Sam Greenwood: “Va premiato chi è puntuale ai tornei. Lo swap delle quote? Difficile da regolare”

Impegnato alle Triton Series, dove ha chiuso in testa il Day 1 del Main Event, Sam Greenwood ha rilasciato alcune dichiarazioni interessanti, approfondendo ulteriormente un discorso che aveva cominciato a inizio 2018.

Ci riferiamo all’attacco che il player canadese aveva sferrato alla cosiddetta scuola tedesca degli High Roller, accusata di “giocare soltanto quando conviene” e di essere formata da “predatori e codardi” – qui le sue dichiarazioni di gennaio.

 

Sam Greenwood

Sam Greenwood

 

La soluzione di Sam Greenwood

Già, ma come fare per limitare la tendenza di molti giocatori a sedersi al tavolo solo a torneo iniziato, così da capire se è conveniente partecipare o se è meglio stare alla larga? “Un modo molto semplice è quello dell’Aria, dove offrono rake gratuita se ti registri in tempo, spiega Greenwood ai colleghi di PokerNews.com.

“Non è solo nel mio interesse, ma credo in generale che vada a beneficio di tutti coloro che iniziano una partita, perché così se ne creano tante e se ne creano alcune che altrimenti non esisterebbero. E questo è positivo per tutti”.

Non che sia semplice, anche perché un altro problema individuato dal canadese è la difficoltà a trovare opzioni di buy-in alternative al denaro contante: “Questo però spetta ai singoli tornei. Ad esempio, ero in Australia dove non puoi effettuare il buy-in online, e lì la gente è molto più ‘tight’ con i propri soldi… perché non può andare al casinò con chissà quanti contanti”.

Per contro, ci sono gli EPT, dove puoi sempre ricaricare il tuo conto online. Credo sia compito dei tournament operator prendere decisioni del genere. Ma ci sono alcuni posti dove cominciare un torneo non è un problema, e altri dove invece lo è”.

La mano tra Bicknell e Foxen

Sam Greenwood ha poi parlato di un fatto molto discusso, la famosa mano tra Kristen Bicknell e Alex Foxen, accusati di soft play: “Il fatto è che non penso avessero cattive intenzioni, ma credo che si siano comportati male e che questo sia costato a Kahle [Burns, il terzo player coinvolto nella mano, ndr] molti soldi. Ecco perché credo sia importante parlare pubblicamente di queste cose, perché penso che sia giusto quantomeno tentare di controllarle o esserne consapevoli”.

Il canadese ricorda infatti: Quando ho iniziato a giocare a poker online, una legge non scritta era che i pro non dovevano darsi fastidio a vicenda. Ma a un certo punto capisci che non è la cosa giusta da fare per il tuo stesso portafoglio. E devi cercare di superarla e abituarti a giocare in maniera ‘dura’ contro chiunque”.

E ancora: “Io e Luc [suo fratello, ndr] non siamo mai stati accusati di niente, per fortuna, ma se qualcuno dovesse guardare ogni mano live od online che abbiamo giocato l’uno contro l’altro, sono sicuro che troverebbe qualcosa [per accusare anche noi, ndr].

Il “problema” delle quote

Sam Greenwood ha affrontato anche l’argomento della vendita e scambio di quote nei tornei, processo utilizzato da molti pro per abbattere la varianza. Secondo il canadese, si tratta di un problema quasi impossibile da risolvere, soprattutto negli High Roller.

“Specialmente nei Super High Roller, dove c’è gente che magari ha il 20% e swappa il 5%, o vende il 95%, si tiene il 5% ma lo swappa. Il discorso è strano perché da un lato credo che occorra essere più aperti e trasparenti, ma credo anche che la gente abbia diritto alla propria privacy.

Il problema è che qualsiasi sorta di policy sugli swap sarebbe molto difficile, perché nessuno può sapere veramente quel che accade. Quando succede qualcosa che faccia pensare alla collusion, penso che il direttore del torneo debba essere più duro nel gestire e punire le persone.

Il Greenwood-pensiero su Men Nguyen

Secondo Sam Greenwood, esistono problemi che riguardano più in generale la community del poker. Il canadese si riferisce per esempio a quanto accaduto al WPT Gardens con Men Nguyen: “È pazzesco e difficile, perché so che è un problema, ma c’è gente come Men Nguyen che gioca tranquillamente ovunque.

E se la community del poker o i tournament director in generale non riescono a mettersi d’accordo su uno come lui, allora fare qualcosa sui problemi di cui abbiamo discusso finora, che sono più complessi e sfumati, è un’impresa titanica”.

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