Giocarsi tutto in bianco a 11 left nel Main Event: Joe Cada analizza il suo super bluff

Il Main Event WSOP di quest’anno è stato caratterizzato dalla grande prestazione di Joe Cada, capace di raggiungere per la seconda volta il final table dopo nove anni dal successo. Cada è riuscito in questa impresa sfruttando una imprescindibile run (non si arriva al final table di un torneo con 7.000 iscritti senza le giuste carte) ma anche dimostrando in più occasioni di essere un campione senza alcuna paura.

In particolare, c’è stata una mano a 11 left che ha lasciato senza parole tutti gli appassionati di poker. Ecco l’action:

Cada ha uno stack di 11.9 milioni di chips (23.8 blinds) e apre il gioco a 1.1 milioni dal bottone con **ca* **p6*  in mano. Lo small blind folda e il pro australiano Alex Lynskey chiama dal big blind con **fk* **c9* e lo stack più grande del torneo, pari a 51.5 milioni.

Il flop è **pk* **q0* **c5* , Lynskey fa check e Cada punta un milione di chips sul pot di 2.9 milioni. Lynskey ha la top pair e chiama. Il turn è un **cj* e dopo il check dell’australiano decide di proseguire nel puntare: stavolta mette in mezzo una bet di 2.6 milioni sul pot di 4.9 milioni. Lynskey ci pensa per qualche secondo e chiama nuovamente.

Al river la situazione è tragica per il campione del mondo del 2009: il board si completa con un inutile **q3*, in mezzo ci sono 10.1 milioni di chips e Cada ha solo 7.150.000 alle spalle. Dopo il terzo check di Lynsey, molti giocatori rinuncerebbero al bluff ma non Joe: dopo meno di 10 secondi, decide di andare all-in. Una giocata estremamente rischiosa, per molti assurda. Giocarsi il Main Event WSOP a un passo dal final table sembra una follia per tanti giocatori ma forse è proprio con questo coraggio che lo si raggiunge non una ma due volte in carriera.

Un bluff sensazionale per il professionista americano, che a 11 left si è assicurato il final table con questa giocata di prepotenza. Intervistato da Cardplayer.com, Joe ha analizzato la mano offrendo la possibilità a chiunque di mettersi nei suoi panni.

Joe Cada analizza il bluff a 11 left nel Main Event WSOP

Stavo giocando tight dall’inizio della giornata“, ha esordito. “Entrambi i chipleader erano alla mia sinistra e avevo foldato quattro volte delle ultime cinque in cui mi ero trovato sul bottone. E quella volta in cui non avevo foldato avevo rilanciato preflop con un Asso e fatto check fino al river con A-high”.

L’immagine che Cada ha offerto ai suoi avversari è quindi molto chiara: un giocatore tight che forse sta overfoldando nel tentativo di compiere l’impresa di centrare nuovamente il final table più prestigioso nel mondo del poker.

“Questo spot rappresenta una situazione unica, perché A-6off è letteralmente la mano peggiore con cui rilancio dal bottone considerando che ho i due chipleader alla mia sinistra e ho 23 big blind. Oltre a questo aspetto, sapendo che tutto il tavolo mi aveva visto giocare molto tight, si intuiscono i primi motivi dietro al mio bluff“, prosegue Cada, che poi passa ad analizzare la mano sul flop.

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Il flop

“Generalmente quel flop è buono per il mio range. Punto piccolo con l’obiettivo di fargli foldare mani con un Asso debole o mani come 8-9 che non hanno una equity. Serve anche a proteggere la mia mano. Se chiama, ho già pianificato di bluffare sul turn se compaiono un Jack o una Donna, perché sono carte che hittano bene il mio range preflop. A-high su questo board è uno dei punti peggiori che posso avere, quindi è una delle poche mani con cui posso bluffare”.

Il turn

Sul turn compare proprio un Jack. Come aveva pianificato, Joe decide di lanciarsi in un bluff che potrebbe porre fine al suo torneo.

“Il turn è un Jack e decido di seguire il mio istinto. Quella carta è perfetta per il mio range e c’è sempre da considerare che ho l’immagine di un giocatore molto chiuso. Il suo range è invece composto in gran parte da Q-10, 10-9 e K-x, tutte mani con le quali lui non può chiamare facilmente”.

L’all-in in bianco al river

Il river è una blank e Cada spiega il suo all-in in bluff così: “A volte quando non ricevi carte devi far succedere qualcosa“.

Poi analizza meglio la sua giocata:

“Lui può solo bluff-catchare con il suo range, ovvero chiamare sperando di essere contro un bluff. Se mi fossi trovato nei suoi panni, probabilmente avrei foldato anche io. Voglio poi far notare che non avrei giocato questa mano in questo modo contro un avversario poco esperto. Linskey è un ottimo giocatore ed è uno che ha ragiona su molti livelli di pensiero. Ho pensato che mi dovesse dare credito per il modo in cui stavo giocando fino a quel momento, la texture del board e le poche mani con cui farei una giocata simile. Ripeto: A-6 è una delle pochissime mani con cui bluffo in questo spot. In questa mano è difficilissimo, per lui, chiamare con meno di doppia coppia”.

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