Quando il soprannome di “Poker Brat” era ancora di là da venire, Hellmuth aveva il volto di un ragazzo insicuro con qualche problema di autostima. È paradossale se si pensa al magnetismo di quel campione straripante che sarebbe scaturito di lì a qualche anno. Phill ha calcato con incedere vittorioso, come nessun altro, i più prestigiosi palcoscenici pokeristici del panorama mondiale, diventando in trent’anni d’attività l’icona dei record. Un genio eclettico e carismatico che ha raggiunto l’olimpo del poker e può oggi fregiarsi del titolo di leggenda vivente.

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L’adolescenza difficile e il riscatto del campione

Phill nasce 53 anni fa a Madison, capitale del Wisconsin, e trascorre un’infanzia travagliata, riscontrando persino delle difficoltà nella costruzione dei rapporti sociali. Problematicità che saranno dissolte dall’ascendente del poker, un habitat in cui il futuro campione scoprirà il suo genio e un’incrollabile fiducia in sé stesso.

Terminato il percorso alla Madison West High School passa all’Università del Wisconsin-Madison dove trascorre tre anni. Gli studi però vengono interrotti, il trasporto per le carte è troppo forte e nella sua vita s’affaccia la prorompente prospettiva di giocatore professionista.

22enne, nel 1987, conquista il primo piazzamento a premio in un torneo dal vivo e passa l’anno successivo alternando successi a buone prestazioni. È però il 1989 a marcare l’acuto di un crescendo fuori dal comune: Hellmuth diventa il più giovane giocatore a vincere il Main Event delle World Series of Poker, torneo che incorona il campione del mondo del poker sportivo. Un successo da $755.000 arricchito dalla gioia d’aver sconfitto in heads-up il due volte campione del Main Event WSOP Johnny Chan.

Da quel momento il poker non sarà più lo stesso: in carriera “Poker Brat” stabilirà tantissimi record a partire da quello di giocatore con il maggior numero di piazzamenti a premio (108) e tavoli finali (52) alle WSOP. E questi non sono il suo grande primato, quello per cui è divenuto il mito delle World Series nonché una delle icone più rappresentative del tavolo verde.

L’epopea WSOP degli anni 90′

A tre anni di distanza dal primo trionfo WSOP giunge il secondo. Questa volta conquista il braccialetto dorato dell’evento $5.000 Limit Hold’em, vittoria che porta nelle tasche dello statunitense $168.000. Due braccialetti, il sogno di qualunque giocatore, non abbastanza per Hellmuth.

L’anno dopo, nel 1993, Phill diventa il secondo giocatore nella storia delle WSOP a vincere tre titoli in una singola edizione. Irripetibili affermazioni collezionate in tre giorni consecutivi: alla bacheca s’aggiungono i trofei del $1.500 No Limit Hold’em (premio $161.400), $2.500 No Limit Hold’em ($173.000) e $5.000 Limit Hold’em ($138.000).

Nel 1997 è la volta del sesto titolo WSOP, il $3.000 Pot Limit Hold’em ($204.000). Risultato che sancisce una vera e propria supremazia. Hellmuth è il giocatore con più vittorie alle World Series degli anni 90′, cinque nella decade.

phil_hellmuth_wsop2013_d3.jpgHellmuth alle WSOP del 2013

L’11esimo braccialetto, l’inizio dell’era Hellmuth

Quello che abbiamo raccontato fin qui già basterebbe, un’abbagliate carriera di un grandissimo campione. “Poker Brat” non è però uno dei pochi, è qualcosa di più. Dal 2001 al 2007 altri cinque successi WSOP perfezionano il suo curriculum. 11 braccialetti, nessuno è riuscito a fare altrettanto, neppure il decano del poker moderno Doyle Brunson.

Un ciclo inaugurato con il primo posto da $316.550 nel $2.000 No Limit Hold’em. Seguito da altri due braccialetti nell’edizione 2003 delle World Series: gli eventi sono il $2.500 Limit Hold’em, dov’è stato ricompensato con $171.400, e il $3.000 No Limit Hold’em che gli vale altri $410.860.

