Esfandiari si racconta: “Mi chiamavo Amir, poi scoprii la magia e diventai Antonio. A 19 anni ero già ricco”

Ultimamente Antonio Esfandiari si sta mettendo in mostra soprattutto per una serie di giocate discutibili. Il professionista di Las Vegas sembra ormai appagato dai successi incredibili della sua carriera (27 milioni di dollari incassati) al punto di non curarsi più di tanto di chiamare $90.000 in un all-in a tre con un doppio incastro.

Oggi Antonio Esfandiari è un 39enne benestante, un padre di famiglia, un uomo realizzato e sereno. Ma la sua vita non è sempre stata così, specialmente durante l’infanzia e l’adolescenza. In un documentario sulla sua vita di PokerGo ha raccontato quanto è stato difficile per lui adattarsi dalla vita americana dopo essere scappato dalla guerra in Iran.

Dalla guerra in Iraq all’American Dream

Il mio sogno americano si è realizzato“, dice Antonio nel documentario. “Negli anni Ottanta vivevo in Iran. Il mio paese era in guerra con l’Iraq e ricordo bene le bombe che sganciavano su Teheran. C’erano gli allarmi e dovevamo scappare nei rifugi in piena notte. Quando uscivamo al mattino trovavamo le case rase al suolo”.

Antonio Esfandiari con il padre, poco prima di lasciare per sempre l’Iran

Una situazione drammatica, che spinse il padre a prendere una decisione molto forte. Lo spiega lui stesso: “Quando un ragazzo in Iran compiva 14 anni doveva arruolarsi e gli veniva negata qualsiasi possibilità di lasciare il paese”, dice Esfandiari Sr. “Antonio aveva 9-10 anni quando mi resi conto che se fosse entrato nell’esercito non lo avrei mai più rivisto. Così decisi di portare via tutta la mia famiglia e trasferirci a San Jose, in California”.

Adattarsi alla nuova vita americana fu difficilissimo, soprattutto perché la madre di Antonio Esfandiari lasciò lui, suo padre e suo fratello in America.

“Quando ci trasferimmo qui, mia madre ci lasciò e tornò in Iran. Mio padre è un eroe perché ha rinunciato a tutto per noi. Ha cresciuto me e mio fratello da soli”, dice con orgoglio Antonio. “A scuola fu dura, ero l’unico ragazzino “marrone” e non parlavo una parola di inglese. Mio fratello piangeva ogni sera e io dovevo farmi forza e comportarmi da fratello maggiore, anche se ero il primo a piangere”.

Nonostante i problemi di adattamento, Antonio (che all’epoca si chiamava Amir) si rimboccò le maniche per costruirsi il suo personale American Dream.

“Fin da ragazzino lavorai per guadagnare soldi. A 11 anni facevo il telemarketer, vendevo l’abbonamento del San Francisco Chronicles al telefono. Poi lavorai come tuttofare in un ristorante, poi diventai cameriere. Quella fu una svolta enorme, perché credo di essere stato il miglior cameriere nella storia della ristorazione“.

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Da Amir ad Antonio The Magician

L’incontro con la magia cambiò letteralmente la vita di Esfandiari. Aveva 15 anni e da Amir si trasformò in Antonio.

“Persi la testa quando vidi il primo spettacolo di magia. La magia diventò presto una droga per me, era l’unica cosa che volevo fare. Mi esercitavo ogni giorno, 12 ore al giorno. Volevo diventare il nuovo David Copperfield, mi esibivo davanti a qualsiasi persona trovassi sulla mia strada. Fu in quel periodo che cambiai il mio nome: prima mi chiamavo Amir, ma Antonio The Magician suonava molto meglio“.

Antonio era bravo con i tricks e presto iniziò a lavorare full time come prestigiatore. Così, a 16 anni andò a vivere da solo e a 19 anni era già molto ricco rispetto ai suoi coetanei.

A 19 anni facevo tanti soldi, davvero tanti, con gli spettacoli di magia. Non ci potevo credere. Imparavo la magia e andavo al college, ma tutto questo finì quando scoprii il poker“.

Antonio Esfandiari, poker player

La scoperta del poker fu una rivelazione ancora più grande della scoperta della magia.

“Conobbi un tizio che giocava a poker, mi portò con lui nella poker room. Mi diede un libro, “Winning Low Limit Hold’em” di Lee Jones. Mentre lo leggevo mi resi conto che tutti quei giocatori al tavolo erano degli idioti che non avevano la minima idea del modo corretto di giocare a poker in modo vincente. Mi sedetti e iniziai a vincere, immediatamente“.

Per qualche anno Antonio Esfandiari giocò a poker e continuò con i suoi spettacoli di magia. Trasferitosi a Las Vegas, una sera fu assunto per una festa privata a cui partecipavano numerosi giocatori professionisti. Tra questi c’era anche Daniel Negreanu, che ricorda bene l’incontro con Esfandiari di vent’anni fa: “La prima volta che conobbi Antonio ci fece impazzire con i suoi tricks. Era bravissimo, ti faceva scegliere una carta, tu ci scrivevi qualcosa sopra e lui la faceva apparire sulla finestra dieci metri dietro di te”.

Quella festa privata mostrò al giovane Esfandiari la bella vita dei poker player più vincenti di Las Vegas. Fu la giusta motivazione per iniziare a lavorare sodo sul suo gioco. Dopo una serie di buoni piazzamenti nei tornei, nel febbraio del 2004 vinse il LA Poker Classic per 1.4 milioni di dollari. Quella vittoria lo rese uno dei giocatori di poker più famosi al mondo. Il resto è storia.

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