Ricordate quando lo European Poker Tour… ha toccato il cielo?

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A Pyeongchang, in Corea del Sud, si è da pochi giorni conclusa la 23esima edizione dei Giochi Olimpici Invernali. Più di 3.000 atleti di 90 paesi hanno inseguito il sogno di una medaglia, negli oltre 100 eventi disputati.

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Siamo di nuovo in quel periodo in cui tutti diventano esperti di bob per un paio di settimane

L’evento quadriennale è stato uno dei più attesi del calendario sportivo 2018, nonché uno spettacolo da non perdere per gli amanti degli sport invernali… e delle poltrone. Come forse ricorderete, nel 2010 gli organizzatori dello European Poker Tour (EPT) decisero, durante la Season 6, di unire il poker al fascino delle Alpi, creando una nuova tappa: l’EPT Snowfest, nel resort sciistico di Saalbach-Hinterglemm, in Austria.

Fino a quel momento, tra le destinazioni dell’EPT spiccavano alcune delle più famose città europee come Barcellona, Londra e Berlino, quindi organizzare un evento EPT in un villaggio remoto e nevoso di appena 3.000 abitanti era un po’ come sciare fuoripista. Tuttavia, ogni dubbio venne fugato non appena centinaia di professionisti di poker e di qualificati online, oltre all’ex stella del tennis Boris Becker, si catapultarono in questa pittoresca gola racchiusa tra imponenti montagne. “La nostra reazione quando venimmo a conoscenza dell’EPT Snowfest fu di entusiasmo”, ricorda Hilda Ingham, capo dipartimento delle Central Event Operations di PokerStars. “Pensai che poker e sci fossero una coppia davvero ben assortita”.

Dato che l’aeroporto più vicino si trovava a Salisburgo, a un’ora di macchina, la Ingham organizzò una serie di autobus per traghettare i giocatori e il loro equipaggiamento da sci dall’aeroporto alla location, l’Alpine Palace, un hotel spa di lusso con un invitante caminetto ad accogliere i visitatori nella lobby. Gran parte dei giocatori, tuttavia, alloggiava in una mezza dozzina di hotel a Saalbach-Hinterglemm, tanto per complicare un po’ la vita allo staff dell’evento. “È sempre più facile quando hai un solo hotel e la location al suo interno; una delle cose più difficili dal mio punto di vista fu proprio gestire tutti questi hotel”, afferma la Ingham. A differenza di molti competitor, l’intero equipaggiamento necessario a organizzare il torneo di poker fece tutta la strada via terra e, fortunatamente, i camion super carichi riuscirono ad arrivare a quella location isolata in orario e senza intoppi.

Per chi in quei giorni stava lavorando all’EPT Snowfest, era difficile distogliere gli occhi da quello scenario mozzafiato: “Aveva la miglior sala stampa del mondo”, ricorda Stephen Bartley, blogger di PokerStars. “La vista dava sulle montagne. Potevi passare tutta la giornata a guardare la gente sciare”. Trattandosi di un resort sciistico arroccato a 1.000 metri d’altezza, quasi tutta la stampa si era portata una valigia piena di vestiti invernali. Eppure, un clima marzolino insolitamente clemente fece della media room un ambiente incredibilmente caldo. “Mi ricordo che un giorno dovetti uscire a cercare dei ghiaccioli per me e lo staff, perché faceva troppo caldo”, rivela la Ingham.

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Stephen Bartley (secondo da sinistra) ha lavorato a centinaia di eventi live targati PokerStars, ma secondo lui nulla si avvicinava allo Snowfest

L’EPT Snowfest aveva un’atmosfera diversa dagli altri eventi, un’atmosfera vacanziera in cui tutti sembravano godersi un po’ di relax. L’unico momento in cui occorreva fare attenzione era quando partiva l’immancabile battaglia a palle di neve. Cosa che succedeva di continuo e senza preavviso, naturalmente. Il tradizionale party di benvenuto dell’EPT, invece, era qualcosa di vibrante, enfatizzato dai fuochi d’artificio: si teneva nella Goat Stall (“La Stalla delle Capre”), o Goaßstall – come in effetti veniva chiamata dai locali. Si tratta di un bar molto popolare nel villaggio, che ospitava vere e proprie capre. “Nel corso degli anni, le feste dell’EPT di PokerStars si sono guadagnate l’etichetta di stravaganti, ma quella dello Snowfest fu indimenticabile”, dichiara Eric Ramsey, che seguì l’evento per PokerNews.

La mattina seguente, alcuni temerari festaioli si avventurarono sulle sciovie, con un paio di occhiaie da spavento nascoste da variopinti occhiali da sci. Gli organizzatori, infatti, presero l’insolita decisione di posticipare l’inizio di ciascun Day del Main Event alle 2 del pomeriggio, per permettere ai giocatori di sciare o fare snowboard la mattina, oltre a farsi esaminare eventuali slogature prima dello shuffle up and deal. Per chi veniva eliminato dal torneo, o semplicemente tornava dalle piste, il dopo-sci era rappresentato solitamente dall’accogliente bar dell’hotel, dove gustare qualche bevanda alcolica calda e qualche snack austriaco. “Tra quel tipico cibo da montagna austriaco e le Jägerbomb, adoravo lo Snowfest: un posto che ricordo con grande limpidezza”, afferma il danese Jesper Hougaard, che venne eliminato dal Main Event al 43° posto. “Assomigliava di più a una gita: ci portai anche la mia fidanzata di allora, perché il resort era una destinazione molto bella e adatta ai turisti”.

