WSOP 2018: le statistiche irreali di Stanley Lee, il re delle deep run al Rio

La folla non lo spaventa

Le WSOP 2018 hanno ribadito due concetti: il primo riguarda il “$1.500 Millionaire Maker” che ancora una volta genera grande appeal sui giocatori con altri 7.361 paganti (2° risultato di sempre per il torneo in questione, ndr). L’altro invece riguarda direttamente il protagonista della nostra storia, Stanley Lee. Il player a stelle e strisce sembra un toro davanti al drappo rosso, quando si siede nei tornei più affollati delle World Series of Poker. Lo dicono i risultati e i numeri da lui raggiunti. Basti pensare che nelle quattro edizioni del Millionaire Maker, Lee ha sempre centrato la top 50.

Stanley Lee

Un risultato pazzesco se consideriamo che il torneo in questione non scende quasi mai sotto i 7 mila partecipanti. Ovviamente più il field aumenta e più fortuna serve per scalare posizioni. Ma la componente aleatoria non basta da sola, per spiegare come è possibile mettere in fila dei risultati del genere. Nel 2015 Stanley Lee ha chiuso al 24° posto su 7.275 paganti. L’anno seguente ha ottenuto il nono posto su 7.190 players. Nel 2017 la sua corsa è stata interrotta in 39° piazza a fronte di 7.761 giocatori. Infine nell’edizione appena conclusa ha fatto registrare la sua “peggior” prestazione: 47° su 7.361 iscritti. Un mix micidiale quindi, per sapersi destreggiare in mezzo a folle così immense di giocatori, composto da bravura, pazienza, abilità e fortuna.

Deep Run is the way

Ma le sue statistiche non si limitano al solo Millionaire Maker. Infatti al Rio di Las Vegas, Stanely Lee lo scorso anno ha sfiorato il colpaccio anche nel “Monsterstack“. Si tratta di un altro evento che mette assieme migliaia e migliaia di giocatori. Non a caso nel 2017 sono stati 6.716 i giocatori che hanno versato i 1.500 dollari di buyin per quasi 10 milioni di montepremi. La corsa di Lee si è chiusa al terzo posto per 501 mila dollari, il suo più grande “In the Money” in carriera. Alla fine il bracciale è andato al polso di un certo Brian Yoon, non proprio l’ultima ruota del carro.

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Insomma più grande è il field e più è probabile assistere alla deep run di Stanely, che ha iniziato l’anno nel migliore dei modi. Infatti a febbraio ha vinto 188 mila dollari, shippando il “$1,600 No Limit Hold’em – SuperStack (Event #36)” al Deepstack Extravaganza I del “The Venetian“. Qui ne ha superati “solo” 785 prima di mettere le mani sulla vittoria finale. Un ottimo modo per allenarsi in vista delle WSOP 2018. In tutto nella sua carriera, i cash dal vivo sono stati 36 per quasi 1.100.000$ incassati. Fra questi c’è un secondo tavolo finale targato WSOP: precisamente nell’evento online dello scorso anno dal buyin di 1.000 dollari. Ha concluso al nono posto per 17 mila bigliettoni, in mezzo ad un field di 1.312 players.

L’altra faccia della medaglia

Stanley Lee è l’uomo giusto per le deep run. Ma davanti a così tanta forza e bravura nel saper destreggiarsi in field astronomici, c’è qualcosa che ancora manca al player americano? Si, ed è la vittoria. Se escludiamo il successo di inizio anno al “The Venetian“, Lee sembra mancare nello scatto finale per raggiungere il successo. Servirebbero i super poteri degli eroi creati dal suo quasi omonimo, Stan Lee: noto fumettista ed editore americano, ha dato vita ad una serie di personaggi  per la Marvel Comics, che tanto successo hanno riscosso nei lettori nel corso dell’ultimo secolo. Paragoni a parte, visto che il “nostro” Lee non ha la bacchetta magica, la ciliegina manca sulla torta.

Stann Lee

Certo riuscire per quattro volte a raggiungere la top 50 in tornei da oltre 7 mila paganti è già di per se un piccolo successo. Ma siccome nella storia rimangono impressi altri record e soprattutto altri trionfi, probabilmente il rimpianto in Lee c’è. Il rammarico di essere andato vicino sempre alla grande impresa e di averla vista sfuggire sul più bello. Non è una critica, ma un semplice dato di fatto. Certamente la costanza prima o poi sarà in qualche modo premiata, ma di sicuro Stanley in cuor suo ci pensa tutti i giorni a quello che poteva essere ed invece non è stato.

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