Una vita da incompiuti: la vera storia dei supertifosi dell’Inghilterra

Chiunque segua il calcio, con qualche eccezione, sa bene che vincere non è così importante come tutti vogliono far credere. Certo, vedere il proprio club sollevare un trofeo o vincere un titolo è un’esperienza meravigliosa, ma la maggior parte dei tifosi di tutto il mondo non avrà mai questo lusso.

Se parliamo di calcio internazionale, ancora peggio: i trofei a disposizione sono addirittura meno, e chi ha la sfortuna (calcistica) di nascere in un piccolo paese, può già esultare se e quando la propria Nazionale si qualifica a un evento continentale o mondiale.

I fan dell’Inghilterra non hanno quest’ultima preoccupazione – non si sono qualificati soltanto a un torneo nel corso del 21° secolo – ma ormai sono già due le generazioni di tifosi che non hanno visto il proprio paese vincere un trofeo importante. E no, prima che chiediate: Le Tournoi non conta.

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I fan in attesa... riuscirà l'Inghilterra a vincere?

C’è ancora tempo per giocare a Spin & Goal su PokerStars, iniziativa che offre ai fan la possibilità di vincere ticket su BetStars e predire i risultati dei match in Russia. Tuttavia, a quanto pare ad alcuni tifosi i risultati non importano. Stiamo parlando di quei sofferti fan di lunga data che hanno continuato a veder vincere, perdere e pareggiare i Tre Leoni nei principali tornei.

C’eravamo quasi…

La dolorosa sconfitta contro la Germania ad Euro 96 è ancora fresca nella memoria di molti, ma l’impatto di quella partita è duplice: sì, l’Inghilterra arrivò a un passo dalla gloria – in quella che per un’intera generazione fu la prima partecipazione internazionale dopo che la Nazionale non are riuscita a qualificarsi ai Mondiali due anni prima – ma, cosa importante, la manifestazione si giocò su territorio natio.

Tutti i nati dagli anni 80 in poi – in altre parole, quelli troppo giovani per aver viaggiato in Italia nel 1990 da adulti – sanno bene come le performance dell’Inghilterra lontano da casa non ispirino grande ottimismo, perciò Euro 96 fu anche un modo per godersi il cammino. “Ho visto l’Inghilterra giocare in casa tante volte, tre tornei compresi, e non mi pare di ricordare una bella partita”, dice comunque Jacob, la cui prima esperienza come tifoso in un torneo coinvolge un errore di Rob Green e un triste pareggio con gli Stati Uniti in Sudafrica otto anni fa.

“È più divertente l’essere lontani da casa che la speranza di vincere. Detto questo, ci sono state tante occasioni, dopo la Slovacchia e l’Islanda nel 2016, in cui ho giurato che non lo avrei più fatto, eppure eccomi qui in Russia”.

Tasche profonde

Chi desidera seguire l’Inghilterra senza svenarsi, spesso prenota con grande anticipo, invece di aspettare che la prima partita si avvicini.

Joe, che ha viaggiato in paesi come Slovacchia e Slovenia per le gare di qualificazione, ha imparato per esperienza a risparmiare centinaia di sterline, organizzando il tutto il prima possibile, mentre Colin ha cominciato a valutare le opzioni dopo esseri iscritto all’estrazione dei biglietti lo scorso ottobre, e mi spiega di poter “quasi sentire il gusto della vodka!”. “Da un certo punto di vista, seguire l’Inghilterra in trasferta può essere economico o no: fino a un certo punto, dipende da come tu decidi che sia”, fa notare Joe. “Ovviamente il prezzo del biglietto è quello che è, ma puoi fare sacrifici sui voli e gli hotel, se è particolarmente costoso”.

Supporter.jpgSupportare l'Inghilterra durante un torneo importante 
è un'esperienza quasi quanto il calcio giocato

C’è una differenza tra viaggiare per supportare il proprio club e fare lo stesso per il proprio Paese: nel primo caso, raramente si rimane sul posto per più di uno o due giorni. Anzi, molti tifosi di club inglesi non si sono mai dovuti neppure allontanare da casa, visto che le loro squadre non si sono mai qualificate in Europa.

“Penso che spesso tanti tifosi dell’Inghilterra tifino anche club minori, non abituati ad andare in Europa”, nota Jacob. “È come se fosse uniformemente accettato che non siamo così forti, ma l’importante è stare bene insieme. Essere in una città che ospita un evento importante ti fa sentire davvero al centro del mondo”.

La chiamata russa

La Coppa del Mondo, a differenza degli Europei di Francia due anni fa e dei Mondiali in Brasile nel 2014, sarà molto diversa per i tifosi più sfegatati.

Mentre seguivo gli Europei in Francia due anni fa, tra Marsiglia e Nizza, ho incontrato molti tifosi i cui team non giocavano neppure in quelle città, e alcuni – scozzesi e norvegesi – le cui Nazionali non partecipavano nemmeno al torneo. Il calendario è intenso, ma anche nelle città ospitanti c’è comunque tanto tempo per socializzare coi tifosi di altri paesi, quando non gioca la tua Nazionale.

