Stefano Molinari – professione attore, speaker e… “bounty killer” alle Microseries!

Stefano Molinari, qui impegnato al lavoro in Radio. Con lui, sullo sfondo, Enrico Silvestrin

Le Microseries di PokerStars.it sono andate in archivio con la vittoria di MarcoMate nel Main Event, ma le ragioni del successo di questa kermesse esulano dal valore monetario. Dal grinder navigato all’imprenditrice prestata al poker, i tornei delle Microseries portano alla ribalta personaggi spesso nuovi o degni di nota. Uno di questi è senza dubbio Stefano Molinari.

Con il nickname “stevalmg“, domenica scorsa si è aggiudicato l’event#47, un Progressive KO da 5€ che gli ha fruttato, fra premi e taglie, oltre 1.685€! Oltretutto. Molinari ha avuto la meglio in heads up contro Paolo “ciuffi123” Ciuffi, professionista e coach di Pokermagia, ad impreziosire un’impresa che era già notevole per il solo fatto di essersi lasciato alle spalle 3403 avversari…

Ma Stefano Molinari è un personaggio – e soprattutto una voce – che molti di voi conosceranno di già. Ce lo spiega anche lui in questa simpatica intervista.

Diversi appassionati ti conoscono per la tua esperienza in radio poker insieme a Claudio Mariani, ma a quelli che non sanno chi sei come ti presentiamo?
Stefano Molinari, di professione attore e conduttore radiofonico su Radio Radio e appassionato di poker!

Che spazio occupa il poker nella tua vita oggi? E in passato?
Qualche tempo fa molto, moltissimo, adesso invece molto molto poco. Negli anni d’oro del poker, poco prima dell’avvento del cash online e subito dopo, ero veramente vicino a quello che si può definire un grinder. Facevo soprattutto heads up da 50-100 euro e cash game.

Tutto iniziato intorno al 2010, quando una piattaforma che operava su People’s aveva deciso di fare un programma dedicato all’hold’em su Radio Radio. Io mi appassionai come un pazzo, praticamente lessi tutti i libri che erano in circolazione nel mondo. Fortunatamente parlo e leggo bene l’inglese, quindi ho letto proprio di tutto! Vinsi un torneo che dava diritto ad un bankroll e anche un ticket per un appuntamento PPT a Budva.

Quindi iniziai a giocare soprattutto heads up e per un certo periodo li giocavo quasi tutto il giorno. I tornei invece non mi piacevano molto, perchè non ce la facevo proprio a pensare di stare ore davanti a un computer. Con il tempo il giochino si è sgonfiato, e anche il mio impegno con il poker è diventato veramente molto limitato.

Ma le Microseries le giochi spesso oppure è stata una sessione nata totalmente a caso?
L’evento delle micro Series che ho vinto è stato l’unico che ho giocato. Anzi no, per la verità ho fatto anche il main event ma non sono durato molto. Ecco perché me l’ero scordato!

Aver giocato è stato abbastanza casuale: ero in ferie mi sono detto “vabbè dai, puoi pure fare le 5:00 del mattino se ti dice bene, tanto domani non vai a lavorare!” In effetti ci siamo andati vicino, alle 5:00 del mattino…
Dopo il deal a quattro, ho cominciato ad aggredire e dopo poco avevo una tale chip lead che praticamente non c’è stato heads up.

Stefano Molinari, qui a sinistra in una fiction andata in onda sulla Rai

A proposito, sapevi di aver battuto in heads up un fior di professionista come Paolo Ciuffi?
No, non lo sapevo e non può che farmi piacere, il fatto di aver avuto la meglio contro un professionista. L’heads up rimane la mia specialità preferita, quindi si vede che non mi sono dimenticato proprio tutto…
Nel corso del torneo comunque ho avuto belle carte, grandi botte di culo e anche grandi scoppi: insomma, tutto quello che c’è da vedere nel poker!

Live ti cimenti ogni tanto? Il fatto di essere attore dovrebbe darti un piccolo vantaggio, o no?
Live non gioco praticamente mai, mi cimento prettamente online. Quindi no, il fatto di essere attore non mi è minimamente di aiuto.

La formula con le taglie aggiunge parecchia adrenalina. Tu ti ci trovi meglio o per te è indifferente?
La formula KO mi piace moltissimo, è davvero stimolante. Infatti ho raccolto moltissime taglie. Se “ti dice bene” puoi sfruttare la voglia degli altri di raccogliere le taglie anche con carte mediocri. In generale la gente è più disposta a correre rischi, quindi se sai giocare e ti gira un minimo bene diventa molto profittevole, a mio avviso.

Infine una domanda “da addetto ai lavori” nel mondo della comunicazione. Secondo te cosa è mancato al poker per sfondare presso il grande pubblico?
Beh all’epoca del grande boom il poker era davvero una moda, tanto è vero che anche una radio generalista come RadioRadio, nella quale continuo a lavorare tutt’oggi, aveva deciso di dedicare una trasmissione a questo gioco. C’erano poi i canali tematici sia in televisione come il compianto PokerItalia24 del mio amico Maurizio Caressa, o il caso radiofonico di Radio Poker dei miei amici Claudio Mariani e Angelo Cotroneo.

E poi pensa a quanto il poker è entrato nel linguaggio comune: se dici “vado allin” grosso modo ti capiscono tutti, anche la gente che non mastica poker. Purtroppo non si è riusciti a battere la convinzione che il poker sia un gioco d’azzardo e questo ha pesato nel giudizio morale di massa sul gioco.

C’è poi un un discorso tecnico sul fatto che il mercato italiano sia troppo piccolo, che la liquidità sia limitata e vada ad esaurirsi, soprattutto nella componente dei giocatori ricreativi che sono alla base del gioco e tra i quali ormai mi riconosco anch’io. In questo senso la liquidità condivisa non potrà che far bene.

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