Soltanto “Turna94” ha impedito a Vincenzo “gugly89” Guglielmi di trionfare nel torneo di poker invitational che ha inaugurato Hearts & Spades, il nuovo format dove i player si affrontano in tornei di Texas Hold’em ed Hearthstone in streaming, e che mette in palio più di €10.000, oltre alla possibilità di ricevere una sponsorizzazione di €10.000 per i tornei di Hearthstone del 2017 entrando a far parte del team QLASH, nato da un’idea di Luca Pagano.

Il giocatore che andiamo a conoscere oggi è un professionista ibrido, forse il più vicino di tutti a entrambi i titoli in questione: il 27enne leccese è infatti un grande appassionato dei giochi di carte, era già in carreggiata quando spopolavano quelle dei Pokémon, “All’epoca non avevo neanche internet“, passando poi attraverso Magic le carte sono diventate digitali e lui è diventato una Leggenda di Hearthstone, ma senza mai smettere di giocare a poker, una passione che gli ha garantito stabilità economica. Adesso sta portando a termine il suo percorso di studi ma sogna un futuro da pro.

gugly-89.jpgVincenzo “Gugly-89” Guglielmi

Riesci a conciliare la tua carriera universitaria con l’impegno negli e-sport?

A volte è molto difficile, però posso affermare di esserci quasi riuscito in quanto quest’anno dovrei ultimare i miei studi magistrali in giurisprudenza (finalmente!) e credo che, una volta che si avranno orari lavorativi, sarà più semplice conciliarli con il gaming.

Sei un giocatore professionista?

Si, mi considero un giocatore professionista per ogni gioco al quale ho partecipato.

Si può vivere guadagnando solo con gli e-sport? Tu ci riesci?

In Italia è impossibile guadagnare solo di e-sports purtroppo, motivo che mi ha spinto a continuare con l’università. Allo stato attuale delle cose, paradossalmente in Italia viene premiato più chi fa il clown dietro una webcam che chi realmente merita, sia per l’impegno che per l’abilità da player. In passato, per finanziarmi tornei e trasferte, giocavo a poker, e le vincite le usavo per finanziarmi tutto il resto… un modus operandi che mi è rimasto dalla mia precedente carriera da giocatore di Magic, in cui si è totalmente autofinanziati.

Quanto tempo dedichi ai videogame?

Gioco a Hearthstone in media 5-6 ore al giorno e non nego di giocarci quasi ogni giorno! Quando non gioco, assisto alle partite di altra gente o faccio coaching. Mi piace farlo e dedicarci la maggior parte del mio tempo libero.

Ricordi qual è stata la tua prima partita in multiplayer?

Prima partita in multiplayer… mmm… credo su consolle, PS3 online… FIFA 14 se non erro!

Qual è stato il gioco che ti ha preso più tempo?

Senza dubbio Magic, colonna portante della mia adolescenza! Ma Hearthstone sarà destinato sicuramente a superarlo.

Sei un vero appassionato nonché esperto di questo genere e hai avuto l’opportunità di giocare a livello agonistico a 3 titoli storici: Pokèmon, Magic e Hearthstone. Quali sono le grandi differenze fra questi giochi?

Ho la fortuna di aver giocato a tutti e tre. Sono un giocatore d’altri tempi, giocavo competitive di Pokémon quando ancora non avevo internet a casa e mi recavo a piedi presso la “Cartoleria Momo” a Manduria (il mio paese d origine) pur di giocare i tornei. Pokémon, Magic e Hearthstone sono accomunati tutti e tre da un denominatore comune, ossia l’utilizzo di risorse per sconfiggere un avversario, ovviamente con concept diversi. Come negli scacchi la componentistica strategica è prevalente ed essendo un gioco di carte è presente anche il fattore RNG. Mentre Magic e Pokémon sono carte vere, la grande innovazione di Hearthstone è rappresentata dalla multimedialità del poter avere con se sempre la propria collezione senza di fatto occupare spazio materiale, quindi di più facile accesso e di più facile diffusione. Sono tutti e tre dei giochi skill based e nel lungo periodo la componentistica randomica più essere aggirata dall’abilità del player. Inoltre in Magic è possibile giocare carte anche durante i turni degli avversari, a Pokémon ed Hearthstone la fase di interazione è limitata soltanto al proprio turno. Di fatto, solitamente chi è bravo in uno soltanto di questi tre giochi si troverà abbastanza agevolmente a giocare anche gli altri due.

