Max Silver: “Quando persi tutto ($100.000) contro un oppo con 100% di 3-bet e 50% di 5-bet”

Max Silver è un professionista di cui si parla poco, nonostante goda della stima dei più stimati dai professionisti al mondo. Il player inglese ha infatti dimostrato negli anni di saper giocare un poker di altissimo livello, e soprattutto di essere un ottimo giocatore a tutto campo: che sia il cash game o gli MTT, l’Hold’em o il PLO, Silver è sempre competitivo.

Lo ha dimostrato quest’estate alle WSOP, quando ha vinto il suo primo braccialetto in un evento di Limit Hold’em da $3.000. La sua non è stata una semplice vittoria, ma un dominio totale nelle ultime due giornate, che gli ha permesso di portare a casa un premio di $172.645.

Nonostante gli ottimi risultati ottenuti (3.7 milioni di dollari incassati nei tornei dal vivo) e la stima di tutta la community high stakes, non si conosce molto sul conto di Max Silver. Intervistato da UpSwingPoker, il professionista inglese ha dimostrato di avere una conoscenza molto approfondita del gioco e alcuni interessanti punti di vista sulla varianza e sul bankroll management.

Max Silver alla PCA delle Bahamas

Max Silver: “Niente ha tanta varianza come i tornei, neanche il PLO”

“Se è vero che la varianza nel PLO è impressionante, penso che la varianza dei tornei sia su un livello ancora più alto“, ha spiegato. “Specialmente se parliamo di tornei live, dove non puoi fare un grande volume. Ho avuto downswing di 60-70 buy-in nel PLO, ma nei tornei puoi avere downswing che durano mesi o addirittura anni“.

Ciò che rende così varianzosi i tornei è la struttura verticale dei payout: “Negli MTT la maggior parte dei soldi sono concentrati nelle prime tre posizioni. Perdere un coinflip a 12 left può fare la differenza tra un anno chiuso in perdita e uno chiuso con un enorme profitto. La varianza è così alta nei tornei che consiglio sempre di vendere quote”.

Il bankroll management secondo Max Silver

Se la varianza è così alta nei tornei, qual è il giusto bankroll management? Come tutti i pro americani e inglesi, non è molto cauto in questo senso, ma sottolinea ancora una volta l’importanza di vendere quote.

Tra i 50 e i 100 buy-in va bene. L’importante è swappare o vendere action e mantenere le spese di viaggio il più basse possibili. Essere disposti a scendere di livello è fondamentale”.

Max ha scoperto tutto ciò vivendo in prima persona downswing pazzeschi che lo hanno spinto a vendere sempre le quote dei suoi tornei. Non solo prima che l’evento inizi, ma anche a torneo in corso.

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“Una cosa che ho iniziato a fare negli ultimi 12 mesi è stata vendere action quando ero deep in un torneo. D’altronde, se non sei rollato per un buy-in da $40.000 al Day 1, non lo sei nemmeno al Day 3. Durante il Main Event WSOP dello scorso anno, a un certo punto il mio stack aveva un valore di $650.000 al Day 6. Scelsi di non vendere action, e ora credo che sia stata un decisione assolutamente spericolata”.

La sessione da incubo di Max Silver: quando perse tutto ($100.000) nel PLO

Se è vero che i tornei hanno tanta varianza, anche il PLO cash game non scherza. Lo sa bene Max Silver, che ricorda ancora oggi la sessione più perdente della sua carriera.

“Tutte le mie sessioni più grandi sono state perdenti. Ricordo che una volta ho giocato online al $100-$200 in heads-up PLO contro un giocatore che aveva il 100% di 3-bet e il 50% di 5-bet. In poco tempo persi $100.000, ovvero tutto ciò che avevo in cassa. Nonostante fossi devastato, il giorno dopo ero di nuovo online a grindare il $5/$10″.

“Avevo giocato meno di 1000 mani nel Limit Hold’em prima di vincere il braccialetto”

A proposito di swing, Silver non ha vissuto solo downswing. Senza avere grande esperienza e preparazione nel Limit Hold’em è riuscito comunque a vincere il braccialetto in questa specialità:

Prima del torneo non avevo più di 1.000 mani giocate nel Limit Hold’em in tutta la mia vita. Il mio amico Nick Abou Risk è un esperto e standogli vicino per tanti anni devo aver imparato qualcosa per osmosi. Il fondamentale più importante nel Limit Hold’em? Non foldare. Più il torneo andava avanti e più sentivo di potercela fare con il mio intuito e la giusta run”.

50% studio, 50% gioco

Infine, il professionista inglese ha spiegato che dal suo punto di vista è davvero fondamentale dedicare metà del proprio tempo allo studio e solo l’altra metà al gioco.

“Ho sempre detto dell’importanza dello studio, che deve occupare almeno il 50% del tempo dedicato al poker. Personalmente sono sempre stato uno che preferisce studiare più di quanto gioca, semplicemente perché credo fortemente che la qualità sia più importante della quantità”.

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