A-A vs A-10 per 151 milioni di chips: Doug Polk analizza il monster pot al final table del Main Event WSOP

“È stata una delle poche volte in cui mi sono davvero divertito guardando il No-Limit Hold’em”.

Così ha esordito Joey Ingram nella diretta streaming con Doug Polk al termine della prima giornata del final table del Main Event WSOP, che ha visto 7 giocatori restare in corsa per il braccialetto. I due professionisti statunitensi hanno infatti deciso di fare un regalo a tutti gli appassionati di poker analizzando le mani più interessanti tra i finalisti.

Come sempre in questi casi, si è trattato di un vero e proprio free coaching da parte di Doug Polk. Senza nulla togliere a Ingram, che si autodefinisce un esperto di PLO ma un giocatore nella media di No-Limit Hold’em, ascoltare l’analisi tecnica di uno dei più forti e vincenti giocatori al mondo come “WCG|Rider” è oro puro per tutti coloro che vogliono migliorare il proprio gioco, indifferentemente dal livello di partenza.

Delle mani che Doug ha analizzato, la più interessante è certamente il monster pot da 151 milioni di chips che si è venuto a creare in seguito a un tremendo cooler tra i chipleader del tavolo Scott Brumstein e John Hesp. Prima, però, Polk e Ingram hanno dato un giudizio sulla prima mano del final table, che ha subito mostrato a tutti l’eccentricità del player amatoriale John Hesp.

John Hesp e un big bluff alla prima mano del final table

Preflop

“Questa mano non è molto importante dal punto di vista tecnico, ma ha rappresentato una dichiarazione forte di John Hesp: sono qui per giocare”, ha detto Polk.

Dopo il fold generale, Hesp apre a 1.600.000 (mini-raise) dal cutoff con K-9o. Dallo small blind, Saout 3-betta con A-Jo a 4.6 milioni. Hesp chiama.

“Non mi dispiace la 3-bet perché può vincere subito e se viene chiamato ha grande equity”, ha spiegato Polk. “Ma ciò che non mi piace è che quando ti pushano devi foldare per forza. Questa circostanza mi fa pensare che con A-J sia meglio chiamare e vedere il flop“.

Ingram ha fatto notare che “non ci aspettiamo che Hesp pushi molto spesso, però, quindi in quel caso possiamo foldare facilmente”. Una giusta osservazione, su cui Polk è d’accordo, ma resta poco convinto della mossa di Saout, anche solo per un motivo legato alla tipologia di avversario che si trova a fronteggiare.

“Questa non è neanche una 3-bet 3x, questa è una size che Hesp chiama sempre. Hesp è un giocatore amatoriale, ma anomalo: gli piace essere aggressivo, giocare nei piatti. La 3-bet in questo caso la preferirei contro un giocatore amatoriale passivo”.

Per quanto riguarda il giocatore shortstack sul big blind, Doug non ha dubbi: “Con uno stack di 8 milioni deve pushare con 10-10 e tutte le mani superiori, perché Saout 3-betta più largo contro Hesp”.

Flop: **p0* **f8* **c2* (pot: 9.6 milioni)

Saout punta 3.2 milioni, Hesp rilancia a 6.4 milioni. Saout folda.

“Saout punta 3.2 milioni ed è qua che le cose si scaldano”, prosegue Doug. “Hesp decide di mini-raisare e di tutte le mani che poteva avere in questo spot, ha scelto la peggiore per farlo. C’è però da dire che rischia 6.4 milioni per vincere 14 milioni, le odds sono ottime”.

John Hesp

Su questa giocata, i due pro hanno poco da dire. Il loro pensiero è riassunto da Ingram: “Penso che a volte nel poker clicchi un bottone a caso e quella mossa si rivela giusta“.

Partendo da questo spot, però, Doug Polk ha fatto un’interessante riflessione sull’approccio al tavolo. Dal suo punto di vista, se un giocatore non è molto preparato tecnicamente ed è consapevole di fare giocate ben lontane dalla strategia ottimale, dovrebbe sempre essere aggressivo.

Ecco perché:

“Se giochi un torneo e decidi di deviare dalla strategia più sensata, assicurati di farlo in maniera aggressiva. Perché aggredendo il tavolo, potresti anche ritrovarti come si è ritrovato John Hesp a un certo punto: chipleader al final table del Main Event WSOP con più di 100 milioni di chips. Se invece fai giocate -EV ma giochi tight o passivo, ti neghi la possibilità di salire così prepotentemente”.

“Pensiamo a Vanessa Selbst (giocatrice di cui non ha grande stima, ndr): spesso gioca in maniera alternativa, ma è sempre aggressiva. E questo funziona, a volte”.

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L’analisi del monster pot da 151 milioni di chips: A-A vs A-10

Questa mano è folle, semplicemente folle“, esclama Ingram per presentare la mano che identificherà per sempre l’edizione del Main Event WSOP 2017.

Blumstein (stack: 74 milioni) apre a 2.2 milioni da UTG con **qa* **pa*, foldano tutti fino a Hesp (stack: 100.000 milioni) sul big blind, che decide di chiamare con **ca* **c0*.