“Parte del divertimento dei Mondiali è incontrare i tifosi di altri Paesi e condividere il tuo amore per il calcio con loro”, spiega Jacob. “Da quando seguo l’Inghilterra, i miei ricordi più belli sono spesso chiacchiere con persone di altre nazioni”.

Colin è d’accordo: “Sono sempre andato a seguire la fase a gironi dei tornei, perché è la parte più entusiasmante… calcio ogni giorno, circondati da orde di fan da tutte le parti”.

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La quiete prima della tempesta

E per tutti, i problemi tra tifosi inglesi e russi a Marsiglia non furono altro che un’eccezione, non una regola. Se, secondo Colin, ritrovarsi stretti tra i tifosi a Wembley “è più un tipo di atmosfera familiare”, Jacob descrive la stessa esperienza come “assolutamente pessima”, a causa di alcuni tifosi particolarmente rumorosi.

Marsiglia è stata, secondo Joe, “un’esperienza terrificante” per quel che concerne i tifosi inglesi, mentre Jacob sostiene che il coinvolgimento dei suoi connazionali fu esagerato. “Ogni gruppo di tifosi annovera qualche idiota che rovina tutto, ma sarebbe sbagliato etichettare tutti quanti. Detto questo, a volte i tifosi inglesi sono francamente una disgrazia”, ammette.

“[Cantare] cose che riguardano la Guerra Mondiale è così fuori tempo, ed è il comportamento di alcuni idioti, come abbiamo visto ad Amsterdam di recente, a fare in modo che i media e il pubblico del calcio in generale pensino che siamo tutti delinquenti.
“Subito dopo le violenze di Marsiglia ricordo di aver letto siti online che incolpavano i fan inglesi, quando in realtà non fu per nulla colpa nostra. La gente trae conclusioni sulla base del modo in cui a volte noi tifosi ci comportiamo. È un circolo vizioso che non aiuta nessuno”.

Mentalità ottimistica

Molti dei tifosi con cui ho parlato non vogliono neppure sentire le storie sui tifosi russi, o sui problemi tra i supporter inglesi e russi a Marsiglia nel 2016. Al contrario, molti non vedono l’ora di abbracciare una cultura calcistica che non hanno mai incontrato seguendo i propri club.

“Dopo essere atterrato a Mosca il 13 giugno, staremo qui a lungo”, mi racconta Joe. “A parte me, il mio gruppo ha biglietti garantiti fino alla finale – se l’Inghilterra dovesse arrivarci – mentre io mi fermo alle semifinali.

Persino i più abituati alle delusioni – e sono in tanti – non considerano l’ipotesi di tornarsene a casa prima del tempo, nel caso l’Inghilterra venisse eliminata. Detto semplicemente, guardare il proprio Paese disputare un torneo importante è solo parte del divertimento.

Mentre molti tendono ad avere il proprio gruppetto iniziale, questi gruppi tendono ad espandersi nel tempo, già dopo due o tre occasioni. Capita persino di trovarsi in un piccolo bar sport di una città sconosciuta ed essere riconosciuti da un altro gruppo di supporter, incontrato magari a Parigi, a Manaus o a Rustenburg.

Un torneo importante è un po’ un ambiente in cui non si applicano le regole normali. È una festa lunga un mese, e la cosa migliore delle feste è cercare di entrare in posti in cui normalmente non si potrebbe, con la sicurezza di poter tornare nel proprio Paese ed evitare qualsiasi tipo di conseguenza. E in pochi possono raccontare storie migliori di Jacob, quando si tratta di eventi quasi inpronosticabili.

“Ho tantissimi tanti ricordi delle mie trasferte, ma non posso dimenticare quanto successo in Sudafrica nel 2010”, comincia. “Era una delle ultime sere, e decidemmo di dare un’occhiata a questo sky bar del Radisson, a Jo’burg. Quando arrivammo all’hotel, fummo scortati in un ingresso secondario dentro un’area VIP, perché qualcuno pensò erroneamente che eravamo persone importanti. Fummo intervistati dalla TV e poi io e un mio amico andammo al bar, dove notai un tizio che sembrava Arsene Wenger. E in effetti era lui, e improvvisamente ci rendemmo conto che tutti i presenti erano calciatori: Dwight Yorke, Steve McManaman, Patrick Vieira, Edgar Davids e altri”.

“Quella sera offrii a Benjani [ex attaccante del Manchester City] di trasferirsi nella stanza libera dei miei genitori se fosse venuto a giocare per il Plymouth Argyle (non lo fece), prima di insegnare a Jay-Jay Okocha un balletto molto in voga nel Paese”.
“Jay-Jay mi guardò mentre fingevo di essere un coniglio e saltellavo nella sala, poi mi imitò. In breve, Jay-Jay Okocha è una vera leggenda”.

*alcuni nomi sono stati modificati.

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