Ci abbiamo messo un po’ a contattarlo, ma crediamo ne sia valsa la pena.

Il jet leg post Bahamas, che ancora causa qualche problema di sonno a Marco, ha contribuito ad acuire le difficoltà, ma ora ci siamo.

Lui si chiama Marco Pozzolini, in arte ‘conilmionome’, e quello che riesce a far meglio, almeno in questa fase della sua vita, è stampare soldi giocando cash game: nel 2016 ha vissuto un’annata straordinaria, il cui grafico è veramente bellissimo, un’opera d’arte.

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IPC: Abbiamo letto il tuo thread su un noto forum, dunque ci ha incuriositi la tua voglia di andare in pensione: quanto manca all’obiettivo?

Marco Pozzolini: Spererei il meno possibile, visto che clicco ormai da sette anni. All’inizio sono partito come ‘regularino’ part time, poi a tempo pieno da 2013, anno un cui ho fatto per la prima volta SNE. Sono un po’ stanco, vorrei fare anche altro nella vita, perché questo lavoro ti prende al 100%. Se nel 2017 riuscissi a fare lo stesso profit dello scorso anno e magari pure nel 2018, beh, potrei già considerarmi in pensione. Col giochino però non si sa mai, ci sta che finisca con 1/4 di quanto vinto nel 2016 e mi toccherebbe continuare per altri cinque anni.

IPC: Un po’ come ha fatto Nicola ‘quattroganci’ Valentini, col cambio del vip system di PokerStars hai dato vita a un’annata straordinaria: il focus è stato il vero segreto per fare così tanto profit?

M.P.: Vero, il focus ha fatto la differenza. Quando esisteva il SNE, come tanti, mi prefiggevo l’obiettivo di ottenere lo status a tutti i costi, senza quello avrei considerato un fallimento l’intera annata. Con questa corsa frenetica finivo per giocare tante ore sotto stress, tablare troppo e studiare poco. A fine anno mi accontentavo di fare break even, quello che veniva in più era come un regalo.

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IPC: A livello di routine cos’è cambiato?

M.P.: Ho capito l’importanza del focus così, data la rakeback bassa, avrei dovuto puntare ai tavoli più alti. Cioè giocare quanto più possibile il NL1000. Ho iniziato anche a multiroommare e giocare heads up, cose che non facevo prima. Facevo solo 6-max su PokerStars. Mi son ritrovato spesso a grindare solo 3/4 tavoli, ho anche monotablato ma in tavoli terribilmente +EV.

IPC: Che rapporti hai con gli altri grinder?

M.P.: Nota dolente, spesso ho avuto battibecchi con molti altri regular ai tavoli, diverse volte hanno provato a darmi del reg tard o robe del genere. Sinceramente ho sempre risposto molto passivamente alle critiche, dando più peso ai fatti che alle parole. Per me possono credere quello che vogliono, poi tanto i conti si fanno a fine anno. Con ‘quattroganci’ e ‘jacomonte’ comunque ho un buon rapporto, ma cerco di tenere un buon rapporto umano anche con altri avversari, come quando li incontro ai live. Per quanto concerne lo studio e il confronto invece sono un lupo solitario, ho sempre fatto tutto da solo in questi anni. Diciamo che sono molto geloso del mio gioco, ecco (ride).

IPC: C’è qualcosa che fai durante la giornata per allentare lo stress del grinding?

M.P.: Proprio per questo vorrei smettere. L’anno scorso, per concentrarmi al 100% sul poker, ho praticamente eliminato tutti gli hobby e le perdite di tempo quotidiane. Ho anche una fidanzata con la quale convivo da anni, il mio tempo libero lo passo con lei. Ho diverse passioni, come il beach volley, lo sci e lo sport in generale. Non vedo l’ora di chiudere il cerchio col poker per passare le mie giornate rincorrendo solo queste passioni e il piacere. Per ora purtroppo però non c’è tempo.

IPC: Una volta appese le carte al chiodo, hai idea anche di investire i soldi in qualche attività?

M.P.: Non smetterei per finire poi a lavorare tutto il giorno dietro una start up o progetti stressanti simili. Vorrei mettermi da parte una cifra tale per avere una certa sicurezza economica. Studierei giusto un po’ di finanza e trading per investire al meglio i miei soldi. Infine, sì, l’idea sarebbe quella di dedicare la maggior parte del tempo a famiglia, amicizie e passioni. Chiuderei magari i miei studi in filosofia (sono laureato) con un dottorato e punterei a insegnare, part time, alle superiori o all’università. Lo farei chiaramente più per passione che per denaro.

IPC: C’è qualcosa che ti fa incazzare del poker attuale?

M.P.: Di sicuro l’impunità legale che permette a bot, multiaccounter e colluder di fare un po’ quello che gli pare. Per quanto riguarda il cash, i bot sono ormai la piaga più grande, presto saranno talmente forti che sarà impossibile batterli. Negli MTT, invece, ne sto infatti alla larga, truffatori vari fanno i padroni. Ci vorrebbero leggi vere e ferree, come in Inghilterra, dove si finisce nel penale e si va in carcere. Qua come al solito, invece, è il paese dell’impunità, se fai cose illegali quello che al massimo possono farti è chiuderti l’account restituendoti i soldi, quindi praticamente non ti fanno niente. Basta trovare il giorno dopo un nuovo prestanome ed è fatta. Questo è chiaramente uno schifo. Almeno sul dot com, pur non finendo nel penale, quando ti bloccano l’account, ti bloccano anche i soldi.

IPC: Che idea ti sei fatto sulla possibilità della liquidità condivisa?

M.P.: Se ne parla da anni, finché non la vedo non ci credo. Tanti non vedono l’ora che arrivi, pensando di stampare chissà quali cifre. La realtà è che molti andrebbero rotti alla velocità della luce. Come la Francia, dovremmo affrontare praticamente tutto il field del dot com: tra rake insensata e questo approccio, infatti, il poker francese è in declino. Se venissero aperte le porte a tutti gli stranieri non avremmo che altri regular forti, pronti a distruggere ulteriormente il nostro field di fish/semireg non preparati. In più sul dot com è praticamente impossibile giocare contro un occasionale, a meno che tu non abbia un pc della NASA con gli script di ultima generazione per sittarsi in posizione contro il fish. Per non parlare dell’invasione di bot. Alla fine il nostro traffico è basso, ok, ma almeno è nostro e bene o male stabile. Abbiamo voglia di dare in pasto tutti i nostri giocatori ai fortissimi regular stranieri? In quanti regular, specialmente di MTT, si sono trasferiti all’estero per giocare dot com e son tornati a casa con la coda tra le gambe?

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