Jonathan Little analizza una mano giocata contro un bot GTO

Jonathan Little è uno dei professionisti americani più concentrati sullo studio della teoria dietro al poker. Non a caso il noto coach è stato uno dei primi ad interessarsi di GTO, quella strategia che si basa sullo studio di un’applicazione pressoché perfetta della Teoria dei Giochi al No-Limit Hold’em.

Ultimamente, Little si sta allenando giocando contro un bot che riproduce lo stile GTO. Si tratta quindi di un avversario che, sulla carta, risulta sostanzialmente inexploitabile. Giocarci contro (a soldi finti ovviamente) ha permesso a Jonathan di scoprire tante cose interessati sul No-Limit Hold’em, a dimostrazione del fatto che si tratta di un gioco tutt’altro che risolto.

Nello specifico, in uno dei suoi ultimi video, Little ha analizzato una condotta che ha iniziato ad adottare recentemente: il limp/raise dallo small blind.

Jonathan Little

Jonathan Little e il limp/raise contro il bot GTO

La mano inizia con il fold di tutti i giocatori al tavolo. Jonathan Little si trova sullo small blind con uno stack di 100 big blind, mentre sul grande buio si trova il bot. Jonathan decide di limpare con **q6* **f4* in mano. Il bot rilancia a 300, ovvero tre volte il big blind.

“Sono un grande fan del limp/raise dallo small blind con un range polarizzato”, spiega il coach e articolista di Pokernews.com. “Questo è un ottimo esempio per spiegarne il motivo: 6-4off non è una mano abbastanza forte per limp/callare, ma se limpi e poi rilanci molto grosso metti il tuo avversario in una situazione molto scomoda. Immagina che il tuo avversario sul big blind abbia rilanciato con mani come K-9 o Q-9: di fronte a una 3-bet si troverebbe in grande difficoltà”.

Jonathan rilancia quindi a 1.100 e riceve il call.

“Ovviamente bilancio questa condotta limp/raisando anche con mani come A-A e K-K“, puntualizza. “Quando chiama, non credo che abbia mani molto forti. Nel suo range ci sono molte mani marginali“.

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La c-bet su turn e river

Il flop è **pk* **fj* **c4* e ci sono 2.200 chips in mezzo. Little punta 700 e riceve il call.

“Il mio premium range è 10-10, A-J+, K-Q e K-J. Su questo flop ho quindi hittato molto spesso e posso anche puntare piccolo, come ho fatto. C’è però da considerare che il nostro avversario in questa mano non è un giocatore normale ma un bot. I bot tendono a chiamare con molta più frequenza rispetto a un umano, quando gli concedi le giuste pot odds. Al di là della size, è giusto puntare perché penso di avere un vantaggio in termini di range“.

Il turn è un **q8* e ci sono 3.600 in mezzo. Little punta 1.600. Il bot chiama.

“Tipicamente quel turn è una blank a meno che oppo non abbia K-8 o J-8. Non ci sono altre mani di valore, ed è improbabile che flatti con 8-8 sul flop”.

Poi spiega che dietro a quella size c’è una scelta ben precisa.

“La size è scelta per avere il giusto rapporto tra stack e pot al river. Ovviamente sto bluffando in questo spot, spero che il mio avversario non chiami. Al tempo stesso, vista la piccola c-bet sul flop, il range del mio avversario è ancora molto largo, quindi mi aspetto che su questa blank foldi. E se anche dovesse chiamare, il range sarà ancora largo al river, motivo per cui bluffando dovrei riuscire a farlo foldare spesso, magari anche a fargli passare dei Re deboli”.

Il bluff al river

Il river è un **f2* e ci sono 6.800 in mezzo. Little ha uno stack di 6.600.

“Cosa pensiamo di un 2 in questo spot?  È una ottima carta per me perché è una blank per eccellenza. Inoltre non ho un range percepito che includa tanti draw, quindi non credo che chiami con mani marginali molto di frequente. Non so come il bot veda il mio range ma in questo spot mi aspetto di essere chiamato da quasi tutti i Re, a volte dai Jack e tutto ciò che è meglio. Da nient’altro”.

Jonathan si rende conto che bluffare in quello spot, con quel range, significa overbluffare, ovvero non avere un range perfettamente bilanciato.

“Sicuramente sto bluffando troppo. Però se avessi giocato questa mano in un torneo, specialmente con re-entry, avrei tenuto la stessa linea. Ammetto che è una linea un po’ sbilanciata, un po’ troppo aggressiva, ma credo possa funzionare contro la maggior parte degli avversari”.

Il bot promuove Jonathan Little

La mano si conclude però con il call del bot, che mostra K-8 per una doppia coppia.

“Il bot chiama e mostra K-8, una mano con la quale ovviamente non può foldare. Se mi avesse chiamato con J-3 avrei capito che dal suo punto di vista della GTO non era così profittevole bluffare quel river ma con K-8 non mi dice nulla di speciale”.

Infine, Jonathan spiega l’analisi che il software di GTO a cui si affida ha fatto della sua condotta:

“Il bot ha analizzato tutta la mia condotta: il rilancio preflop è troppo ottimistico ma non è sbagliato dal punto di vista teorico. Su tutte le altre street ha detto che andava bene, dalle c-bet fino al push al river. Questo cosa significa? Che in casi come questi abbiamo due opzioni: check sul flop, check/call sul turn e check/fold al river oppure la condotta che ho tenuto io, ovvero bet, bet, push. Forse non è la strategia preferita per i tornei perché se esci è finita, ma nel cash game credo sia un ottimo approccio“.

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