 dell’EPT12 Grand Final di Monte Carlo e un 3° posto all’evento #45 dell’EPT12 di Barcellona. Ironia della sorte, il Platinum Pass che ha vinto vale anche più del primo premio, e per lui è un sogno che si avvera.

caridi_intervista.jpgIl campione del PSF di Londra

Come hai iniziato a giocare?

Prima giocavo a 5 carte, poi ho conosciuto Alessandro Minasi ed Enrico Mosca e grazie a loro ho iniziato con il Texas Hold’em, prima nei circoli, poi nei casinò. A un certo punto, però, ho deciso di non giocare più in Italia.

Perché?

In italia il livello è più basso ma nella maggior parte dei tornei ci sono eccessive possibilità di re-buy e re-entry mentre i freezout stanno sparendo. Giocando all’estero mi confronto anche con field più difficili, e ciò mi ha consentito di migliorare il mio gioco.

E online?

Non gioco praticamente mai online, salvo rare occasioni. Gioco solo dal vivo, quando c’è un torneo importante cui decido di partecipare, faccio la valigia e parto, solitamente da solo, se viene anche qualche amico ci incontriamo là.

Com’è andato il PSF Festival di Londra che hai conquistato?

C’era un bel field e devo dire che è andato molto bene, da 30 left in poi, per i miei avversari, non c’è stato verso di tenermi testa.

Finalmente hai portato a casa la picca…

Ho rincorso a lungo questo trofeo, mi mancava. Già a Panama avevo perso un brutto colpo che avrebbe potuto lanciarmi in vetta alla classifica, col 2° classificato che avrebbe avuto circa metà del mio stack: avevo un set di jack ma il mio avversario ha preso un kappa al river con KK. All’IPT invece ho passato la mano migliore che poteva farmi vincere il titolo, avevo KK ma a terra c’erano 4 carte dello stesso seme. In preda al tilt ho pushato una mano marginale trovando il mio avversario con le carte giuste per chiamare, era comunque un 60-40 ma è girata male.

Picca a parte, cosa ti è rimasto impresso del tuo torneo?

Vincere il Platinum Pass era il sogno della mia vita: ora potrò giocare un torneo incredibile, se non avessi vinto il Platinum Pass, probabilmente, non lo avrei mai potuto giocare.

Come hai reagito dopo l’ultimo showdown?

Ho abbracciato la prima persona che ho trovato davanti, una ragazza italiana dello staff di PokerStars. L’emozione era enorme.

Parteciperai a un evento dal buy-in di $30.000, il PSPC: cosa ti aspetti da questo torneo?

So già che incontrerò altri giocatori che hanno vinto il Platinum Pass, quindi anche di livello medio-basso, ma dopo i primi due Day sarà molto dura. Il buy-in più alto che ho giocato fino a oggi è stato di €5.300. In ogni caso, qualunque sia il tipo di giocatore che incontrerò, non mi preoccupo più di tanto: adatterò il mio gioco al tavolo.

Credi che durante la partita subirai il peso di un buy-in così importante, sebbene tu abbia vinto l’ingresso?

Non lo so, dipenderà anche dalle eventuali vincite che riuscirò a ottenere nei prossimi eventi. Fra gli altri, parteciperò anche all’EPT di Sochi. Proverò ad aumentare il mio ABI in qualche modo, perché il bankroll che uso per giocare a poker è separato da quello del mio lavoro.

Quale risultato speri di ottenere?

Mi accontento del tavolo finale, che in un evento di questo calibro sposta tanto. Dopo 10 anni di gioco, raggiungere una meta del genere non è da poco.

Cosa ti ha permesso di fare un salto di qualità come giocatore?

Il poker va a momenti: secondo me c’è il momento che cadono sempre le tue, e il momento che devi staccare perché sei in rush negativo. Se uno parte dal rush negativo e lo segue tutto fino a cercare la vittoria, rischia di andare rotto. Specialmente al cash, si deve mollare. Io mi fermo proprio. Mi posso fermare anche per 6-7 mesi o un anno, non impazzisco senza giocare.

Con l’arrivo di un figlio, com’è cambiato il tuo rapporto col poker?

Per quanto riguarda le trasferte, faccio solo trasferte abbastanza mirate. Mio figlio mi ha dato tanta tranquillità: adesso sono più attento e tranquillo al tavolo, adesso gioco anche per loro, come per loro è tutto ciò che faccio.

Cos’è il poker per te?

Gioco per gloria, divertimento e passione. L’aspetto che più mi affascina è il combattimento ai tavoli tra giocatori: quando ci sono degli screzi, c’è chi si lega al dito una mano particolare, e ciò genere giocate improbabili e imprevedibili. Ci sono persone che si ricordano mani di 10 anni fa mentre io non ricordo neanche di aver giocato con loro.

Qual è il tuo sogno?

Nella vita di tutti i giorni sono una persona molto semplice, mi accontento di avere una bella famiglia e un lavoro modesto. Per quanto riguarda il gioco, sarebbe bello conquistare questo torneo alle Bahamas o un bel primo posto a Las Vegas, in modo da ottenere una vincita importante che mi consenta di fare una vita semplice, tranquilla, senza problemi, senza rincorrere il lavoro.

Vorresti aggiungere qualcosa?

Vorrei ringraziare Nicola Benedetto che mi ha organizzato una festa a sorpresa in occasione della picca conquistata a Londra, e Alessandro Minasi ed Enrico Mosca che mi stanno aiutando a migliorare il mio gioco, anche in vista del grande appuntamento di gennaio. Vedremo dai prossimi eventi come procederà.

Gianvito Rubino per PokerStars.it

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