Jamie Gold: “La vittoria al Main Event WSOP? Fui fortunato. Su di me dette tante falsità”

Sono passati ormai più di dieci anni, ma il Main Event WSOP 2006 e quella clamorosa vittoria di Jamie Gold rimangono uno degli highlight più chiacchierati nella storia dei campionati mondiali di poker – vuoi per il record di montepremi, vuoi perché l’americano sembrò imbattibile.

Oggi l’ex campione del mondo gioca a poker saltuariamente, perché molto impegnato nel mondo degli affari, ma anche nella beneficenza. Intervistato da SoMuchPoker, Gold è tornato a parlare del suo recente – e spesso controverso – passato.

 

Jamie Gold

 

“Fui davvero molto fortunato”

Come probabilmente ricorderete, Jamie Gold prese le redini del Main Event WSOP 2016 nel Day 4 e non le mollo praticamente fino alla fine, portando a termine una delle cavalcate più trionfali nella storia delle World Series of Poker.

Fui molto, molto fortunato, è vero. Ma a quel tempo ero concentrato solo sul poker e lavorai duramente per giocare al meglio”, ricorda Gold. “Avevo un obiettivo e fui così fortunato da raggiungerlo nel mio primo tentativo nel Main Event”.

Ancora oggi, nonostante i tanti impegni, l’americano non disdegna di tornare sul luogo del delitto: “Ogni estate cerco di prendermi una pausa e di giocare qualche evento alle WSOP. Di solito disputo dai 5 ai 10 tornei ogni anno, a volte meno come negli ultimi due anni”.

“Le voci su di me? Tante falsità”

Dopo la vittoria nel Main Event, su Jamie Gold cominciarono a circolare parecchie voci non certo edificanti: ha bruciato tutto in poco tempo, è pieno di debiti, si fa spennare nelle partite cash più ricche d’America, ha dovuto vendere il braccialetto e così via.

“Capisco bene come la gente si fosse fatta un’idea sbagliata, perché ci fu tanta cattiva informazione ai tempi, cose che avrei potuto gestire meglio”, attacca il vincitore del Main Event WSOP più ricco di sempre.

Spesso fui male interpretato. Non mi pento di essermi concentrato su mio padre, dato che stava morendo di una malattia terribile (la sclerosi laterale amiotrofica, ndr), invece di concentrarmi su se stesso e su come persone non proprio onorevoli mi stavano trattando.

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Non è vero che presi soldi da qualcuno pur di giocare quel torneo. Ho sempre fatto tutto con la massima onorabilità, ma non mi presi il tempo necessario per apparire pubblicamente o fare interviste per difendermi da chi voleva avvantaggiarsi della situazione. Mio padre era la priorità”.

E la storia del braccialetto messo in vendita? “Ci fu un controllo fiscale e i miei asset vennero momentaneamente congelati. Il braccialetto fu venduto senza il mio consenso.

Brand new Jamie Gold

Oggi, Jamie Gold è un businessman. Non sempre le sue imprese vanno a buon fine (come la poker room di Palm Beach), ma il suo essere poliedrico gli permette di diversificare le attività in diversi settori: “Oggi mi sto concentrando su una nuova media company: produciamo film, animazioni, video game, giochi mobile, realtà virtuale e realtà aumentata”.

Ma l’americano è anche e soprattutto un filantropo: “Ho passato oltre dieci anni concentrandomi principalmente sulla filantropia, e sono orgoglioso di affermare di essere a metà dal raggiungere il mio obiettivo di aiutare a raccogliere e donare 1 miliardo di dollari: sono a circa 490 milioni.

Ho organizzato o lavorato attivamente su 289 eventi di beneficenza con celebrità. Il motivo per cui coinvolgo le celebrità mie amiche è per aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica. La loro audience è così ampia che aiuta tantissimo”.

Le nuove leve del poker

Sebbene non voglia sbilanciarsi troppo facendo nomi (“I migliori ambasciatori delle WSOP? Ce ne sono alcuni, pochi, che non lo sono proprio”), Jamie Gold riconosce ai giovani giocatori di poker una preparazione decisamente migliore.

Questi ragazzi sono ad un livello già molto più alto di quanto non fossi io quando ho cominciato. Magari non sempre sono divertenti, ma sono giocatori davvero forti”.

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