Casinò Italia: San Pellegrino vuole la licenza di Campione. S. Vincent: slitta approvazione bilancio

In una calda giornata del luglio 1907 venne inaugurato il Casinò di San Pellegrino: con la sua struttura liberty disegnata dall’architetto Romolo Squadrelli. I nobili e gli industriali del tempo passavano week end e vacanze estive tra le terme di giorno ed i tavoli della roulette la sera, ma nel 1947 la guerra spazzò via tutto e da quel momento iniziò il declino. Oggi però c’è ancora chi sogna la Belle Epoque dei primi del novecento.

Si sogna il nuovo casinò a San Pellegrino

Mors tua vita mea, direbbero i latini. Ed è quello che pensano (senza nascondersi troppo) a San Pellegrino da quando hanno dichiarato fallito il Casinò di Campine d’Italia. Al sindaco della città termale qualche anno fa risposero: “ci dispiace ma i casinò in Italia sono quattro e le concessioni già assegnate”. Ed ora che le sale aperte sono tre ed una concessione inattiva? Nel comune bergamasco sono tornati alla carica.

Dispiace per gli oltre 470 dipendenti del Casinò di Campione d’Italia ma verrà mai trovata una soluzione? Il sindaco Vittorio Milesi di San Pellegrino invece non si fa scrupoli e sul quotidiano Il Giorno esce allo scoperto:

“La chiusura del Casinò di Campione d’Italia libera un’area importante in ambito nazionale – spiega il sindaco, Vittorio Milesi -. Nella regione più produttiva e importante d’Italia non c’è più un’offerta di questo tipo, mentre c’è una clientela, quella che si recava a Campione, di cui si può soddisfare la domanda. Per noi il casinò può completare l’offerta turistica. Stiamo cercando un rilancio che punta sulle terme, sulla valorizzazione del liberty, sul marchio San Pellegrino, su una clientela proveniente da tutti i paesi del modo”.

Un casinò in Lombardia per arginare Lugano e Mendrisio?

Come abbiamo già pubblicato i Casinò svizzeri di Lugano e Mendrisio stanno facendo un boom di incassi da quando Campione ha chiuso i battenti. E l’action nel cash game è esplosa nelle due sale elvetiche (in particolare a Lugano).

Le pressioni della Lega “lombarda”

A San Pellegrino pensano quindi a ripristinare la vecchia sede del Casinò municipale o l’ex Gran Hotel. Si parla in questi giorni di pressioni importanti nella Lega con la questione portata all’attenzione del Ministro degli Interni Matteo Salvini (che ha in parte competenza proprio sui casinò con il proprio ministero). In prima fila ci sono anche il deputato bergamasco Daniele Belotti, la senatrice Simona Pergreffi e il consigliere regionale Alex Galizzi.

La corrente lombarda della Lega vuole un casinò a San Pellegrino, nonostante questo Governo si sia dichiarato più volte contro il gambling.

Un aspetto burocratico importante: le mozioni della riapertura sono state votate in maniera positiva nel 2008 e nel 2014 dalla Camera dei Deputati, con il parere favorevole del Consiglio Regionale Lombardo, del Consiglio Provinciale di Bergamo e della Comunità Montana Valle Brembana. Senza la luce verde del Ministero degli Interni però si potrà fare ben poco.

Saint Vincent: rinvio per l’approvazione del bilancio 2017

Innanzittutto bisognerà capire che ne sarà di Campione d’Italia e della crisi eterna (ma mai come in questo momento grave) di Saint Vincent: ci sono in ballo il destino di mille lavoratori, mille famiglie.

In Valle d’Aosta, l’incertezza aumenta. E’ stata convocata per fine mese (entro il 30 settembre) l’assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio di esercizio 2017 della Casinò de la Vallée spa, chiuso con una perdita di 21,5 milioni di euro. Un rinvio che fa salire la tensione dopo le dichiarazioni del collegio sindacale (“non ci sono fondi per i pagamenti a settembre”).

“Varie opzioni per garantire la continuità aziendale”

L’assessore alle finanze Stefano Aggravi ha spiegato che non è un problema solo di revisione del bilancio “bensì anche dell’esame e della condivisione di ulteriori misure atte a garantire la continuità aziendale e il processo di risanamento dell’azienda”. L’assessore ha concluso:ci sono varie opzioni sul tavolo per garantire la continuità aziendale. L’ipotesi del concordato preventivo sembra accantonata. Così si spera nella Valle.

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Non dovrebbero essere previsti fondi extra per il risanamento che dovrà passare dal taglio delle spese di gestione: “La legge 7/2007 prevedeva un percorso di rilancio della gestione e di riduzione dei costi esplicitato attraverso un piano di ristrutturazione aziendale approvato dal Consiglio Regionale, che, non essendo ancora giunto a conclusione, necessita degli aggiornamenti indispensabili a migliorarne l’efficacia. Occorre quindi proseguire, perfezionando il percorso, con la riduzione dei costi ancora necessaria e con il consolidamento dell’andamento positivo comunicato dall’Amministratore Unico, senza aggiungere un euro in più di quanto previsto dalla legge regionale”. Lo scrivono in una nota, Roberto Cuneaz, presidente di Alpe, e Albert Chatrian, capogruppo in Consiglio Valle.

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