10-2 non si folda mai: tutte le volte in cui Doyle Bruson ha forzato il gioco con la sua mano preferita

Da un punto di vista prettamente razionale, 10-2 è una mano priva di valore. Chi si metterebbe mai a giocare e a puntare con forza con una trash hand come questa?

Eppure, chi conosce la storia del poker sa bene che 10-2 non è una mano qualsiasi. Questa particolare combinazione è infatti considerata universalmente la Doyle Brunson Hand, la mano di Doyle Brunson.

Per capirne il motivo bisogna tornare indietro di quarant’anni: nel 1976 Doyle vinse il Main Event delle WSOP sconfiggendo Jesse Alto in heads-up; nella mano finale aveva un inaspettato 10-2. Incredibilmente, nell’edizione successiva del Main Event (1977), vinse nuovamente Texas Dolly, nuovamente con 10-2 nella mano finale (questa volta contro Gary Berland).

Va ricordato che all’epoca il Main Event era il corrispettivo di un Super High Roller dei giorni nostri, visto che i field erano di poco superiori alle 20 unità. In realtà era un torneo ancora più folle di un high roller, perché la struttura era Winner Take All: solo il vincitore tornava a casa con un profitto.

Doyle Brunson poco prima di vincere il Main Event 1976 con 10-2

Grazie a 10-2, Doyle vinse $220.000 nel 1976 e $340.000 nel 1977. Cifre che al giorno d’oggi equivalgono a milioni di dollari.

Proprio per questo motivo, Brunson ha sempre trattato con quel rispetto tipicamente old school la sua mano preferita. Al punto di non riuscire proprio a foldarla: anche in situazioni dove c’era il rischio concreto di perdere tanti soldi, Doyle ha sempre forzato il gioco per provare a vincere il pot con 10-2. Ogni volta che ci è riuscito, ha poi girato la sua mano con un sorriso sulle labbra.

Su YouTube qualcuno si è preso la briga di raccogliere tutte le volte in cui Doyle ha spinto con 10-2 di fronte alle telecamere. Ne viene fuori un documento che riporta il poker a una dimensione più antica, quella meno razionale e più legata all’idea di gioco inteso come divertimento e puro gambling.

Doyle Brunson e 10-2: un legame indissolubile

La prima mano si riferisce al Main Event di qualche anno fa. Un giocatore limpa dal bottone con 10-8s, Doyle spilla 10-2 e opta per il rilancio a 2.000 dal big blind. Il suo avversario decide di foldare e Doyle mostra orgoglioso la sua mano, dichiarando: “Dovevo farlo“.

Cambiando completamente scenario, Doyle decise di limpare con **q0* **q2* nel corso di una puntata del Poker After Dark. Dopo il limp generale e il check del big blind, Doyle si ritrovò con il colore floppato su **q5* **q9* **qk*. Ivey puntò 1.000 con **fk* **p4* ma di fronte al rilancio a 3.000 di Brunson decise di foldare. Ancora una volta, ovviamente, Doyle mostrò il suo 10-2.

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Quando fu punito da Tom Dwan

Doyle non è sempre riuscito a vincere con 10-2. In diverse occasioni si ritrovò a perdere una percentuale non indifferente del suo stack nel tentativo di forzare la mano (letteralmente).

Nel corso di un altro episodio di Poker After Dark, Brunson aprì il gioco dal bottone con 10-2 e ricevette il call di Tom Dwan dal big blind con Q-K. Sul flop 8-J-K “durrrr” fece check, Doyle puntò 3.500 e “durrrr” rilanciò a 8.300. Brunson non poté fare altro che foldare e mostrare, suscitando le risate del tavolo.

Il bluff di Melanier Weisner

Il fatto che Doyle non foldi mai 10-2 è ormai risaputo. Per questo motivo, alcuni giocatori hanno cercato di impressionarlo nel corso degli anni provando a bluffarlo con la sua mano. Tra questi c’è anche Melanie Weisner: la professionista statunitense tentò un bluff che si trasformò in una value bet al river, quando chiuse una scala superiore a quella del suo avversario. Doyle decise di chiamare la big bet e quando si vide girare la sua mano, non poté fare altro che sorridere e ammettere: “Sono stato colpito dal mio stesso proiettile!

Ecco il video che raccoglie tutte le occasioni in cui Doyle Brunson ha forzato il gioco con 10-2. L’ultima mano è invece quella di Melanie Weisner.

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