“Basta re-entry illimitati, torniamo ai freezeout”: lo sfogo di Kenny Hallaert

Kenny Hallaert

Freezeout o re-entry? Il torneo di poker nella sua formula originaria o le infinite varianti che il marketing di settore ha escogitato? Il dibattito non si è mai sopito, tra gli appassionati. Ne parlavo giusto qualche mese fa, in un editoriale sul tema. Oggi se ne parla di nuovo grazie al contributo di Kenny Hallaert.

L’ex november niner belga è torneista apprezzato e stimato sia live che online. D’altra parte è uno dei pochissimi a poter vantare almeno 4 milioni in vincite lorde sia in MTT online che live. Sul suo profilo Twitter, Kenny si è lasciato andare a uno sfogo contro il proliferare di eventi re-entry.

Lo spunto è stato sicuramente offerto dal “Double Stack“, una delle novità delle WSOP di quest’anno: buy-in di solo 1.000$, ben 10.000 chips di partenza (il doppio del solito, perché in genere alle World Series lo stack è 5 volte il buy-in) e la possibilità di re-entry illimitati. Ma vediamo lo spunto offerto da Hallaert.

My thoughts on re-entry’s. pic.twitter.com/ImVxyn9fSD

— Kenny Hallaert (@SpaceyFCB) 15 giugno 2018

Di seguito, la traduzione integrale del post.

Basta re-entry, torniamo ai freezeout: lo sfogo di Kenny Hallaert

In questo periodo di WSOP a Las Vegas apprezzo tantissimo che ci diano tantissime possibilità di giocare, quando non ci sono tornei al Rio oppure siamo stati eliminati presto da un torneo.

Tuttavia, non sono proprio entusiasta del fatto che quasi tutti questi eventi siano con re-entry illimitati. Va bene per alcuni eventi che garantiscono grossi montepremi, ma anche i tornei più piccoli ormai sono tempestati di re-entry.

Posso capirlo dal punto di vista di chi organizza questi eventi, ma credo che molti giocatori – in particolare gli amatoriali – non siano affatto contenti di questo format. Dover passare il tempo a combattere con giocatori più forti e con bankroll più grossi li mette in una condizione di svantaggio.

Inoltre è molto probabile che per loro sia ancora più dura nel late stage, e a lungo andare l’economia del poker soffrirà questa cosa. Vedere solo il 10-11% dei giocatori pagati, con payout verticali e un primo posto molto grosso, non aiuta neanche.

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E poi la registrazione è aperta per così tanto tempo che diventa più profittevole, per un giocatore, iscriversi all’ultimo momento possibile. Il torneo sarà infatti più vicino ai premi, in un momento in cui gli stack di partenza valgono più del buy-in.

Sono sempre stato un fan dei tornei freezeout, anche se onestamente devo dire che gioco allo stesso modo quelli re-entry e utilizzo il re-entry se penso che per me sia vantaggioso farlo. I freezeout sono più stimolanti da giocare, perché ti mettono di fronte a una forma di poker più pura, durante il periodo di registrazione.

Persino nei festival senza concorrenza vedo tantissimi tornei re-entry. Se questi tornei fossero freezeout ci sarebbero più room ad ospitare altri side events, il che significherebbe più vincitori e più storie da raccontare. E poi, se per esempio riesci a chiudere la busta in uno dei primi day 1 di questi tornei, hai il problema di non trovare nient’altro da giocare, perché programma e sale sono occupati con gli altri flight dello stesso torneo.

Spero davvero che questo andazzo cambi in futuro e torni a come era una decina di anni fa, quando c’erano tanti freezeout in calendario, ma probabilmente la mia è una lotta contro i mulini a vento.

Ah, e poi c’è anche la storia relativa a tutti i tornei re-entry e KO che si trovano online. Ma di quelli vi parlerò un’altra volta.

Kenny Hallaert

Le reazioni

Il post ha ottenuto molto apprezzamento, anche e soprattutto da parte di poker pro come i francesi Fabrice Soulier e Valentin Messina. D’accordo anche Doug Polk tranne sulla percentuale di giocatori pagati: secondo lui la ricompensa di un torneo di poker dovrebbe essere sbilanciata verso il vincitore. Anche qui Hallaert spiega meglio le sue ragioni: “Non credo, Doug. Il vincitore sarebbe comunque soddisfatto al di là della cifra vinta. E poi più gente a premio significa più gente felice e più storie, ma anche più gente che tornerà a giocare e più denaro che sarà reimmesso sul mercato”.

Interpellato, Kenny fissa anche la sua percentuale di pagati ideale: “Direi il 15%. Farei il premio minimo da 1,7 volte il buy-in, almeno il doppio del buy-in per chi entra nel top 10% e almeno 10 volte il buy-in dal nono posto a salire.”

E voi siete d’accordo con Kenny Hallaert?

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