Le 3 regole di Charlie Carrel per distruggere i micro stakes

Quando un top player come Charlie Carrel dispensa consigli, qualsiasi appassionato di poker dovrebbe ascoltarli attentamente. Perché il pro inglese non è solo fortissimo, ma è anche uno che ha vissuto in prima persona tutta la scalata agli high stakes: anni fa partì dai micro e nel giro di un anno raggiunse il NL 500 Zoom, dove si impose come uno dei più forti al mondo.

Charlie è quindi ben consapevole delle sfide, gli ostacoli e gli errori che caratterizzano il percorso di un giocatore dei limiti più bassi. Proprio per questo motivo ha lanciato la sua Bankroll Challenge da $50 a $10.000 e proprio per questo motivo non perde mai l’occasione di fornire consigli rivolti proprio a chi è ancora ben distante dai tavoli più alti.

Lo ha fatto anche nel corso di un recente podcast con Joe Ingram. Dopo aver spiegato perché ritiene che la GTO non sia assolutamente la strategia giusta ai micro e mid-stakes, “Epiphany77” ha spiegato quali sono le sue 3 regole per distruggere i micro stakes e iniziare a puntare in alto.

3 regole di Charlie Carrel per distruggere i micro-limiti

1. La tua mano contro il range avversario, non range vs range

Il primo consiglio riguarda il solito dualismo tra la strategia exploitative e quella GTO. Come è ormai noto, Carrel crede che ai limiti inferiori sia necessario giocare solo nel primo modo e qui fa un esempio pratico di ciò che intende.

Ai micro non devi pensare a bilanciare il tuo range, non devi ragionare secondo lo schema range vs range“, spiega il pro inglese. “Devi pensare alla mano che hai e al range del tuo avversario. Partendo da questa base, devi trovare il modo di exploitare il range del tuo avversario. Ad esempio, se hai top pair su un board K-J-7 dovresti chiederti: quanto devo puntare per farmi chiamare da un Jack? E quanto devo puntare per farmi chiamare da un colore? Questo è il concetto base. Se riesci a fare tuo questo modo di ragionare e a sviluppare un forte senso critico, distruggerai i microstakes“.

Charlie Carrel

Charlie Carrel

Secondo Carrel, è sbagliato ragionare come fa Doug Polk, che anche ai limiti più bassi pensa a bilanciare il suo range ed essere bilanciato in ogni bluff o value bet. Per Carrel il discorso è molto più semplice.

“Non ha senso pensare a bilanciare il range: in ogni mano devi solo pensare a come ottenere il massimo valore, perché le persone al NL 2 non pensano a nient’altro che alle carte che hanno in mano in quel momento. Se floppi un set, vuoi puntare altissimo perché ti chiameranno sempre. A volte la strategia migliore ai micro è non bluffare mai, ed è su questo ragionamento che vengono fuori i fenomeni della GTO: così sei exploitabile, devi bilanciare i range. Beh, per me è una totale idiozia applicare la GTO ai micro“.

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2. Impara a valuebettare

La seconda regola di Carrel riguarda la capacità di valorizzare il proprio punto. Il giovane pro spiega che più si sale in alto e più diventa difficile estrarre valore. Proprio per questo motivo è importante riuscire ad estrarre il massimo valore da ogni mano quando si ha a che fare con avversari poco esperti.

Scegliere con cura una size per exploitare il range dell’avversario è di vitale importanza. Per farlo devi riuscire a tracciare una linea: oltre quale size non chiamerà più? Qual è il massimo che è disposto a mettere in mezzo? Cerca di capire se in uno spot chiama fino a una bet di $0.40 ma folda a una da $0.50. Trova quella linea e cerca di avvicinarti sempre di più. Ai micro devi prendere il massimo valore da ogni mano. Diventare bravo ad estrarre il massimo valore è fondamentale nel gioco del poker“.

Charlie Carrel

3. Tu sei il tuo miglior insegnante

Infine, Charlie Carrel offre un consiglio inedito: se è vero che parlare con altri giocatori è importante, è altrettanto vero che ai micro-limiti devi diventare l’insegnante di te stesso.

“Le persone ti possono insegnare tanto ma soprattutto se parliamo di micro-stakes, il miglior insegnante che tu possa avere sei tu. Perché nessun processo ti insegna meglio del giocare, ragionare e studiare da solo. Gli altri possono insegnarti i concetti, mostrarti la direzione e offrirti gli strumenti, ma alla fine sei tu l’unica persona che può assemblare il tutto. Penso che alcune persone si affidino troppo al coaching. Prima di porre domande ad altri, poni le domande a te stesso e prova a risponderti. Funziona. Ed è un modo di fare che funziona anche nella vita, non solo nel poker”.

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