Dario Rusconi è uno dei primi giovani che in Italia si è affacciato al mondo del poker: il 33enne gioca infatti dal 2005 e ha vissuto l’intera evoluzione del poker tricolore dalla nascita fino a oggi.
Come già in passato, Dario ci ha inviato un interessante contributo sullo stato delle cose: in questo intervento punta il dito sul ruolo delle scuole di poker nella crisi del mercato online.
Quando iniziai a giocare, nel 2005 mi stavo laureando in Ingegneria e avevo 21 anni.
In giro si trovava davvero poco materiale su cui studiare e forse, egoisticamente parlando, era anche meglio.
Il mercato del poker ha avuto l’andamento standard di un normale prodotto: subito dopo la sua introduzione (2006-2007) ha avuto un’impennata in cui tutti ne parlano e tutti giocano; poi c’è una fase di maturità che può sfociare in una stabilità o in un calo drastico, noi siamo nel secondo caso; infine possono accadere due cose, c’è un’ultima fase di stabilità oppure scompare… Nel nostro caso abbiamo una sostanziale stabilità.
Il ciclo di vita di un prodotto-servizio
A mio avviso la fase di maturità è durata troppo poco e il focus sta nel fatto di capirne i reali motivi.
Sicuramente il bacino di utenza italiano non è così vasto come si pensava, e quindi quando un giocatore si stufa di perdere non fa altro che smettere di giocare e preferisce magari andare su altri giochi, come il betting o i giochi da casinò.
Un secondo aspetto è sicuramente la miriade di poker room nate in fase di introduzione, proprio per il bacino risicato non potevano coesistere per troppo tempo, ed ecco che molti siti o hanno abbandonato o non hanno più investito nel prodotto poker.
Un altro e fondamentale aspetto è quello del coaching. Il coaching, svolto e strutturato come in Italia, non ha fatto altro che accelerare il processo verso la fase di declino: i maestri/gestori delle scuole, attirati da facili guadagni, hanno divulgato il loro sapere per avere un misero profitto ma distruggendo il mercato indondandolo di nuovi grinders…
Poi tra gli allievi c’è anche chi supera il maestro, anche se i maestri stessi dicono e pensano “Non mi potranno mai battere perché io sarò sempre una spanna avanti a loro e non gli spiegherò mai tutto”… Peccato che magari poi quelli svegli ci arrivino anche da soli a fare certi ragionamenti!
Credo, ma posso sbagliarmi, che il profit che avrebbero potuto perseguire giocando sarebbe stato maggiore e sicuramente più duraturo se confrontato con quanto guadagnato. Mi piacerebbe comunque avere una risposta su questo aspetto..
Nel frattempo poi nuovi e forti giovani giocatori sono arrivati anche senza maestri visto e considerato che il mercato del lavoro offre davvero poche opportunità (qui ci sarebbe da aprire un dibattito ma non è il luogo adatto) e si è ridotto sempre di più il numero di giocatori occasionali, così il mercato del poker ha iniziato il veloce declino.
Sicuramente prima o poi si sarebbe arrivati ugualmente a questo punto, ma sono certo che se non fossero sorte la miriade di scuole e maestri di poker che avevano e hanno tuttora come unico scopo quello del profitto, magari il mercato del poker non si sarebbe evoluto così velocemente (non me ne voglia il Maestro Zumbini che credo sia uno dei pochi che ha scritto un libro di strategia con l’unico scopo di divulgare il poker in Italia).
Chiudo facendo una riflessione sul poker di oggi. Il poker nella formula cash-game del 2017 è sotto gli occhi di tutti, online non parte più una partita sopra il NL200 a meno che non si sieda un giocatore occasionale e live, dove prima si giocava la 10-20 regolarmente tutte le sere, ora si gioca 1-2 o 2-5.
Per quanto riguarda invece il poker in forma MTT, l’evoluzione dei montepremi garantiti delle varie poker room online parla da sè: poker room che prima facevano 100k garantiti la domenica, oggi non arrivano a 10k…
Solo una formula ha tenuto il passo e credo anche che abbia perfino aumentato i numeri: il torneo live, ovvero dove il coaching incide davvero poco vista l’elevata varianza che è impossibile (o quasi) da battere e dove tutti, ma davvero tutti, hanno una possibilità di vincere. E forse è davvero meglio così per tutti…
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