Scommesse US Open: uomo viene arrestato a Flushing Meadow. Il courtsinding in Italia non è illegale

Vi abbiamo già spiegato nel dettaglio come funziona il courtsiding, pratica vietata dai bookmakers ma non illegale nei paesi dove il betting è consentito e regolamentato. Il fenomeno non è tollerato ma in certi paesi non è considerata una pratica illecita.

Questa tecnica permette ad alcuni scommettitori di poter sfruttare il segnale del punteggio nel tennis in anticipo per poter beffare gli allibratori. Si tratta, da un certo punto di vista di un’abilità anche questa….

Il courtsiding non è illegale nei paesi dove le scommesse sono regolamentate

Oramai ci sono delle organizzazioni che lucrano in questo modo (basta un cellulare o un canale veloce per trasmettere il segnale ad un bettor) anche in Italia.

Ma non ci si improvvisa nel courtsinding ed in genere non è un’attività che viene posta in essere da pochi individui. In realtà si tratta di gruppi mondiali ben organizzati da anni, con investimenti strutturati e una rete di contatti impressionante.

Naturalmente dopo alcuni movimenti sospetti, i bookmakers corrono subito al riparo e bannano gli account. Per questo motivo i courtsiders virano sulle piattaforme di betting exchange (anche se ultimamente Betfair chiede commissioni altissime per i conti sospetti che registrano solo operazioni vincenti).

L’arresto a New York

A New York, pochi giorni fa, un uomo è stato arrestato per favoreggiamento delle scommesse. Perché? Era un courtsider che si apprestava ad assistere ad una partita degli US Open.

Ma era conosciuto da tutti, era già stato bannato 20 anni fa. Ha tentato di varcare i cancelli di Flushing Meadow quando un agente lo ha riconosciuto (su indicazione di un funzionario dell’APT).

L’uomo di origini estoni è stato arrestato dalla polizia di New York per “favoreggiamento”. Negli Stati Uniti è consentito bettare sugli eventi sportivi solo nei casinò del Nevada, online in New Jersey (ma va contro i divieti federali) e in alcuni ippodromi di tre stati. Fuori da questi luoghi, la parola scommesse è tabù.

A New York qualsiasi tipo di bets è vietata e quindi l’uomo rischia una bella denuncia, anche se non sarà facile provarlo in aula. Ma agli organizzatori di Flushing Meadow interessava, più che altro, trovare un pretesto per non dargli accesso al torneo.

Nel 2014, un uomo britannico era stato arrestato agli Australian Open per la medesima pratica. L’uomo trasmetteva il segnale ad un sindacato di scommettitori londinesi.

 

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Super team di agenti e l’ipocrisia del tennis

APT e WTA hanno costituito un team di agenti contro il courtsiding.  Ma in realtà c’è molta ipocrisia sul tema e disinformazione (forse creata ad hoc per gettare fumo negli occhi ai media generalisti).

Quella del courtsiding è diventata una questione di business importante perché gli organizzatori di tornei, attraverso partecipazioni in società controllate, vendono i diritti di trasmissione dei punteggi real time ai bookmakers in cambio di una montagna di soldi. Tutto legittimo sia ben chiaro, anzi questi flussi alla fine ripagano il mondo del tennis con i proventi derivanti da un business colossale come il betting.

Il vero problema è il match fixing dilagante in questo sport

Ed è giusto così, ma bisognerebbe combattere con la medesima energia il match fixing, il vero obiettivo per salvare l’integrità del tennis.

Ma sembra che quest’ultima sfida non interessi a nessuno, semmai c’è chi pensa che è meglio non parlare dei continui scandali per non oscurare l’appeal del tennis nei confronti degli scommettitori.

Courtisiders: è una questione di business

Per questa ragione di business i courtsiders (coloro che trasmettono i segnali dal campo di gioco) sono nella black list delle polizie di mezzo mondo, soprattutto durante i tornei dei Grande Slam. 

Il motivo è semplice: anticipano i segnali degli organizzatori ed espongono i bookmakers che hanno tutto il diritto di sentirsi risentiti, perché già pagano un servizio molto oneroso per ricevere i segnali in via ufficiale.

Ed i loro arresti suscitano sempre un clamore mediatico che forse è necessario per gettare un pò di fumo negli occhi a media.

La realtà dei fatti però è che invece di combattere il match fixing (cosa che non si sta facendo con attenzione), i controlli sono concentrati solo quasi esclusivamente su questo fenomeno.

In questo quadro è facile comprendere perché le scommesse sono diventate una fonte di guadagno fondamentale per tutte le organizzazioni che gestiscono questo sport.

Soluzioni per evitare il match fixing

Pensate che soluzioni per evitare il match fixing sono dietro l’angolo ed invece si mette a rischio la regolarità di molti incontri. Basterebbe vietare il betting live durante gli incontri per smascherare qualsiasi accordo: i tennisti disonesti (e/o) truffatori dovrebbero fare tutto pre-match ed avrebbero vita dura, visto che è molto più facile individuare flussi anomali prima che inizi una partita.

Alla fine, gli unici provvedimenti presi nel tennis sono contro i courtsiders (coloro che trasmettono il segnale dal vivo, stadio o campo da tennis), i quali senza dubbio danneggiano i bookmakers (non infrangendo però alcuna legge) ma non hanno alcuna incidenza sul punteggio finale, visto che sono solo dei semplici spettatori.

Quindi sarebbe bene rivedere le priorità nella lotta alle truffe in questo sport. Giusto tutelare gli interessi legittimi dei bookies ma soprattutto l’integrità di questo meraviglioso sport.

E’ bene dire che il courtsiding non infrange alcuna legge (nei paesi dove le scommesse son consentite), un tennista invece che si mette d’accordo per stabilire a tavolino in anticipo un risultato, dovrebbe andare in galera per truffa ed essere squalificato a vita. Ed invece, nonostante casi sempre più frequenti di volumi anomali in qualsiasi tipo di incontro (anche Grande Slam), per il momento nessuno è mai finito seriamente nel mirino della giustizia ordinaria e le inchieste all’interno del mondo del tennis si risolvono in una bolla di sapone.

Il courtsinding in Italia

In Italia, risulta da fonti esclusive di Assopoker, si sono registrati casi nei quali la polizia non ha potuto far nulla nei confronti del courtsiders (Internazionali d’Italia 2016), perché non è stata violata nessuna legge. Anzi, un buon avvocato potrebbe divertirsi: a rischiare possono essere gli agenti che impediscono l’accesso ad un legittimo possessore di un biglietto per assistere ad un torneo. Certo, la pratica non è tolleraata ma o cambiano la legge o… l’ “inganno” è salvo.

 

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