Barry Greenstein: “Che rimpianto Macao: io la snobbai, Juanda e Chan hanno vinto milioni di dollari”

Barry Greenstein non può certamente lamentarsi della straordinaria carriera che ha avuto ai tavoli di poker. Il 63enne ha accumulato milioni di dollari in vincite tanto nei tornei quanto nel cash game, da sempre il suo terreno di battaglia preferito. Come abbiamo avuto modo di raccontare più volte, Barry si ritrovò a un certo punto con così tanti soldi grazie alle partite di cash game da decidere di donare tutte le sue vincite nette nei tornei live in beneficenza. Così si conquistò il soprannome di “Robin Hood del poker“.

In tempi più recenti, purtroppo la carriera del team pro di Pokerstars si è un po’ arenata. Lo abbiamo visto sempre meno nei tornei che contano, finché le sue uniche apparizioni sono diventate quelle ai tavoli playmoney (soldi finti) di Pokerstars.com. A quel punto si sono scatenate voci di ogni tipo sullo stato delle sue finanze, alimentate anche dalle dichiarazioni poco signorili di Haralabous Voulgaris.

Barry Greenstein nel podcast

Il veterano del poker ha però messo in chiaro di non essere broke. Lo ha detto nel corso di un podcast-fiume con Joe Ingram nel quale ha parlato con grande serenità di tutto il suo percorso, compresi i momenti più difficili. In particolare, Barry ha detto di non aver mai perso cifre troppo grandi o comunque di non aver mai messo a repentaglio tutto il suo bankroll. Se oggi ha dei rimpianti, è per le opportunità di guadagno che in un modo o nell’altro non è riuscito a sfruttare.

Avevamo già riportato la sua confessione sulle azioni Amazon vendute in fretta e furia per incassare un milione di dollari. In questo articolo riportiamo invece altre interessanti dichiarazioni che riguardano l’affascinante Macao. Anche in questo caso, Barry non può che avere grossi rimpianti…

Barry Greenstein: “Snobbai Macao, che errore!”

“Andai a Macao la prima volta per l’inaugurazione di una poker room live di Pokerstars”, ricorda Greenstein riferendosi probabilmente al 2009. “Con me c’erano Johnny Chan e John Juanda, che all’epoca erano giocatori sicuramente meno ricchi di me in termini di bankroll“.

Barry fa notare questa circostanza non per vantarsi ma perché si tratta di una premessa fondamentale nello spiegare perché Macao rappresenta un grande rimpianto della sua carriera.

“Il primo anno giocai il torneo di Pokerstars, poi mi informai sul cash game e decisi di saltarlo perché la rake era al 5%, tropo alta“, prosegue il team pro della picca rossa. “Il secondo anno andai con la mia fidanzata dell’epoca e rinunciai al cash game perché decidemmo di girare per Hong Kong e goderci un po’ la vita insieme. Il terzo anno decisi finalmnete di provare questo famoso cash game da $20.000 di buy-in“.

Una foto “rubata” dal Big Game di Macao

Una partita incredibilmente facile

Erano passati due anni dalla sua prima volta a Macao e Barry si rese conto di aver giudicato la partita di cash game in modo troppo superficiale. Un errore che gli è costato caro.

“Prima di tutto, scoprii che la rake era cappata, il 5% era su un massimo di $2.000 di pot. Questa circostanza la rendeva accettabile. In secondo luogo, scoprii che il livello era imbarazzante. Mi sedetti al tavolo e nella prima mano un cinese rilanciò. Io 3-bettai con Q-Q e lui non disse altro che “I play“. Credevo che intendesse chiamare, e invece mise tutte le chips in mezzo. Chiamai e vinsi contro A-7o“.

Anche un professionista navigato come Barry Greenstein restò senza parole di fronte a quella giocata che costò al suo avversario $20.000.

“Nel corso della partita pensai più volte a quell’espressione “I play“, finché non mi resi conto che quei cinesi erano giocatori di Baccarat. Per loro esistevano solo due opzioni: play or not play. Per loro il poker era una questione di “all-in o fold“. Volevano andare all-in subito, non volevano giocare. In questo modo la partita era davvero facilissima“.

John Juanda

John Juanda

John Juanda e Jonny Chan hanno vinto milioni di dollari

Barry vinse molto bene in quell’esordio al tavolo di cash game di Macao. Vinse talmente bene da rimpiangere di non aver giocato nei precedenti due anni in cui si era recato sulla ex colonia portoghese. Ma i veri rimpianti arrivarono quando incontrò Johnny Chan e John Juanda, che due anni prima erano “molto meno ricchi” di lui.

“Uscii dalla poker room e incontrai Chan e Juanda. Parlammo e scoprii che nel giro di due anni, giocando quelle partite, avevano ingigantito i loro bankroll. Ora erano ben più ricchi di me, avevano accumulato un sacco di soldi in partite milionarie contro businessman che conoscevano solo il Baccarat”.

Cosa significa “ingigantire il bankroll”? Barry non scende nei dettagli, ma fa capire che entrambi non hanno più alcuna preoccupazione di natura economica.

Ora John Juanda ha tutti i soldi del mondo, vive in Giappone e se vuole può non giocare mai più nella sua vita. Chan si è arricchito moltissimo, anche perché sa parlare cinese e ha le porte sempre aperte. Ecco perché il rimpianto vero lo provo quando penso che a 18 anni avevo persino imparato il cantonese, quindi avrei avuto le porte di quelle partite spalancate proprio come lui”.

Il consiglio di Barry Greenstein

Nel corso del podcast, Ingram ha chiesto al suo ospite perché non molla tutto per andare ora a giocare a Macao. La risposta di Barry è piena di amarezza.

Oggi non si può più fare, quelle partite si sono esaurite. Nel tempo sono arrivati in massa i professionisti occidentali e i soldi sono finiti. Ci sono ancora partite facili ma sono altissime, troppo alte per il mio attuale bankroll. Mi riferisco alle partite a cui partecipano Phil Ivey, Tom Dwan e Andrew Robl“.

Infine, il Robin Hood del poker dà un consiglio a chiunque voglia ascoltarlo.

“Se avere un’opportunità del genere, giocate finché la situazione non cambia, perché tanto cambierà. Tornando indietro, avrei dovuto trasferire tutta la mia famiglia a Macao. Ora Macao non è più profittevole ma nel poker ci sono sempre situazioni nuove da exploitare. Ad esempio, se apre una nuova poker room online e c’è un field facile oppure garantiti troppo alti, che generano overlay, dovete approfittarne finché siete in tempo”.

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