Un accordo di staking indigesto: è “rissa” social tra Cate Hall e Chad Power con scambio di accuse pesanti

Cate Hall nel 2016 era stata finanziata dal poker pro Chad Power: l’avvocatessa, reduce da 3 tavoli finali WPT e con oltre 1 milione di dollari vinti (lordi), aveva cercato (e trovato) uno staker per partecipare ai giochi mid-stakes a Las Vegas.

Alla fine dei giochi, la player aveva perso circa 60.000 dollari finanziati da Power ai tavoli di cash game ed una volta tirate le somme, è scoppiato il caos tra staker e player. Dopo due anni di contrasti e polemiche tra i due, siamo arrivati all’epilogo di queste ore con la storia che è stata raccontata e svelata sui social.

Cate Hall in una sessione cash in una nota trasmissione televisiva americana

Per chi non è esperto di questi accordi, deve essere chiaro che nei contratti di staking (che possono essere conclusi anche verbalmente), in caso di vincita, lo staker ha diritto alla sua quota percentuale, concordata preventivamente oltre al capitale investito. Ma se vi è una perdita (maturata in buona fede in condizioni normali e previste dall’accordo) nulla è più dovuto. Non vi è da parte del giocatore, in genere, nessuna responsabilità alle perdite, a meno che in un deal scritto non sia previsto altro.

Inoltre, lo staking, avendo come oggetto del contratto un’attività di gambling non è tutelata dall’ordinamento giuridico (in genere in quasi tutti i paesi del mondo). Sorge solo un’obbligazione naturale (se il debitore paga non può più chiedere il capitale indietro, ma se non paga il creditore non è tutelato).

Detto questo, Cate Hall sostiene che Power le abbia chiesto la restituzione del capitale investito. Chad è della tesi contraria: è sicuro che l’accordo prevedeva una compartecipazione alle perdite della player che invece ha smentito categoricamente questa ipotesi.

Quando Cate ha rifiutato di pagare, la vicenda si è fatta molto tesa. Ed alla fine è stata lei a svelare la storia su Twitter, sotto presunto ricatto di Power (circostanze tutte da verificare).

“Chad sosteneva di voler rendere pubblica la controversia in modo da danneggiarmi agli occhi dei potenziali staker, quindi sto postando un resoconto – racconta Cate Hall su Twitter – completo della disputa per negare qualsiasi cosa. Se in futuro sarai interessato a finanziarmi, sappi che non accetterò mai un deal nel quale rischio al 100% le perdite, semmai ti riconoscerò una percentuale dei profitti”.

Cate Hall va poi all’attacco del rivale: “diceva che se non avessi pagato l’intero ammontare di questo “makeup”, lui avrebbe reso pubblico e addebitato a me tutto questo. E’ passato un pò da quando esercitavo la professione di avvocato , ma se proprio non è una estorsione aggravata, può essere considerata in ultima ipotesi un’estorsione-adjacent”.

 

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Hall è un fiume in piena e continua a contro-accusare il suo ex staker: “Mi è stato fatto notare che Chad ha probabilmente tentato di usare giochi simili e di fare il ‘grosso’ con persone che avevano meno familiarità con la legge rispetto a me”. La Hall sostiene legittimamente che i normali accordi di staking (che in genere vengono chiusi verbalmente) non prevedono una compartecipazione del giocatore alle perdite del denaro investito, “a meno che un contratto scritto non preveda il contrario”.

Non essendoci però prove documentali del deal, alla fine i due hanno deciso nel 2016 di risolvere la questione attraverso un arbitro privato. Da persone civili, con un lodo arbitrale avrebbero risolto la controversia in via amichevole.

L’arbitro incaricato dalle due parti alla fine ha dato ragione alla versione di Cate Hall. Difficilmente avrebbe potuto, in termini di legge, darle torto senza alcun documento prodotto da Chad.

Cate ha affermato che si erano messi d’accordo per chiuderla in questo modo, attraverso un lodo. Proprio Power però non ha accettato il verdetto, non riconoscendo l’arbitrato.

La Hall ha perso la pazienza: “nonostante abbia accettato un arbitrato vincolante, nonostante i giudici arbitri siano d’accordo con la mia posizione e, nonostante Chad abbia esplicitamente riconosciuto che nulla abbia violato il nostro accordo, lo stesso si è rifiutato di rispettare tali decisioni”. Ma Power nega quanto detto da Cate Hall di non aver accettato la sentenza.

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