Da Tetris a Super Mario Bros: i 10 grandi classici dei videogame anni 80

Il decennio degli anni 70 è stato decisivo per i videogame. I primi cabinati di Pong e Breakout hanno spianato la strada a Space Invaders, gioco del 1978 che ha cambiato la storia. Ma se gli anni 70 hanno segnato l’inizio, gli anni 80 hanno visto nascere i franchise e i game designer portare l’industria a vette fin a quel momento inesplorate. Fu un periodo di tale cambiamento che è difficile stabilire una top 10 dei migliori giochi. E probabilmente scontenteremo molti di voi – ma va bene così. Avremmo potuto tranquillamente creare una lista con i migliori 50 giochi degli anni 80, ma anche così sicuramente ce ne saremmo dimenticati un paio. Quel che è certo è che tutti i 10 giochi da noi scelti sono classici senza tempo.

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L’idraulico più amato da tutti in origine si chiamava Jumpman.

1. Tetris (1984)

Questo puzzle, in cui occorre incastrare tra loro pezzi di forma diversa, è probabilmente il gioco che crea più dipendenza mai sviluppato, ma la sua storia è ancor più fantastica. Tetris fu ideato da un giovane ingegnere informatico di nome Alexey Pajitnov che lavorava all’Accademia della Scienza di Mosca su un enorme computer Elektronika 60. La macchina non aveva grafica, perciò la versione originale utilizzava caratteri di testo al posto dei blocchi. Pajitnov si rese subito conto di avere per le mani qualcosa di grosso e arruolò Dmitry Pavlovsky e Vadim Gerasimov per aiutarlo nello sviluppo del gioco. Seguirono numerose battaglie legali tra compagnie di tutto il mondo che volevano disperatamente mettere le mani sul gioco, e lo stesso Pajitnov non ottenne royalties fino a quando il governo sovietico non intervenne nel 1996. Il beneficiario principale fu la Nintendo, e la versione Game Boy del 1989 rese questo dispositivo portatile un successo planetario: chiunque, e in ogni luogo, cercava di portare un po’ di ordine in quel caos di blocchi in caduta libera.

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Il Game Boy della Nintendo ha ospitato alcuni dei migliori giochi degli anni 80, Tetris incluso

2. Donkey Kong (1981)

Donkey Kong non sarà stato il primo platform a schermo singolo mai creato, ma sicuramente è stato il migliore, e dal punto di vista strategico non aveva nulla da invidiare a un torneo di poker Super High Roller. Fu anche il gioco che ha fatto conoscere al grande pubblico Shigeru Miyamoto, famoso developer al quale dobbiamo alcuni dei franchise più celebri di sempre come Mario, Zelda e Star Fox. A onor del vero, Mario comparve per la prima volta proprio in questo gioco, prima di diventare una star. Tutto ciò che poteva fare era… saltare: sopra barili, palle di fuoco e spazi vuoti, e attraverso quattro livelli diabolici. In effetti, nella sua prima versione Mario veniva chiamato semplicemente Jumpman, prima che la sua fama convincesse la Nintendo a costruirci una storia attorno. In realtà, Jumpman/Mario non avrebbe neppure dovuto nascere. All’inizio gli sviluppatori avevano pensato a Braccio di Ferro come protagonista, ma la trattativa per i diritti non andò a buon fine e quindi si pensò a Donkey Kong.

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Il due volte campione del mondo di Donkey Kong, Steve Wiebe, festeggia un record ottenuto in questo classico gioco arcade. Credit: Commons: wikimedia. Autore: Datagod

3. Super Mario Bros 3 (1989)

Nel 1983, Mario passò da Donkey Kong e dai suoi sequel a diventare la stella dello show grazie a Mario Bros. Nel 1985 divenne una superstar vera e propria grazie a Super Mario Bros, gioco per NES. Ma Shigeru Miyamoto aveva ancora un asso nella manica negli anni 80, quando Super Mario Bros 3 per NES fece esplodere l’industria dei videogame. Il gioco uscì in Giappone nel 1998, ma gli americani non poterono giocarci fino al 1990, quando era già uniformemente definito come uno dei migliori giochi di tutti i tempi. La cosa forse più incredibile è che lo è ancora oggi.

4. Ms Pac-Man

Pac-Man è il personaggio più iconico dei videogiochi, capace di passare dallo schermo ai giocattoli, ai vestiti, ai libri, ai cartoni animati, al cibo e per finire al cinema, con un ruolo da protagonista in Pixels. In un mondo fatto da videogiochi violenti, il designer Toru Iwatani voleva attirare un altro tipo di pubblico verso gli arcade. Durante la Game Developers Conference di San Francisco, disse: “Il motivo per cui creai Pac-Man fu perché volevo attirare le giocatrici di sesso femminile. All’epoca, non si poteva giocare da casa. Bisognava andare in sala giochi per trovare i videogiochi. E quello era un ambiente maschile”. Il primo vero sequel, Ms. Pac-Man, fu ancora più bello: stessi puntini da ingoiare e stessi quattro fantasmi (Blinky, Pinky, Inky e Sue), ma con bonus a forma di frutta in movimento e quattro labirinti diversi. Fu anche il primo gioco con protagonista un personaggio femminile.

5. Defender (1981)

Probabilmente il gioco tecnologicamente più avanzato dell’epoca. Defender aveva un ritmo forsennato e caotico, con un comparto sonoro frizzante e vettori grafici brillanti. Bisognava salvare l’umanità da orde di alieni all’attacco, catturare umanoidi rapiti e riportarli in salvo. Ma fu il sistema di controllo a sorprendere tutti. Il joystick a due direzioni permetteva di controllare la navicella in verticale, mentre i pulsanti permettevano il movimento orizzontale. E questo bastava a far durare molti giocatori solo pochi secondi, prima di schiantarsi e allontanarsi dal cabinato scuotendo la testa.

