Scott Blumstein vendeva action, ma nessuno era interessato. Le quote “regalate” ad amici e parenti

Quello del poker è un ambiente fatto di equilibri delicati, coincidenze al limite dell’incredibile e destini che si incrociano continuamente, tanto al tavolo quanto nella vita lontana dal gioco vero e proprio. Quando si parla dei campioni del Main Event WSOP, poi, tutti questi fattori sono ancora più accentuati, perché per sconfiggere un field composto da migliaia di giocatori è necessaria una run fuori da ogni logica. E quando c’è di mezzo una godrun, solitamente c’è sempre una storia pazzesca dietro al volto sorridente del vincitore.

È questo il caso del neo campione del mondo Scott Blumstein. Oggi il 25enne del New Jersey si gode un successo da 8.15 milioni di dollari, ma come ha dichiarato nell’intervista immediatamente successiva al successo, sa esattamente quanto vale e da dove è partito.

“Fino a due settimane fa ero semplicemente un ragazzo del New Jersey che giocava i tornei low stakes“, ha detto.

E proprio per questo motivo, non essendo un professionista affermato, è venuta fuori una circostanza decisamente curiosa: Blumstein aveva provato a vendere quote del suo buy-in via Twitter, senza ricevere alcuna offerta.

Scott Blumstein vende quote su Twitter, ma nessuno lo considera

Il tweet risale al 21 giugno 2017, una ventina di giorni prima del Main Event WSOP. All’epoca non ricevette alcun like, retweet o risposta: fu uno dei tanti anonimi messaggi postati sui social network. Al contrario, negli ultimi giorni il tweet è stato preso d’assalto da appassionati di poker e professionisti che ora si mangiano le mani per l’occasione perduta.

Vendo quote del Main Event WSOP. Se qualcuno è interessato, si faccia avanti“, scriveva uno sconosciuto Scott Blumstein circa un mese prima del successo da 8.15 milioni di dollari.

Selling to the wsop main event. If anyone wants a piece of the winner slide right on in. #primmedmind #simchanger #teamelite

— Scott Blumstein (@SBlum2711) 21 giugno 2017

Anche Fedor Holz coinvolto

Scott aveva anche provato a entrare nelle grazie di Fedor Holz inserendo il tag del suo sito di mental coaching Primed Mind. All’epoca il professionista tedesco non si accorse di questo messaggio, mentre oggi può godere involontariamente di una importante pubblicità gratuita. D’altronde, Fedor sa bene cosa significhi godrunnare…

Anche solo acquistando un 5% ($500) contattandolo via Twitter, un potenziale acquirente si sarebbe assicurato un premio di oltre $400.000. E invece nessuno si è fatto avanti, confermando la run nella run di Blumstein: in questo modo non ha dovuto spartire la sua vincita con nessuno. A parte amici e parenti: a loro, infatti, ha sostanzialmente regalato quote, dimostrando quell’umiltà che già si percepiva dalle sue dichiarazioni post-vittoria.

Scott Blumstein e le quote “regalate” ad amici e famigliari

A raccontare l’incredibile storia delle quote regalate è stato Peter Gerolamo, uno degli storici amici di Scott Blumstein.

L’uomo ha spiegato a ESPN che lui e altri tre amici di lunga data di Blumstein – Aldo Boscia, John Scuteri e Nick Muldrow – avevano detto a Scott che gli avrebbero comprato $60 del buy-in da $10.000. Ovviamente senza mark-up e senza nemmeno lo scambio di denaro: la vendita era avvenuta sulla parola, visto che Scott era a Las Vegas e loro nel New Jersey. Senza dove sborsare effettivamente un solo centesimo, quindi, i quattro si sono ritrovati arricchiti di $40.750.

Scott Blumstein esulta per la vittoria del Main Event con amici e parenti (courtesy 888Poker)

Il 93enne che aveva comprato il 2%

Oltre a loro, Scott aveva anche ceduto alcune quote ad amici e conoscenti del padre, spesso con la stessa formula della vendita “sulla parola”, senza effettivo scambio di denaro.

Mio padre ha venduto lo 0.5% del mio buy-in al proprietario di una panetteria“, ha raccontato sorridendo lo stesso Blumstein. “Un amico di mio nonno, che ha 93 anni ed è un grande appassionato di poker, aveva il 2%“.

Sembrano cifre irrisorie, ma non è proprio così: gli amici che hanno pagato $60 e il panettiere che aveva lo 0.5% si sono assicurati circa $40.000 a testa, mentre il 93enne che aveva il 2% ha vinto più di $160.000 senza muovere un dito.

“Sappiamo che è esausto, ma lo siamo anche noi”, ha dichiarato l’amico Aldo Boscia (il New Jersey è uno degli stati con più italo-americani del Nord America) dopo il final table. “Io ho un normalissimo lavoro dalle 9 alle 17. Ho debiti studenteschi. Finalmente ora posso pagare un po’ di rate del mutuo“.

Blumstein non ha voluto specificare la percentuale del buy-in venduta, ma si dovrebbe trattare di circa il 10%. Come hanno raccontato i suoi amici, in realtà molti di loro non hanno neanche dovuto acquistare la quota, nel senso che non c’è mai stato lo scambio di denaro: quando Blumstein ha raggiunto il final table ha detto loro di volare direttamente a Las Vegas per fare il tifo in cambio di una percentuale sulla vincita. Molto semplicemente, hanno incassato $40.000 per supportarlo nei tre giorni di tavolo finale.

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Asher Conniff, l’unico pro ad aver comprato le quote di Blumstein

Di tutte le quote vendute o regalate da Blumstein, solo una è andata a un professionista. Si tratta di Asher Conniff, poker player 26enne già vincitore del World Poker Tour Championship del 2015 per $937.683. Lui è stato l’unico a puntare sul futuro campione del mondo, acquistando il 3% del suo buy-in. Oggi Conniff si ritrova più ricco di $244.500.

Il colpaccio di Asher Conniff

“Niente male”, ha dichiarato a ESPN. “Specialmente perché non ho dovuto fare niente per incassare questa cifra“.

Vincita a parte, Conniff ha voluto complimentarsi con Blumstein per la performance al tavolo finale: “Nessuno è preparato per la pressione che deriva da un final table del genere. Con alcune delle mosse che ha fatto, ha dimostrato a tutti di avere le palle quadrate e la stoffa del campione“.

Blumstein: “Senza coloro che mi hanno aiutato non ce l’avrei fatta”

Dal suo canto, Blumstein ha dichiarato che la vittoria è arrivata anche grazie al supporto di chi aveva comprato le sue quote:

“La verità è che molti di loro mi hanno aiutato nelle fasi finali, quando avevo bisogno di supporto o anche semplicemente di uno passaggio in automobile al Rio. Posso dire con certezza che senza il loro aiuto non avrei vinto“.

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