Jonathan Little sulla strategia di Bryn Kenney: “Pushando sul limp di Bonomo stampa soldi”

Oltre ad essere un giocatore professionista da milioni di dollari vinti in carriera, Jonathan Little è anche uno stimato coach e uno dei più noti analisti del poker. Il pro americano ha infatti iniziato le sue “review” tanti anni fa e nel corso del tempo i suoi articoli sono stati pubblicato su numerosi siti dedicati e apprezzati da migliaia di appassionati di tornei.

L’ultima analisi (per CardPlayer.com) risulta molto interessante perché non si concentra su una mano nello specifico ma sulla strategia tenuta da Bryn Kenney al final table dell’high roller da $100.000 della PCA 2018. In quell’occasione, secondo Little, Kenney stava distruggendo il final table sfruttando nel migliore dei modi il suo big stack. Specialmente in uno spot specifico: quando Justin Bonomo limpava dallo small blind.

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Jonathan Little e la “lezione” di Bryn Kenney

“Uno spot che si è verificato frequentemente era quando Justin Bonomo limpava dallo small blind con uno stack di circa 30-35 big blind“, scrive Jonathan Little. “Sul grande buio c’era Kenney con uno stack di oltre 50 big blind, mentre gli altri due giocatori rimanenti avevano circa 15 big blind a testa”.

Considerando che a 4 left Bryn Kenney aveva il 50% delle chips in gioco, secondo Little c’era solo una mossa veramente profittevole quando Bonomo limpava: andare all-in. Questo perché Justin non voleva rischiare il suo stack da 30-35 big blind in una situazione nella quale c’erano due short stack e un payout verticale ($521.140 al quarto classificato e $1.492.340 al vincitore) ma al tempo stesso voleva vedere più board possibili per far valere il suo edge.

“Quando Bonomo limpava dallo small blind dopo il fold generale, Kenney andava quasi sempre all-in. Così stava massacrando il suo avversario, perché era sicuro che Bonomo non poteva chiamare light considerando gli stack e il payout“.

Bryn Kenney

Bryn Kenney

La strategia exploitativa di Bryn Kenney

Da questa strategia si capisce anche perché Bryn Kenney si definisce “l’anti-GTO“: è un giocatore che non bada alla teoria ma pensa solo ad exploitare gli avversari. Pushare per 35 big blind effettivi con un range così ampio non è certamente la mossa migliore a livello teorico, eppure funzionava.

“Andare all-in per 35 big blind su un pot da 2.5 big blind è una gigantesca overbet, ma se Bonomo sta limpando con il 90% del suo range per vedere il flop spendendo poco, chiamerà solo con 8-8+ e A-J+. Prendendo questa decisione estrema, in realtà Kenney sta vincendo i massimi sul lungo periodo, all’incirca 1.3 big blind per mano”, spiega Little.

“Questo perché Bonomo chiama solo con circa l’8% del suo range e quindi Kenney vince il 92% delle volte. L’8% delle volte in cui viene chiamato, gioca per 35 big blind ma lo fa comunque con una possibilità di vincita media del 31%. Questa strategia porta occasionalmente a perdere piatti enormi, ma sul lungo periodo significa stampare soldi“.

Justin Bonomo

Perché pushare è meglio del check o del raise quando giochi contro Justin Bonomo

Mentre faceva la telecronaca del final table in diretta streaming, Little ha detto chiaramente che Kenney avrebbe perso quel torneo solo perdendo tutti gli all-in fila. Così è stato: l’americano ha perso tre showdown e alla fine ha chiuso in terza posizione per $686.960.

Ciononostante, la sua strategia era estremamente efficace e profittevole. Secondo Little, molto meglio del check-back o del raise.

“Le alternative al push erano il check o il raise, due scelte con un EV inferiore. Perché non dimentichiamoci che l’avversario era un top player come Justin Bonomo, contro il quale è sempre meglio non giocare big pot postflop. Pushando per 35 big blind sul limp, Kenney ha costretto Bonomo a diminuire il suo limp range dal 90% al 55%. Una circostanza molto scomoda per lui, a final table dove aveva molte più chips degli short e la prima moneta era di quasi un milione e mezzo di dollari”.

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