“Il futuro è sempre più MTT oriented”
Detta così potrebbe sembrare anche una bella notizia per gli amanti del poker in formato torneo, ma attenzione, perché dietro questa affermazione si nascondono diverse insidie per chi sogna in grande.
Dopo la chiacchierata con Christian Favale pubblicata qualche giorno fa, a seguito della quale tanti lettori si chiedevano come mai fosse sparito dalla scena online, siamo ritornati sulla questione con lo stesso ‘IwasK.Mutu’, per far luce su alcuni aspetti che interessano a 360° la community nazionale e non solo.
“L’action online ha un cap sul .it ed un traffico ormai che stenta, – spiega Christian – i top non possono andare oltre i 300k l’anno. Sul .com, oltre ad essere più duro il livello, il top del top penso che abbia circa 1 milione di expected al netto di infinito lavoro e studio. Ma stiamo parlando veramente dell’elite. In ogni caso è un mercato in contrazione che a breve morirà a causa dell’arrivo dei bot e che probabilmente causerà anche la morte del poker live, dove tutti i reg si riverseranno.”
Scenari apocalittici dunque per chi come lui, dopo aver scalato i microlimiti, si è trovato a fare i conti con avversari sempre più agguerriti e una liquidità che stenta a ritornare ai fasti di qualche anno fa:
“Insomma il poker diventerà più MTT oriented, ma è un gioco a cui non voglio giocare: pessimo life style e varianza ancora superiore. Per quanto si possa avere un’ottima capacità di abbracciarne le fluttuazioni, vedere pessimi giocatori che vincono davvero tanto con continuità, magari idolatrati come dei, è motivo di stress ulteriore se nel frattempo fai fatica. Non sto dicendo che altrove la fortuna non conti, è un fattore fondamentale in qualsiasi attività ed è meglio nascere fortunati che bravi, però se posso scegliere, preferisco dedicarmi ad un’attività a varianza infinitamente inferiore.”
A questo punto viene spontaneo chiedersi che senso abbia faticare così tanto per raggiungere la vetta se poi, a conti fatti, sia comunque impossibile acquisire quella libertà a cui ogni poker player ambisce quando decide di cominciare un percorso così impegnativo:
“Sulla questione libertà, col passare del tempo ho capito che il poker se lo vuoi approcciare con dedizione puntando ad essere il top, non te ne lascia. E te lo dice uno che ha fatto un viaggio intorno al mondo per dimostrare il contrario. Può essere un buon complemento, una discreta fonte di sostentamento, ma oggi voler provare sempre a migliorarsi significa dover passare tante ore di fronte ad un solver, tante ore aspettando il fish, dover grindare con macchine potenti, due schermi. E questo è vero anche live perché quando hai l’informazione che alle 6 del mattino arriva il fish più bello dell’Arizona al Bellagio tu devi essere lì, anche se vieni da 12 ore di sessione e sono le 2 del mattino. Sostanzialmente oggi i reg dipendono dagli orari degli amatori.”
Ecco spiegato quindi il motivo per cui Christian, dopo aver averne viste di tutti i colori sia sui tavoli online che nelle partite live in giro per il mondo, ha preferito investire tempo ed energie in progetti che col poker giocato hanno sempre meno a che fare:
“Il poker ha l’enorme difetto che dipende totalmente da te. Crescendo ho imparato a rivalutare il mio tempo e sto provando a creare una situazione in cui il mio lavoro non dipenda da me.”
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