6. The Legend of Zelda (1986)

Shigeru Miyamoto – sì, di nuovo lui – è anche la mente della serie di Zelda, ancora oggi sulla cresta dell’onda. L’ultimo gioco di Zelda, Breath of the Wild, è stato per molti il miglior videogioco del 2017. Tutto cominciò con la prima apparizione di Link. Un’avventura a scorrimento verticale, con un eroe di verde vestito a fare per l’appunto da ‘link’ (‘collegamento’ in italiano) tra il giocatore e un mondo fantastico formato da otto dungeon. Si cominciava con una spada consegnata da un vecchio e da alcune parole immortali: “È pericoloso viaggiare da soli. Prendi questa”. Ciò che seguiva era una delizia non lineare fatta di puzzle, battaglie ed esplorazione, mescolati con una narrativa coinvolgente.

7. R-Type (1987)

R-Type era uno sparatutto orizzontale talmente innovativo e difficile, da diventare punto di riferimento del genere in futuro. I potenziamenti erano incredibilmente appaganti: missili a ricerca di calore, laser capaci di distruggere i muri e The Force, una sfera arancione indistruttibile che si poteva attaccare davanti o dietro la propria navicella, facendola sparare in maniera autonoma verso punti difficili da raggiungere. Un design dei livelli brillante, boss di fine livello maestosi e la tentazione che provandoci ancora ce la potevamo anche fare (spoiler: probabilmente no) resero questo gioco arcade il top del 1987.

8. Sim City (1989)

Negli anni 80, lo scopo dei videogiochi era vincere, stabilire record e cercare di battere la macchina. Con qualche eccezione. Tra le più celebri, un gioco che ha rischiato di non arrivare neppure sugli scaffali dei negozi, ma che alla fine ha creato uno dei franchise più venduti nella storia – con annesso spin-off (The Sims). Will Wright fu lo sviluppatore della prima versione: nel 1985, con il suo Micropolis bussò alla porta dei principali editori dell’epoca, ma tutti pensarono che fosse matto. Chi mai avrebbe voluto giocare ad un gioco che era praticamente una tela bianca in cui bisognava disegnare una città, e che non prevedeva obiettivi né modi giusti o sbagliati di giocare? Un enorme errore di valutazione, come scoprirono quando la Maxis accettò di pubblicare il gioco nel 1989.

9. Tempest (1981)

Creato da David Theurer di Missile Command, Tempest è un gioco di culto riconosciuto uniformemente come uno dei più belli e difficili degli anni 80. Il sistema di controllo insolito e i vettori grafici astratti bastarono ad affascinare moltissimi player – anche se non era immediatamente ovvio lo scopo del gioco. Ovvero controllare una navicella a forma di artiglio sulla superficie di una serie di ragnatele tridimensionali, sbarazzandosi di orde di alieni. Jeff Minter creò due sequel autorizzati, Tempest 2000 (1994) e 3000 (2000) e due spin-off, Space Giraffe (2007) e TxK (2014), che gli portarono alcune noie legali. Il videogioco compare anche in Ready Player One, libro di Ernest Clien che tra poco diventerà un film di Steven Spielberg, quando Parzival deve superare il record di 728.329 su un cabinato di Tempest.

10. Out Run (1986)

Gli anni 80 non videro lo sviluppo di molti giochi di guida fatti bene, ma Out Run fu il primo di una nuova generazione: era un gioco incredibilmente veloce, grazie all’hardware grafico 3D sviluppato da Sega (visto anche in Space Harrier e After Burner), e completato da un cabinato in cui ci si poteva mettere al volante e sfruttare acceleratore e freni a pedali. Il giocatore (e un’attraente compagna femminile: erano pur sempre gli anni 80!), a bordo di una Ferrari Testarossa, poteva scegliere la colonna sonora con la quale correre contro il tempo per raggiungere il traguardo, che prevedeva cinque finali differenti. Out Run oggi non sarà più di moda, ma fu un gioco importantissimo per l’epoca.

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I giochi arcade al massimo del loro splendore. Credit: Commons: wikimedia. Autore: Tiia Monto

Menzioni speciali

Gli anni 80 ci hanno regalato troppi giochi incredibili per limitarci a 10. Ecco una serie di giochi che avremmo potuto tranquillamente inserire nella lista.

Contra (1987)
Distribuito anche con il titolo di Gryzor, Contra per molti ha definito i contorni del gaming anni 80. Questo classico targato Konami era la quintessenza del corri e spara, con una modalità a due giocatori azzeccata.

Scramble (1981)
‘How far can you invade our Scramble system’? Questa frase campeggiava all’inizio di Scramble, arcade senza tempo: un brillante sparatutto a scorrimento orizzontale, con cinque livelli diversi ma nessuna pausa per respirare tra l’uno e l’altro.

Dragon’s Lair (1983)
Una vera bizzarria, ma Dragon’s Lair fu capace di stupire con la sua grafica cartoonesca in LaserDisc: per i ragazzini degli anni 80 fu come dare uno sguardo al futuro. Peccato per il pessimo gameplay.

Elite (1984)
Sviluppato inizialmente per BBC, e poi convertito per quasi tutti i dispositivi, Elite era un videogioco ambientato nello spazio che utilizzava la grafica tridimensionale per lanciare il giocatore in un mondo tutto nuovo. Questo gioco ebbe una grande influenza sullo sviluppo del genere.

Final Fantasy (1987)
Forse nel gameplay di Final Fantasy di Hironobu Sakaguchi non c’era niente di innovativo, ma a livello di storytelling parliamo di un capolavoro: la serie di videogiochi è arrivata a vendere oltre 130 milioni di copie.

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