Insieme ai traguardi tagliati ci sono tante occasioni mancate. Situazioni che lasciano l’amaro in bocca ma che costituiscono importanti conferme. Nel 2011 trova il secondo posto in tre appuntamenti WSOP, nel $50.000 The Poker Players Championship 8-Game, nel $10.000 Seven Card Stud Hi/Lo Championship e nel $10.000 No Limit Deuce To Seven Draw World Championship. Un filotto milionario, dal valore complessivo di oltre 1,5 milioni di dollari.

14 titoli WSOP, la leggenda non finisce mai di stupire

Con una progressione del genere la vittoria è solo questione di tempo. E immancabilmente arriva, anzi ne arrivano due. L’anno è il 2012 e i nuovi braccialetti dell’interminabile collezione derivano dal $2.500 Seven Card Razz WSOP e dal €10.450 Main Event No Limit Hold’em. Da solo quest’ultimo torneo frutta al campione americano oltre un milione di euro. Ma c’è dell’altro. Si tratta di un trofeo che lo rende il primo giocatore a vincere almeno un braccialetto nelle ultime quattro decadi e a conquistare sia un Main Event WSOP che WSOPE, mentre la vittoria nel Seven Card Razz è il primo trionfo WSOP in un appuntamento non Hold’em.

Come sempre i record ne preannunciano altri. Hellmuth nel 2012 realizza la sua miglior prestazione in carriera in termini di profitto e paradossalmente non è il frutto di una delle tante vittorie. Si tratta del quarto posto da 2,6 milioni di dollari del torneo “Big One for One Drop” da $1.000.000 di quota di iscrizione. Sempre i piazzamenti del 2012 ne fanno il primo giocatore ad aver vinto più di un braccialetto in tre edizioni WSOP (1993, 2003 e 2012). Di più. Chiude al secondo posto la lotta per il titolo di Player of the Year WSOP per la terza volta (2006, 2011 e 2012). L’ennesimo primato.

Più che una carriera è una corsa verso l’assoluto che per quanto incredibile possa apparire non sembra destinata al compimento. Il 2015 porta infatti il 14esimo e ultimo, per il momento, braccialetto: il torneo è il $10.000 Razz Championship e la moneta è di $271.105. Finora nessuno è riuscito a fare altrettanto e con tutta probabilità dovremo attendere ancora a lungo.

Un campione fuori dagli schemi, un’esuberanza che ha fatto scuola

Per quanto assurdo possa apparire, considerate le sue qualità tecniche, la fama di Hellmuth agli occhi del pubblico generalista deriva dalla partecipazione al programma televisivo, tramesso dall’NBC, Poker After Dark.

hellmuth-tiltato.jpgQuesta non gli è proprio andata giù

Il suo carattere da “Poker Brat”, che letteralmente significa “ragazzaccio del poker”, diviene noto per le reazioni a favore di telecamera alle bad beat (mani in cui chi parte largamente favorito finisce per essere sconfitto dalla minima percentuale di vittoria che ha l’avversario) subite. Un’attitudine emersa persino in qualche tavolo televisivo delle WSOP. Celebre il litigio con Cristian Dragomir alle World Series del 2008.

Tutto questo si lega all’animo di un campione vanesio che ha fatto dell’esuberanza un marchio di fabbrica. Fa ormai parte dell’aneddotica di Las Vegas il suo ingresso alle WSOP 2009 vestito da Giulio Cesare, attorniato da provocanti ragazze in abiti succinti e seguito da una pletora di comparse vestite a tema.

Nell’edizione 2008 aveva invece pensato bene di travestirsi da generale George Smith Patton, mentre al WPT di Venezia 2013 ha preferito una più sobria maschera veneziana.

Ma al di là della forma c’è una sostanza che resta e rimarrà per sempre nella storia del poker: l’ineguagliabile leggenda di Phill Hellmuth, perché, che lo si ami o lo si odi, “Poker Brat” si nasce non si diventa.