JC Alvarado: “Perché non gioco alle WSOP? Pagare tasse del 30% sulle vincite è un’assurdità”

Essere un giocatore professionista di poker significa saper prendere ottime decisioni al tavolo, anche in momenti di grande tensione. Ciononostante, sono pochi i pro che riescono a traslare questa abilità anche nella vita reale, facendo del “decision making” un tratto distintivo del loro successo. Negli anni abbiamo raccontato innumerevoli storie di noti poker player che hanno perso tanti soldi in investimenti o business sbagliati, a dimostrazione del fatto che essere portati per il poker non significhi automaticamente essere competenti nella gestione generale del denaro.

Una circostanza che si può notare anche quando a un tavolo high stakes si siede un businessman di enorme successo come Bill Perkins: lontano dalle carte è un esempio per molti, ma con le carte in mano è considerato il pollo da spennare.

JC Alvarado è un professionista messicano molto rispettato ma anche lui si è reso protagonista di alcune scelte discutibili nella “real life”. Un paio di anni fa, ad esempio, aveva sfidato Olivier Busquet in un incontro di MMA e fu massacrato sul ring, perdendo anche decine di migliaia di dollari con la prop bet. Più recentemente, Alvarado ha preso un’altra decisione poco “professionale”: togliere ore al poker per dedicarsi al Baccarat, un gioco dove sostanzialmente non esiste abilità.

Ma ha anche dimostrato di saper usare la testa. Da quando ha scoperto che giocando i tornei a Las Vegas avrebbe dovuto pagare una tassazione del 30% sulle vincite lorde (questo impone la legge nel suo paese, il Messico) ha scelto di dire addio alle WSOP. Una decisione sofferta ma in fin dei conti profittevole. JC Alvarado ha parlato di questo e altro ai microfoni di Sasha Salinger di Pokernews.com.

JC Alvarado “drawing dead” contro Olivier Busquet (courtesy Pokernews)

JC Alvarado e la scelta tra online o live

Il poker pro messicano è stato intercettato nelle sale del casinò di Jeju dove si stava tenendo il Triton. Una presenza inusuale, perché solitamente chi prende parte a queste manifestazioni nell’estremo oriente è un pro che fa parte di un gruppo (come i tedeschi) ed è un regular dei tornei high roller. Per Alvarado è stata invece una decisione dell’ultimo minuto.

“Il mio schedule per i tornei dipende molto dalla concomitanza con le varie series online“, ha spiegato JC, da sempre più legato alla dimensione dell’online rispetto al live. “Ad esempio volevo partecipare alla trasferta in Montenegro ma c’era lo SCOOP di Pokerstars e ho preferito dedicarmi al poker online. Poi però sono andato a Macao e mi è piaciuto. In questo periodo non c’è davvero nulla di interessante online, quindi ho deciso di venire qui a Jeju“.

Alvarado ha poi spiegato che la sua preferenza per l’online non è assoluta: tutto dipende da come si sente sul momento.

“Ho la possibilità di scegliere e quindi scelgo in base a come mi sento. Se voglio stare a casa, gioco online. Se voglio viaggiare e vedere posti nuovi come questo, gioco live. Questa volta sono andato molto lontano da casa ed è stata una decisione dell’ultimo minuto”.

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Come combattere il “burnout”

Una vita del genere, nella quale Alvarado può partire improvvisamente per un torneo dall’altra parte del mondo è emozionante ma anche stressante. Il suo segreto per restare lucido? Giocare solo quando è nel pieno delle sue energie mentali e fisiche. Perché, ricordiamolo, il poker è un gioco che va approcciato con la massima disciplina e con grande rispetto per i soldi.

“Mi capita spesso di andare in burnout ed è fondamentale fermarsi quando non si è lucidi. Personalmente mi prendo una pausa di due o tre giorni quando vedo che ho raggiunto il limite. Stacco completamente e mi riprendo prima di tornare al tavolo”.

JC Alvarado: “Niente WSOP se devo pagare il 30% sulle vincite”

Alvarado ha poi toccato l’argomento delle WSOP: perché giocare un torneo in Corea del Sud e non quelli in Nevada, a un paio di ore di volo da casa? La sua risposta riguarda lo spinoso argomento della tassazione.

“Alle WSOP non ci gioco più. Non ha alcun senso pagare il 30% sulle vincite lorde. Non cambierò idea a meno che un buon avvocato fiscalista non trovi una soluzione!” ha detto il pro messicano ridendo. “Non voglio rischiare di vincere qualcosa e dover pagare il 30% in tasse”.

JC Alvarado (courtesy René Velli/Pokerstars)

JC Alvarado e il Baccarat

In conclusione, JC Alvarado ha parlato di Baccarat. Questo gioco è estremamente popolare in Asia e molti dei giocatori cinesi e malesi che popolano gli high roller del Triton sono regular dei tavoli più alti di Baccarat. Alvarado non dice molto a riguardo, se non di ritenersi il miglior giocatore al mondo in questa disciplina…

Sono il più forti di tutti a Baccarat“, dichiara scherzando, visto che nel Baccarat non esiste abilità. “Noi messicani siamo i migliori. Ho iniziato a giocarci due anni fa ma ora sono già molto forte. È tutta una questione di superstizioni e saper tenere le carte in un certo modo!”

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