Phil Ivey va broke contro Larry Flynt ma un poker pro californiano lo salva…

Celebrato il funerale (simbolico) di Jerome Graham, il giovane Phil si trasferisce sulla West Coast, attratto dagli home games di Larry Flynt, il ricchissimo magnate della rivista porno Hustler, rivale del padrino di Playboy Hugh Hefner.

Larry Flynt: rilanciò la sua rivista in crisi prendendo spunto da Playboy, inserendo immagini soft porn, vincendo cruente battaglie legali negli anni ’70

Larry Flynt: tra gambling e sesso

Sappiamo bene che sia il gioco che il porno sono due business che non conoscono crisi e in casa Flynt le donne ed i soldi non mancano. La situazione ideale per il giovane Phil che si trasferisce proprio a Beverly Hills dopo aversi costruito un discreto roll ad Atlantic City. Nel frattempo Flynt inaugura anche il casinò Hustler.

Fine anni ’90, inizio 2000 l’editore è sempre  sulla cresta dell’onda nonostante l’arrivo di internet. Nel 2003, per la rivista Arena, l’istrionico e provocatore Flynt è da considerarsi tra le 50 persone più influenti della pornografia.

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Phil e il magnate del porno sono due uomini molto simili e con passioni comuni. Entrambi hanno falsificato documenti per raggiungere obiettivi personali (l’editore californiano addirittura è riuscito ad entrare nella Marina statunitense in questo modo).

Flynt al tavolo da gioco però non è uno sprovveduto nello Stud, ha iniziato a giocare proprio durante gli anni nella Marina ed è un duro in tutti i sensi. E’ molto esperto ma soprattutto fa valere il suo roll al tavolo da gioco e questo per Phil è un grosso problema.

Hustler Casino: inizia il Big Game

Come detto, Flynt apre l’Hustler Casinò a Gardena, in California, e persegue subito una politica molto aggressiva nei giochi cash. Se nelle altre sale da gioco i limiti nello Stato erano $100/$200 (ed abbiamo visto che in New Jersey ad Atlantic City solo alcune partite arrivavano a $400-$800), il padre della rivista pornografica si spinge ben oltre, con partite che vanno fino a $4.000/$8.000.

Non sempre però i clienti del casinò gradiscono ballarsi queste cifre in pubblico e preferiscono le partite private, spesso Home Games nella villa di Los Angeles, ma non è facile far partire la partita con quelle cifre in ballo nel Seven Card Stud, guarda caso il gioco che Phil Ivey ha praticato nei suoi primi anni di carriera ad Atlantic City.

Ivey: “sono andato broke in poche ore”

Nel periodo di “No Home Jerome” era riuscito a costruirsi un bankroll di circa $170.000. E’ lo stesso Phil che racconta l’esperienza: “Presi un volo per Los Angeles in quanto volevo sedermi a questi tavoli privati di cash game. Nel giro di poche ore andai broke, completamente broke“.

Non è finita: “Ripartii da zero e ricostruii tutto, così mi presentai nuovamente a casa di Flynt con un bankroll di 200.000 dollari”.

Le cose però non vanno lo stesso: “Persi quasi tutto, nuovamente, ritrovandomi con solo quattro o cinquemila dollari. A quel punto decisi di non mollare e con grande pazienza ribaltai la situazione, chiudendo la giornata in profitto”.

“Il giorno dopo – prosegue Ivey – tornai e vinsi 150.000 dollari, stessa cosa il giorno seguente e i successivi. È stata la svolta della mia vita perchè mi assicurai un vero bankroll per poter giocare e da quel momento non mi sono mai più guardato indietro“.

Il particolare che cela Ivey è che non si è rialzato da solo. A finanziare la sua rinascita è stato un noto giocatore di poker che in quegli anni comandava l’action in California. Alla prossima!

fine seconda parte – continua

Leggi la prima parte della storia dell’inizio carriera di Phil Ivey – La leggenda No Jerome Home

 

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