Al tavolo, fu il suo connazionale Allan Bække a trionfare nel Main Event e ad accaparrarsi un primo premio di €445.000. L’anno seguente (Season 7), l’evento tornò nella stessa location e stavolta fu il ventiduenne Vladimir Geshkenbein ad imporsi su un field di 482 player, per una prima moneta da €390.000 e l’annesso trofeo dell’EPT. Col suo cappello da cowboy e il suo portafortuna (una scimmietta giocattolo), l’affabile pro russo alzò un po’ troppo il gomito durante le fasi avanzate del final table. “Sono russo, perciò mi piace bere”, spiega con nonchalance, “ma in quel caso aiutò la mia immagine: gli avversari non mi davano credito, perché pensavano che facessi giocate stupide”.

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Il campione dello Snowfest Season 7, Vladimir ‘Beyne’ Geshkenbein, sapeva come celebrare la vittoria con stile

Prima dell’evento, Geshkenbein aveva venduto delle quote ad alcuni amici di Malta che, a sua insaputa, si catapultarono in Austria all’ultimo minuto, non appena si resero conto che Vladimir aveva raggiunto il tavolo finale. In men che non si dica, un pubblico rumoroso cominciò a bere alcol e a rifornire Geshkenbein di birre alla spina e vodka lemon. “Festeggiavano perché avevano una bella quota delle mie vincite”, sorride il russo. “Per me fu una sorpresa vederli arrivare”. Dopo la sua vittoria, l’hotel fornì al nuovo campione e al suo allegro entourage una bella suite, dove tutti insieme fecero festa fino all’alba, prima di scappare a Vienna per celebrare a modo.

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Vladimir ‘Beyne’ Geshkenbein

Ovviamente, tutte le cose belle di solito finiscono e, in parte a causa della sempre maggiore popolarità dell’EPT, la decisione fu di staccare la spina all’EPT Snowfest dopo due anni. “È sempre triste quando non si fa più ritorno ad un evento”, spiega la Ingham, “ma la location era troppo piccola, così come la sala tornei. All’epoca, l’EPT stava crescendo velocemente in termini di giocatori, e logisticamente non ci stavamo senza organizzare un torneo molto lungo con numerosi Day 1. Fu triste, ma capii perché non ci tornammo più”.

Arrivando ai giorni nostri, il resort di Sochi (la città delle Olimpiadi Invernali 2014), affacciato sul Mar Nero in Russia, unirà nuovamente il poker allo sci e agli sport invernali grazie all’EPT Sochi, che quest’anno si giocherà dal 20 al 29 marzo. Nonostante ciò, molti tra i partecipanti all’EPT Snowfest nel 2010 e 2011 ricordano con affetto un evento unico, che si merita un posto nella ricca storia dell’EPT. La Ingham dichiara: “Fu un grande evento e la location era bellissima, anche se l’unico inconveniente per noi era di non poter andare a sciare, perché dovevamo lavorare”. Nella memoria di Ramsey è rimasto in particolare lo scenario generale. “La bellezza e l’unicità dello Snowfest lo hanno reso, per me, l’evento più memorabile della stagione EPT”, sottolinea. “Ho seguito tornei in tutto il mondo, ma Saalbach-Hinterglemm è uno degli scenari più belli che io abbia mai visto”.

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Prossima fermata: Sochi!

Le location più strane del poker

A parte i resort sciistici sulle Alpi, negli anni abbiamo visto giocare a poker in diverse location molto strane

Le WSOP… in mezzo a una strada

Nel 1997, gli organizzatori delle WSOP spostarono il tavolo finale del Main Event fuori dal Binion’s Horseshoe, posizionandolo sulla Fremont Street, nel centro di Las Vegas. Questo per permettere alla gente di riunirsi per vedere Stu Ungar andare a caccia del suo terzo Main Event, dopo anni passati a combattere la dipendenza dalle droghe. Con i suoi occhiali da sole blu e azzurri, poggiati sulla punta di un naso rovinato dalla cocaina, Ungar si assicurò la vittoria, diventando il secondo giocatore di sempre a centrare una tripletta nel torneo più importante di tutti. Prima, però, gli organizzatori dovettero rimediare alle condizioni atmosferiche ventose, sistemando delle protezioni in plastica trasparente per impedire alle carte comuni di volare via. E la temperatura raggiunse i 37 gradi centigradi. Non sorprende il fatto che quello rimase il primo e unico esperimento del genere.

Acque infestate dagli squali

Durante il boom del poker, a metà anni 2000, i siti di poker facevano a gara a chi la sparasse più grossa. Un brand in particolare stupì tutti organizzando una partita di poker subacquea nel 2005. Nelle tiepide acque di St. Kitts, a 9 metri di profondità, Phil Laak, Kenna James e Juha Helppi si sedettero – bombole alla mano – ad un tavolo da poker ancorato al fondale. Naturalmente le carte erano impermeabili. Alla fine fu Helppi a vincere, anche se tutti i giocatori furono probabilmente felici di lasciarsi alle spalle le curiose creature marine per tornare in superficie.

“Stasera mi butto”

Il poker può diventare adrenalinico, soprattutto quando si bluffa in un piatto grosso. Be’, immaginate il livello di adrenalina sapendo che in caso di eliminazione verreste lanciati giù da un aereo sopra il deserto di Las Vegas. È quello che accade in “Loser’s Leap Extreme Poker Challenge” nel 2006: uno alla volta, tutti gli eliminati dovettero abbandonare il mezzo volante lanciandosi da oltre 3.000 metri d’altezza, naturalmente dotati di paracadute. L’ultimo giocatore rimasto al tavolo fu Nick Grudzien, che però decise di gettarsi lo stesso dall’aereo.

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