Da quando giochi a Hearthstone?

Gioco a Hearthstone da novembre 2015, poco più di un anno.

Qual è il tuo eroe preferito?

Attualmente il mio eroe preferito è il druido.

Se potessi bannare un eroe avversario, quale sceglieresti?

Dipende, il ban è una scelta che dipende da come hai impostato la tua line up e potrebbe essere influenzato anche dall’abilità del nostro avversario, posso scegliere di bannare la classe più forte del nostro avversario, o anche quella che lui sa usare meglio, di sicuro non è mai una scelta semplice e scontata, dipende da più fattori e soprattutto dal metagame.

Qual è stato il tuo miglior risultato nella modalità classificata?

Riesco a raggiungere quasi ogni mese la top 20. La cosa difficile di Hearthstone non è raggiungere un grado alto ma riuscire a mantenerlo fino all’ultimo giorno del mese, che di fatto è quello che realmente conta ai fini della qualificazione ai major.

Carta preferita?

“Innervate” è la mia carta preferita semplicemente perché è troppo forte: basti pensare che la carta più costosa per i collezionisti di Magic, il “Black Lotus”, fa tutto sommato la stessa cosa ed è limitata ad 1 nei deck da 60 carte, mentre in Hearthstone ne puoi usare 2 su 30, si spiegano molte cose..

Combo preferita?

Senza dubbio la mia combo preferita era quella del vecchio Patron pre nerf, uno dei deck più forti che abbia mai visto nella locanda, che mi ricordava molto uno dei deck più difficili e forti da usare a Magic, per chi se lo ricorda il vecchio “Enchantress” che riusciva ad ottenere mana infinito e danni infiniti relativamente presto…

Ogni player è alla ricerca del deck perfetto, quale consiglieresti ai lettori che vogliono scalare velocemente la ladder Standard?

Fino a qualche giorno fa abbiamo assistito ad un monopolio del midrange Shaman, ora, col fatto che sono state stampate nuove carte uscite proprio qualche giorno fa, il meta dovrà re identificarsi, nuovi archetipi verranno a formarsi, ma per quanto mi è sembrato di vedere c’è già un temibile archetipo di Garrosh che sta prendendo il sopravvento, ossia il rapidissimo Pirate Warrior con cui diversi player hanno gia raggiunto il grado legend in questo mese.

Quali sono le carte da tenere d’occhio nell’espansione appena uscita?

Sicuramente i Jade del druido che ti consentono di avere infiniti Minion nel deck, Kazakus che ti permette di creare una “custom spell” potentissima, e ci sono molte carte fortissime per creare deck aggressivi come appunto i pirati e minion da early game al paladino. Ne vedremo sicuramente delle belle, con Priest che ne esce migliorato più di tutti (3/4 costo 3 che buffa salute, drago 5-6 costo 5 che ti fa pescare una carta dal deck avversario), seguito dal druido.

Cosa ti piace di Hearthstone?

Di Hearthstone mi piace la “meritocrazia”, (da non confondersi con la meritocrazia in Italia attualmente assente), mi riferisco al fatto che non ci siano barriere in entrata e chiunque, uomo, donna, disabile, bambino, possa mettersi davanti al proprio PC e competere con i migliori, e cercare d qualificarsi ai mondiali, soltanto giocando e vincendo dalla propria poltrona, contando sulle proprie abilità e facendo affidamento solo su se stessi. È questa la magia di Hearthstone, tutto è possibile, senza bisogno di dover sottostare a compromessi ma mettendoci soltanto impegno, costanza e voglia di vincere!

Quando hai imparato il poker?

Ho imparato a giocare a poker a 15 anni ed è stata la mia ancora di salvezza perché ogni volta che nella mia vita mi sono ritrovato ad aver necessità di denaro, sono riuscito a guadagnarlo giocando a poker. All’inizio non è stato semplice, però mi ritrovo qui a 27 anni ad avere quasi finito l’università, senza aver chiesto mai nulla ai miei genitori dal punto di vista economico, e tutto questo grazie al poker, che mi ha dato l’opportunità di guadagnare quello di cui volta per volta necessitavo, lasciandomi il tempo per studiare anche…

Cosa ti piace del poker?

Anche del poker mi piace il fatto che chiunque possa competere contro chiunque e vincere unicamente grazie a se stesso. Non so se si nota che io faccio affidamento esclusivamente su me stesso in tutto, perciò amo questi giochi in cui il successo dipenda solo da se stessi! “quisque faber fortunae suae” dicevano i latini ed è un modus operandi che ho sempre attuato e seguito nella mia vita.

