Dario Sammartino spiega l’hero call su Hallaert: “Il suo range non così forte rispetto al mio”

Dario Sammartino è stato uno dei grandi protagonisti del Main Event 2017. Non solo perché è riuscito a qualificarsi al Day 6 e a tenere vive le speranze di centrare il final table, ma anche perché ha effettuato delle giocate di altissimo livello. Giocate che hanno impressionato tutti, Phil Hellmuth compreso.

Ormai Sammartino è un professionista di fama mondiale e le sue abilità sono fuori discussione. È chiaro a tutti che i quasi 7 milioni di dollari incassati in carriera nei tornei dal vivo non siano frutto di semplice run ma di una capacità di dominare gli avversari fuori dal normale. Anche se non ce n’era bisogno, Dario ha dimostrato ulteriormente di cosa è capace proprio nel corso del Day 5.

Dario Sammartino e l’hero call su Kenny Hallaert

Questa mano ha fatto il giro del web, perché herocallare con A-high al Day 5 del Main Event WSOP non è da tutti. Lo spot inizia con l’apertura di Dario a 45.000 e la 3-bet di Hallaert a 160.000. Dario chiama e sul flop **cj* **p7* **q3* decide di check-callare per 125.000.

Sul turn viene girato un **c9* e c’è nuovamente il check-call, questa volta per 265.000 chips.

Al river ci sono più di un milione di chips in mezzo. Il board si completa con un **c4* e Dario fa check per la terza volta.

Kenny Hallaert

Hallaert ci pensa a lungo, poi effettua una big bet di 675.000.

A questo punto è Sammartino ad andare in the tank. Dopo oltre 5 minuti di intenso ragionamento, Dario decide di giocarsi gran parte dello stack chiamando.

Il suo è un hero call a tutti gli effetti, perché allo showdown mostra  **ca* **pk* per un semplice Ace-high. Un punto debole, ma sufficiente a vincere il monster pot: Hallaert era completamente in bianco.

Con questa giocata sensazionale, MadGenius è salito sopra i 3 milioni di chips.

L’analisi di Dario

Durante una pausa dal torneo, Dario ha parlato ai microfoni di Pokernews.com della mano in questione.

Ovviamente chiamare qualcuno con Ace-high non è standard“, ha dichiarato. “Quando mi ha 3-bettato preflop, sentivo che non aveva una mano forte. Ho chiamato preflop per intrappolarlo, ma anche perché non mi va di giocarmi 80 big blind preflop contro un buon giocatore”.

Sammartino ha ammesso di ritenere Hallaert un avversario ostico e molto competitivo: “Ritengo che Kenny sia un buon giocatore, per questo motivo l’opzione migliore in quello spot era chiamare preflop”.

Dario Sammartino nel corso di un high roller a Manila (courtesy Triton Poker/Danny Maxwell)

Al river, Dario ha deciso di chiamare una big bet da 675.000, rischiando oltre metà del suo stack rimanente. Una scelta coraggiosa ma anche molto ragionata.

“Considerando la texture del board e il modo in cui ha giocato, c’erano solo due mani con cui puntava per valore: J-J (top set) e due cuori (colore). A questo punto credevo che avesse **ck* **cq*, J-J oppure un bluff totale. Non penso che giochi A-A, K-K o Q-Q in questo modo”.

Nei 5 minuti che si è preso per effettuare la decisione, Dario ha ragionato intensamente su questa combinazione di mani e sui rispettivi range.

Ho scelto di chiamare perché nella maggior parte dei casi ho la mano migliore. Il suo range contro il mio range non è molto forte in questo spot”.

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“WSOP 2017? Ho giocato al meglio, ma ho anche commesso errori”

Come ci aveva confessato, Dario Sammartino non è pienamente soddisfatto delle sue World Series Of Poker, nonostante 7 ITM e quasi 2 milioni di dollari incassati.

“In alcuni tornei ho giocato al meglio, ma ho anche commesso alcuni errori. A volte sono molto concentrato, e gioco bene. Ma cerco sempre di migliorarmi, ed  quello che farò anche nei prossimi giorni”.

Ciò che ha colpito molto gli osservatori americani è la grande aggressività di Dario al tavolo.

“Rallentare un po’? A volte lo faccio”, ha dichiarato. “Ma dipende. A me non importa che il tavolo sia difficile o semplice. Gioco sempre con avversari fortissimi. Questo tavolo (quello con Hallaert, ndr) non è semplice, ma non è nemmeno difficile. Se posso giocare a modo mio, allora mi sento bene e farò bene. Voglio sempre dare il massimo e vincere”.

La chiave del suo successo è l’aggressività, ma non sempre: variare il proprio gioco è imprescindibile per vincere a certi livelli.

Cambio spesso il mio stile. Lo cambio in base al tavolo, lo stack, gli avversari. Tanti fattori mi aiutano a decidere come giocare. Non ho una strategia base, e questo è un bene. Cambio continuamente e gioco differentemente. Spero che questo renda la vita difficile ai miei avversari”.

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