Shaun Deeb: “Un’altra poker room non mi fa giocare agli high stakes”

La vita del professionista del cash game high stakes non è per niente semplice e non solo per le cifre in ballo e il livello altissimo di alcune partite, dove spesso si trovano 6-7 top player e un solo giocatore amatoriale. La maggiore preoccupazione per molti professionisti dei limiti più alti non è di natura finanziaria o tecnica, ma riguarda la possibilità effettiva di sedersi a certi tavoli.

Lo ha spiegato recentemente uno di loro, Matt Berkey. Il pro di Las Vegas ha detto chiaramente che in certe partite non può assolutamente alzarsi, perché il semplice fatto di essere invitati è già un risultato da sfruttare al massimo.

Matt Berkey

L’importanza di potersi sedere a certe partite high stakes

Berkey si riferiva alle partite high stakes dei casinò di Las Vegas, probabilmente a quella dell’Aria Casino. Infatti, anche se per legge dovrebbe essere pubblica e aperta a qualsiasi cliente del casinò, in realtà solo pochi professionisti hanno il privilegio di sedersi a certi tavoli del noto casino della Strip.

Chi decide chi può giocare o chi no? Ovviamente i poker manager, nel caso dell’Aria Jean Robert Bellande. L’ex concorrente di Survivor America organizza una delle partite più alte di Las Vegas e permette solo ad alcuni professionisti di partecipare. Il suo intento è di mantenere il gioco equilibrato e mettere sempre a proprio agio i ricchi giocatori amatoriali, presenti solo per divertirsi e gamblare senza dover sentire il “mirino sulle spalle“.

Pare che JRB abbia preso decisioni molto forti negli ultimi anni per quanto riguarda la selezione dei pro da invitare. A Greg Merson, ad esempio, non ha mai dato questa possibilità, al punto che il campione del mondo 2012 si sfogò con un duro tweet in seguito alla vittoria di Tom Nguyen nel Main Event WSOP 2016:

Hey @BrokeLivingJRB is Tommy gun gonna be allowed to play your illegal private game now?

— Greg Merson (@GregMerson) 1 novembre 2016

L’accusa di Shaun Deeb

Questa fastidiosa pratica di rendere private partite che legalmente dovrebbero essere pubbliche non riguarda solo i casinò di Las Vegas. Nel corso degli ultimi anni numerosi pro hanno mosso accuse di questo tipo verso il Commerce Casino di Los Angeles, dove si gioca a limiti altissimi grazie alla presenza delle whale di tutta la California.

Ma questa circostanza è piuttosto diffusa anche nell’ambiente high stakes della East Coast. Lo ha scritto a chiare lettere Shaun Deeb su Twitter accusando il Seminole Casino Coconut Creek di avergli negato l’accesso a una partita high stakes.

Shaun Deeb

“Il Seminole Casino Coconut diventa il secondo casinò a cui non darò mai più action, nuovamente a causa dei favoritismi (nelle partite high stakes, ndr)”, ha scritto il veterano del poker su Twitter. Successivamente ha menzionato direttamente il manager della poker room: “Grazie a Pablo, che mi dice che la partita high stakes è pubblica ma poi mi dice che non sono autorizzato a giocare. Forse non sa cosa significhi il termine “pubblica””.

Nel suo tweet, Shaun Deeb ha menzionato che si tratta della seconda volta che gli capita di essere “rimbalzato” da una poker room. In un successivo tweet ha poi spiegato che la prima volta era successo proprio al Commerce Casino di Los Angeles.

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Partite pubbliche che diventano private

In America i poker manager cercano in tutti i modi di preservare le partite high stakes e soprattutto farle durare il più a lungo possibile. Dal loro punto di vista, l’unico modo per far tornare i businessman anno dopo anno è limitando al minimo la presenza di professionisti, non solo perché più forti e in grado di vincergli cifre enormi ma anche perché spesso sono visti come “no-fun players“, ovvero giocatori non divertenti e incapaci di “intrattenere” i fish del tavolo.

Non è un caso che Bellande abbia sostanzialmente sbarrato la strada ai giocatori cresciuti con il poker online ma abbia invece tenuto le porte spalancate a personaggi del live come Antonio Esfandiari. A quanto pare, un professionista del cash game high stakes live non deve preoccuparsi solo di essere competitivo, ma anche di entrare nelle grazie del manager della poker room

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