Flop: **fa* **q7* **c5* (pot: 6.2 milioni)

Hesp fa check, Blumstein fa check

Mi piace il check back di Blumstein“, dichiara Polk. “Una mossa che funziona spesso per un motivo ben preciso: con top set di Assi blockeri così tante mani di valore nel range del tuo avversario che devi dargli la possibilità di bluffare o migliorare il punto per spingerlo a chiamare sulle altre streets”.

“Queste circostanze rendono il check una scelta di valore, molto più di una bet che nega l’equity all’avversario. Voglio dire, non c’è nemmeno un progetto di colore qua e non ci sono grandi straight draws con cui Hesp chiama dal big blind. L’unico svantaggio del checkare dietro è che Hesp è anche in grado di check/raisare, ma tutto sommato preferisco il check”.

Turn: **p0* (pot: 6.2 milioni)

Blumstein punta 3 milioni, Hesp rilancia a 7 milioni. Blumstein rilancia a 17 milioni, Hesp lo mette ai resti per 55 milioni. C’è il call.

Questo è un cooler brutale, una sfortuna enorme. C’è poco da dire: i due big stack del tavolo coinvolti in un top set vs top two pair”, dice Ingram. “La mia domanda (rivolto a Doug) è: qua Hesp doveva per forza perderle tutte?

Ecco l’interessante analisi di Doug Polk:

“Partiamo dal presupposto che in questo spot Hesp può fare qualsiasi cosa. Puntare va bene, check/callare va bene, check/raisare va bene. Diciamo che la linea migliore per estrarre valore è puntare e provare a costruire un piatto importante. Ma non avrei nessun problema con un check/raise qui. Anche perché sarebbe un rilancio bilanciato tra semi-bluff e valore: da un lato abbiamo mani di valore (come quella che effettivamente ha) e dall’altro mani come Q-J, K-J, KQ”.

Doug si mette nei panni di Blumstein

Ingram: “Però abbiamo visto spesso Hesp fare mosse del genere anche in bianco. Tu 4-betti sempre qui oppure chiami e gli dai la possibilità di bluffare al river?

La risposta di Polk:

“Prima di tutto penso che il check/raise di Hesp sia troppo piccolo. Avrebbe dovuto fare 9 o 10 milioni. Prendere una decisione non è assolutamente facile per Blumstein. Hai il top set con gli Assi, quindi le possibilità che il tuo avversario abbia un Asso o addirittura una doppia coppia con un Asso sono molto basse. Ma al tempo stesso se il tuo avversario ha un set non puoi permettergli di tenersi dei soldi: devi fare in modo di arrivare al river pushando per ottenere il massimo valore“.

Scott Blumstein

“Quindi, su un board come questo, con così pochi draw, penso che mi limiterei al call. Hesp ha dimostrato di puntare sulle streets successive con una frequenza così alta (quante volte ha rilanciato e poi puntato?) che mi aspetterei sempre una bet al river”.

“Alla fine preferirei chiamare e dargli la possibilità di puntare al river con qualche tipo di coppia. Preferirei essere sicuro di estrarre valore da questi punti deboli piuttosto di costringerlo al fold. Poi magari può anche andarti bene: potresti anche vincergli tutto al river limitandoti al call sul turn”.

“Blumstein ha giocato per giorni interi contro Hesp, quindi sa meglio di noi come estrarre valore. Analizzandola da fuori, qua preferisco il call al raise“.

Cosa dovrebbe fare Hesp di fronte alla 3-bet?

Successivamente, Doug si mette nei panni di Hesp, che ha check/raisato e si è visto 3-bettare.

“Penso che ora Hesp dovrebbe semplicemente limitarsi al call. Quando Blumstein 3-betta sul turn sta praticamente dicendo di avere A-10+: A-10, 10-10, A-A trappati, forse un 7-7 o 5-5 (anche se non mi aspetto che checki al flop con un set)”.

Non vedo alcuna ragione per 4-bettare qua. C’è da dire che anche se avesse chiamato, poi avrebbe probabilmente chiamato il push di Blumstein al river e avrebbe perso tutto in ogni caso. Ma è importante il modo in cui brokiamo, non puoi dire: “Era un cooler, a chi importa come sono andato rotto?”. Cambia molto il modo in cui il cooler si sviluppa”.

River: **d3*, i giocatori sono in all-in per un pot da 151.550.000 chips.

 

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Showdown:

Scott Blumstein mostra **qa* **pa*
John Hesp mostra **ca* **c0*

Per concludere l’analisi di questo monster pot, Polk svela cosa avrebbe fatto al posto di Hesp dal turn in poi.

“Se check/raiso sul turn e subisco la 3-bet, chiamo. Al river penso che folderei alcune delle peggiori doppie coppie, chiamerei con A-10 e con tutti i set. Giocherei sul mio range e non sul mio avversario. Avrei seri dubbi su cosa fare con 7-5, che non blockera nessuna delle principali mani di value del mio avversario”.

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