Cosa hanno in comune questi due giochi?

Entrambi hanno in comune il fatto che bisogna preoccuparsi più di quello che ha in mano l’avversario che di quello che realmente abbiamo in mano noi. La componentistica psicologica è molto sviluppata e spesso, sia a Hearthstone che a poker, la chiave del successo sta nel play around corretto, che fa si che il nostro avversario si trovi spiazzato indipendentemente dalla scelta fatta, dato che noi comunque eravamo in un certo senso già da tempo “organizzati” a rispondergli nel migliore dei modi. È importante avvantaggiarsi da ogni singolo tell che riusciamo carpire, ogni informazione trapelata dal nostro avversario sarà fondamentale nella riuscita nel nostro piano di vittoria.

Quando giochi a poker?

Io quando gioco a poker e ho poco tempo a disposizione prediligo i Sit and Go, mentre magari nel week end, quando non ho impegni universitari e quotidiani, non mi nego qualche bel programmato da 2/3 mila persone.

Ti piacerebbe diventare un giocatore professionista di poker?

Mi piacerebbe diventare sia un giocatore professionista di poker che di Hearthstone, mi ispiro molto ad Adrian Koy (life coach) celebre giocatore di Hearthstone e di poker, al quale molti mi hanno sempre accomunato, sia per somiglianza fisica, che per meticolosità e perfezionismo nel costruire e voler giocare determinati deck. Quindi, essendo due cose che vanno di pari passo, non mi dispiacerebbe affatto essere anche un professionista di poker.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno del cassetto è vincere il mondiale di Hearthstone, non per il denaro, né per la gloria, perché come dicevo prima, gioco competitive ad alti livelli di card games da prima ancora dell’avvento di internet e mi sono sempre finanziato senza chiedere niente a nessuno, ma come soddisfazione personale, come il coronamento di un percorso personale, che mi ha portato a diventare il più forte del mondo. E una volta ottenuto questo, farne un lavoro. Il mio sogno quindi è avere per lavoro una mia passione e fare nella vita quello per cui sono portato… mal che vada, se mai dovreste aver bisogno di un avvocato e non avrò ancora vinto alcuno mondiale, potrete sempre fare affidamento sui miei pareri legali! Perché i sogni sono importanti ma non bisogna mai distaccarsi dalla realtà e pensare in primis ad un qualcosa che concretamente possa darci da vivere, ma senza mai distaccarsi dai sogni, che con il giusto impegno e talento potrebbero un giorno non troppo remoto realizzarsi!

Cosa manca alla scena italiana degli e-sport per evolversi?

Molti pensano che il competitive debba essere per forza social: non è vero. Alcuni tra i player più forti al mondo sono ragazzi normalissimi, vedi ad esempio “ostkaka” e “pavel”, gli ultimi due campioni del mondo, non sono né degli streamer né degli youtuber ma dei roleplayer che lo fanno per passione e con l’impegno che ritengono opportuno. Ecco, in Italia dovremmo prendere esempio secondo me, e concentrarci molto di più sul livello del gaming, per poter toglierci soddisfazioni a livello internazionale, e meno sull’apparire, perché ad oggi non si può vivere in Italia di e-sport, nessun giocatore italiano di Hearthstone attualmente può dire di essere stipendiato, quindi concentriamoci tutti sul migliorare, sul testare tanto, (serve molto avere fedeli compagni di testing), facciamo tornei all’estero, allarghiamo i nostri orizzonti, perché non serve a nulla essere galli in un piccolo pollaio come l’Italia e non essere minimante considerati a livello internazionale per quanto concerne gli invitational o altri major. Spero che in futuro le cose cambino sia grazie all’impegno che ci sta mettendo David organizzando tornei al Planet, tornei che però purtroppo sono difficilmente accessibili per gente come me che vive al sud, e anche grazie al nuovo impegno di Luca Pagano che con queste iniziative online aumenterà sicuramente il bacino di utenza di giocatori da tutta Italia, i quali potrebbero essere attirati dall’opportunità di autofinanziarsi tornei futuri e spese grazie ai premi in denaro in palio, e all’iscrizione gratuita. Una cosa che a mio parere mancava in Italia, ossia l’opportunità di autofinanziarsi con la propria abilità, senza dover sottostare alla dittatura delle multigaming che attualmente fanno poco o niente per i player.

Gianvito Rubino per PokerStars.it

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